lunedì 19 ottobre 2015

Sabatum Quartet, dalla Calabria viaggio di sola andata

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 17 Ottobre 2015

Un gruppo che fonda le proprie radici nella tradizione calabrese e nella musica popolare, facendo della contaminazione il proprio mood e la propria vocazione.

Abbiamo incontrato Trieste Marrelli, cantante del gruppo Sabatum Quartet, premiato alla quinta edizione del Calabbria teatro festival per i dieci anni di carriera e la capacità di far dialogare il legame con le tradizioni e l'apertura a influenze diverse.

 Cominciamo dal nome del gruppo e dal tuo che è certamente insolito.
"Il mio nome è legato a un nonno che partecipò alla presa di Trento e Trieste per l'appunto. Ai tempi dell'Università le mie interrogazioni cominciavano tutte da qui. Il nome della band, invece, è legato al nome latino del fiume Savuto. Abbiamo ritenuto opportuno rendere omaggio con il nome alla provenienza di tutti i componenti della band che vivono appunto intorno a quest'aria del cosentino."

Com'è nato il gruppo e come si è sviluppata l'attività nel tempo?
"In origine eravamo in quattro quindi da ciò Quartet. Si è volutamente utilizzato un termine latino ed uno inglese, proprio per dare fin dall’inizio l’impronta di un qualcosa di diverso dal solito, l’unione tra antico e moderno, fra tradizionale e sperimentale. Il simbolo è invece una tarantola asimettricamente a sette zampe, come sette sono i componenti della band. La tarantola, rappresenta appunto, come nella leggenda del suo morso, il delirio che si avverte ascoltando il ritmo incalzante della tarantella."

Ed è ancora un richiamo al territorio.
"La line Up originale dei quattro fondatori ovvero: il sottoscritto, Roberto Bozzo, Antonio Ungaro e la flautista Rosa Mazzei, che ha avuto origine fin dal primo anno, nel lontano 2005. Dieci anni infatti non sono pochi. Abbiamo iniziato così per gioco, curiosi di vedere come sarebbe stato l'approccio del pubblico al nostro modo di raccontare la tradizione, attraverso un linguaggio musicale moderno."

Qual è la vocazione del progetto e come si è evoluta nell'arco della vostra storia?
"Proprio questa dialettica, quasi un ossimoro e certamente una sfida. Questo è stato infatti l'argomento trainante di tutto il progetto, in quanto tutti i componenti della band oltre ad avere il desiderio di esprimersi in dialetto, provenendo da ambienti artistico musicali differenti quali il rock, il reggae, il folk e, addirittura, la musica classica, volevano dare ognuno a suo modo un contributo importante alla causa."

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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