Ilaria Guidantoni Domenica, 26 Ottobre 2014
Giovanni Segantini (1858-1899), uno dei più grandi pittori europei di fine Ottocento, è la metafora di una situazione esistenziale di confine tra le eredità e le tradizioni della grande pianura e quelle più segrete e meno conosciute della macro-regione alpina, in una mostra che raccoglie per la prima volta a Milano oltre 120 opere da importanti musei e collezioni europee e statunitensi.
Erede della Scapigliatura che volgeva al declino e di certo Simbolismo che con Segantini esploderà unendo le suggestioni del Divisionismo che sperimenterà come variante italiana del Pointillisme. La grande retrospettiva riscopre il percorso dell’artista a partire dagli esordi milanesi svelando il profondo legame con la città, vera e propria, patria dello spirito e fulcro della sua parabola artistica anche dopo l'avventuroso pellegrinaggio dai colli della Brianza alle montagne dell'Engadina, indiscusse protagoniste dell'opera pittorica di Segantini. Le sezioni seguono il percorso formativo ed evolutivo, la cronologia e insieme le aree tematiche, dal ritratto alla natura morta, fino agli animali, ai grandi paesaggi, quindi alle visioni spirituali, trasfigurazioni di soggetti tradizionali in una nuova chiave altamente simbolica così come i soggetti tratti dalla musica e dalla letteratura. In effetti l’esposizione è l’occasione per restituire anche la complessità dell’opera di Segantini troppo spesso conosciuta limitatamente ai grandi paesaggi e alla pittura di natura. Sublime in Segantini la pennellata, dinamica e inconfondibile che non riesce ad assoggettarsi ad alcuna etichetta e l’uso sublime e struggente della luce.
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