mercoledì 11 febbraio 2015

Prima di andar via - Teatro Elfo Puccini (Milano)

Ilaria Guidantoni, 07 Febbraio 2015

Un testo struggente, cucito addosso al personaggio protagonista, nonché autore, di alta commozione; regia pulita, asciutta, intensa e incisiva; attori ben calati nelle parti, masticano il testo che sembrano vivere in diretta, un corpo unico con il pubblico, sussurrato, raccolto in alcuni momenti, rabbioso in altri, dove i corpi nel loro intreccio, mutismo, dolore diventano maschere che sostituiscono la voce. Un lavoro di peso, coraggioso, con il pregio dell’umiltà.


Progetto Goldstein in collaborazione con
Teatro Argot Studio e Uffici Teatrali presenta
PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili
regia Francesco Frangipane
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini, Aurora Peres, Barbara Ronchi
musiche originali Roberto Angelini
scenografia Francesco Ghisu
luci Beppe Filipponio
costumi Biancamaria Gervasio
assistente alla regia Laura Fronzi
distribuzione OffRome

Dal 29 gennaio all’8 febbraio, per la rassegna Nuove Storie al Teatro Elfo Puccini (Sala Bausch), e per la prima volta a Milano, va in scena lo spettacolo rivelazione della scorsa stagione, Prima di andar via di Filippo Gili, per la regia di Francesco Frangipane, prima tappa di un intenso percorso drammaturgico e teatrale in cui si vogliono affrontare i grandi temi universali, come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio. Lo spettacolo è diventato un film diretto da Michele Placido, presentato nel Novembre 2014 alla trentaduesima edizione del TFF_Torino Film Festival.

"Prima di andar via", dove il partire ha il significato metaforico del morire, è un testo amaro, di una profondità rara, doloroso e struggente. Non è facile commuoversi a teatro e in questo caso sembrano farlo perfino gli attori che vivono le parole più che interpretarle. La regia ci restituisce un lavoro asciutto, profondo, senza orpelli, con una grande armonia pur trattando un argomento straziante e lacerante. Il dolore pare composto come in una tragedia greca. Sembra un ossimoro ma è il senso di un teatro che torna a meditare sui grandi temi della vita, anzi sulla vita stessa e sulle ragioni che a volte sono più forti e importanti dello stesso vivere, ché altrimenti, come dice il protagonista Francesco, sarebbe un adattamento.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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