30 Settembre| 26 Ottobre
Vanessa Gasbarri presenta
Antonio Conte, Giorgia Trasselli e Gabriella Silvestri ne
l'esilarante commedia di Gianni Clementi
LA SPALLATA
Premio Fondi La Pastora anno 2003
con Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Michela Marino
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio
Dopo la calorosissima accoglienza riservata dal pubblico lo scorso anno, in occasione del debutto al Teatro Roma ed il consenso entusiastico della critica, torna in scena al Teatro Manzoni "La Spallata", l'esilarante commedia di Gianni Clementi, diretta da Vanessa Gasbarri, con protagonisti Antonio Conte, Giorgia Trasselli e Gabriella Silvestri.
Ritmo incalzante per un testo ben scritto, un'immersione folgorante in un angolo della Roma popolare Anni Sessanta, in pieno boom economico e tante contraddizioni che si affacciano all'orizzonte. Un quadro di famiglia, che non scade nel bozzetto di genere, un umorismo graffiante, ben oltre il caratteristico. I colpi di scena non sono boutade da commedia degli equivoci ma un'analisi psicologica attenta ai caratteri umani. Ottima l’interpretazione degli attori, un buon assortimento e un’orchestra che si muove armonica. Senza ombra di volgarità, la saggezza di una famiglia di periferia, i guai, i profili opposti di due sorelle vedove e i figli dai sogni facili e un po’ naïf. Il finale amaro: la fine dei sogni nello stesso giorno nel quale il Presidente degli Stati Uniti viene ucciso a Dallas. E’ la fine di un’epoca, del sogno americano, del boom economico. I giovani cominciano il lungo cammino della rassegnazione.
Apre la stagione del Teatro Manzoni questa saporita commedia capace di coniugare con equilibrio ed originalità una graffiante ironia ed il calore delle atmosfere familiari più tradizionali e genuine ma senza sentimentalismi. Lo spettacolo porta la firma - garanzia di umorismo brillante, assolutamente non volgare e adatto a spettatori di ogni età - di Gianni Clementi, autore di innumerevoli commedie teatrali che hanno conquistato senza riserve sia il pubblico italiano che quello straniero (per citare alcune delle più amate “Grisu’, Giuseppe e Maria”, “Ben Hur”, “Sugo Finto” e “L’ebreo”) e la regia è curata con appassionata dedizione ed entusiasmo da Vanessa Gasbarri.
La scena si apre su un interno popolare, la casa di una famiglia della periferia di Roma. Un salto indietro alla fine degli Anni Cinquanta per poi scavalcarli e arrivare al debutto degli Anni Sessanta ma il riferimento è ancora al passato. All’inizio in questa famiglia matriarcale non si avverte il vento nuovo se non nel sogno dei ragazzi e nella musica che giunge attraverso la radio. Vivono insieme due cognate rimaste vedove d’un sol colpo, che reagiscono in modo antitetico, quasi a simboleggiare due epoche, due mondi che stanno confliggendo. Alla fine le loro parti si invertiranno. E’ la donna più giovane, la voce narrante, la coscienza dello spettacolo e di un mondo al tramonto, consapevole della vita che per una paralisi resta senza la parola, ma come lei stessa confessa, acuisce la sua capacità di ascoltare. Una sorta di Cassandra muta, impossibilitata a cambiare il destino perché l’amore a volte non basta. I figli, tre ragazzi e una ragazza, coltivano sogni ingenui, troppo grandi per loro, rivelandosi incapaci di rimboccarsi le maniche per davvero, chi il cinema, chi la politica e la rivoluzione, chi gli affari o la tecnologia. Si uniscono piccoli sogni e grandi speranze. C’è qualcosa di comico, commovente nella sua ingenuità e perfino grottesco nell’impresa di pompe funebri dei tre fratelli come nell’attesa della fatidica telefonata che apra alla ragazza le porte di Hollywood. E’ la spallata che si attende, ma che invece di una svolta rischia di essere un gesto maldestro. In un ritmo serrato che cavalca un testo davvero ben scritto, la storia precipita tra illusioni e catastrofi e fa da specchio alla vita della famiglia: il sogno americano annegato in modo tragico, l’ideale dell’Urss che si sbriciola prima di realizzarsi, il grande cinema con i suoi compromessi banali, il progresso – dalla televisione, al telefono, agli affari facili – mentre l’Italia comincia a franare: è il dramma del Vajont. Sembra cronaca dei nostri giorni ma è già tutto successo. Corre l’anno 1963, l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani. Ci sono elementi inattuali, una certa religiosità popolare, quasi superstiziosa che si affida al parroco come un guaritore di quartiere e il decoro sociale ma questo non rende datato il testo né il valore dell’opera, anzi suona come un monito, un invito a reagire per non ripetere gli errori del passato.
Sullo sfondo una scenografia e una scelta dei costumi molto puntuale, ricca e precisa che ci fa tuffare in quegli anni e perfino rimpiangerli per una certa genuinità che svapora in un attimo. E’ in quel pomeriggio drammatico, il giorno dell’uccisione di Kennedy, che muoiono i sogni. Non è più possibile tutto. Succede qui come là. E’ una notizia trasmessa via radio che cambia per sempre le espressioni e non solo sui volti di una famiglia, forse l’accettazione del compromesso. La rassegnazione è solo una calma apparente che fa rimpiangere le liti, i bisticci, i conflitti che ci dicono che stiamo lottando per qualcosa che vale la pena.
Si ride, molto e di gusto, nel primo atto; ci si commuove nel secondo, si esce sconsolati. Certamente efficace l’analisi del profilo psicologico femminile della protagonista che diventa la chiave di lettura per lo spettatore. Adeguata e calzante l’interpretazione con alcune prove di grande registro.
TEATRO MANZONI - via Monte Zebio 14/c (piazza Mazzini), 00195 Roma
Per informazioni e prenotazioni: telefono 06/3223634 - 06/3223538 - 06/3223604, fax 06/3203648, mail botteghino@teatromanzoni.info
Costo biglietti: Biglietto intero € 24, ridotto € 16 (bambini fino a 14 anni; over 65)
Orario spettacoli: dal martedì al venerdì ore 21.00 (terzo giovedì di rappresentazione ore 17.00; quarto martedì di programmazione ore 19.00), sabato ore 17.00 ed ore 21.00, domenica ore 17.30, lunedì riposo
Come raggiungere il teatro:
Auto Privata - Orario parcometri: 8,00-19,00 (escluso festivi)
Autobus - Linee ATAC vicino Piazza Mazzini: 18, 88, 224, 280, 495, 628, ecc.
Per calcolare i percorsi e gli orari dei mezzi pubblici consultare il sito: www.atac.roma.it
Metropolitana - Metro linea A: Stazione di Lepanto
Sito internet Teatro Manzoni: www.teatromanzoni.info
Ufficio Stampa Compagnia: Andrea Cova
Cellulare: 320/7040971
Mail: covapressoffice@gmail.com
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