sabato 2 settembre 2017

A Tunisi con Jamila Baccar in Violence(S)

Violence(S) – Teatro 4 Art (Tunisi)

E’ in scena nel teatro 4ème Art di Tunisi da venerdì 13 gennaio a domenica 15 gennaio 2017 lo spettacolo di Jalila Baccar e Fadhel Jaïbi, Violnce(S) sul tema della violenza e violenze della Tunisia post rivoluzionaria. Un viaggio che analizza le violenze e i crimini, la bestia umana che si sprigiona, con freddezza e perfino una luce naturale nonché una pulizia formale incredibili. Grande interpretazione attoriale. Solo le due scene finali sembrano aggiunte, rompendo forse il rigore, per toccare le corde più sollecitate dell’attualità tunisina: l’omosessualità e il terrorismo. Una riflessione sulla società locale, sempre più disgregata, che diventa un messaggio universale.
Il lavoro è interpretato da Jalila Baccar, Fatma Ben Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika, Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha Hamrouni / Mouïn Moumni.
La musica originale è di Kaïs Rostom.

Atmosfera rarefatta: scena nera con alcune panche e un tavolo e la musica originale dal vivo di Kaïs Rostom che regala alla scena quell’atmosfera tunisina fatta di poche note e rumori sussurrati mentre gli attori sono anch’essi vestiti prevalentemente in grigio, nero, al più un drappo bianco. Sul palcoscenico aleggia polvere di borotalco come a contrastare quell’aria carceraria chiusa e descritta come maleodorante. I primi minuti sono sospesi, con gesti ridotti al minimo quasi il lavoro di un mimo, calibrato, di una perfezione morale che paradossalmente emoziona. Poi la voce si anima fino all’urlo. L’ambiente è opprimente: il carcere dove le violenze sono da tutte le parti, reciproche tra carcerieri e carcerati. Violenze atroci spesso commesse quasi senza sapere perché. Con questa nuova produzione, debuttata nel 2015, Jaïbi prosegue la propria indagine attorno al travaglio passato e presente della politica e della società tunisine. Violence(s) è una riflessione su delitti, grandi e piccoli, reali e immaginari, commessi da gente “comune”, esseri eccezionali o psicopatici attraverso processi reali nel clima del post-rivoluzione – il 14 gennaio 2011 – recitato in tunisino (sopra titolato in francese) che però sembra riflettere la deriva della società contemporanea a livello internazionale. Non è un caso che due anni fa (il 4 e 5 settembre 2015) al Piccolo Teatro di Milano lo spettacolo abbia ottenuto un grande consenso. Il testo e la recitazione sono di grande intensità ed è visibile, non pesante, la mano del regista che coordina come un direttore d’orchestra l’armonia della scena. Gli ultimi due quadri, più strettamente connessi all’attualità mediatica, quali il dibattito sull’omosessualità e l’allarme terrorismo, rompono un po’ l’equilibrio estetico, anche nello stile più gridato dello spettacolo, altrimenti impeccabile. So che sul lavoro in due anni è Jalila Baccar è tornata a rimettere le mani e forse l’ultima parte è stata aggiunta, perché sembra una cucitura che limita il volo non troppo giornalistico dell’analisi fine e psicologica sulla realtà non riconoscibile della prima parte dello spettacolo. Interessante anche il teatro nel teatro nel gioco di specchi tra le finestre del teatro municipale rotte ma che lasciano la libertà e quelle del carcere che chiudono perfettamente e imprigionano e il teatro boicottato nella libertà d’espressione torna anche quando si parla di un atto terroristico da parte dei salafiti nel corso di uno spettacolo nel quale vengono attaccati.
Come in molta drammaturgia contemporanea il lavoro sul corpo e sulla voce è centrale pur nel minimalismo della scena e in certi momenti sembra quasi una performance, uno spettacolo di interpreti-marionette, senza mai diventare esasperata.
Il testo esprime la delusione per la rivolta che per molti aspetti, invece di portare speranza, ha creato depressione, sfiducia, lassismo e una crescente aggressività. Verso la fine del testo il carceriere chiede ai detenuti se conoscano Albert Camus ma essi ignorando evidentemente di chi si tratti, temono che possa essere una fonte di accusa e negano in modo manifesto. Allora la guardia dice che per il filosofo “l’uomo evita di lasciare uscire la bestia” che è in lui ma qualche volta questo controllo autorepressivo scorga violentemente come l’eruzione di un vulcano, si sottintende.
Figura di rilievo nel panorama teatrale contemporaneo arabo ed europeo, Fadhel Jaïbi è stato fatto conoscere in Italia dal Piccolo Teatro, che nel 2004, in occasione del “Festival del Mediterraneo”, ha presentato Junun (Demenze). Nel 2010, è tornato al Piccolo con Yahia Yaïch/Amnésia. Un laboratorio sull’attore, tenuto da lui a Milano, è stato l’avvio di una collaborazione con il Piccolo in materia di formazione, lavoro che ora prosegue con il Teatro Nazionale di Tunisi, di cui Jaïbi ha assunto la direzione. Il ritorno al Piccolo del regista è il naturale sviluppo dell’attenzione che il Piccolo ha sempre dedicato all’area Euromediterranea, in questo caso in dichiarato sostegno a un artista che si muove con senso critico in un contesto molto difficile.

Violence(S) di Jalila Baccar Fadhel Jaïbi
Interpreti: Jalila Baccar, Fatma Ben Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika, Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha Hamrouni / Mouïn Moumni.
Musica: Kaïs Rostom.
Teatro 4 Art
Avenue de Paris, Tunis
Venerdì 13 gennaio – Domenica 15 gennaio 2017: ore 19.30
Lingua: tunisino con sottotitolo in francese
Durata circa 1 h e 45 minuti
Biglietto intero 12,00 dinari; sconto studenti 8,00 dinari
(Cambio 1 euro: circa 2,41 dinari tunisini)

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