mercoledì 3 luglio 2013

Teatro della Cooperativa - Stagione 2013/2014 "La vita xè un bidòn" (Angelo Cecchelin)


Martedì, 02 Luglio 2013 Ilaria Guidantoni

Un’esperienza culturale e scenica, oltre che urbana, prima che un semplice teatro. La programmazione della stagione 2013/2014 rispecchia questa volontà di teatro ‘organico’, popolare, a contatto con la strada e la città e soprattutto le sue magagne. Il Teatro della Cooperativa è un’inserzione dinamica nel tessuto urbano che promuove soprattutto la drammaturgia contemporanea, con un’attenzione particolare al femminile, il coinvolgimento del pubblico con un’iniziativa ad hoc per il prossimo inverno e una specifica attenzione alle compagnie dei giovani. La prossima stagione, ricca e variegata anche in termini quantitativi, ha una dedica che ne definisce lo spirito e cita il titolo di un libro del direttore artistico, richiamandosi ad Angelo Cecchelin, ‘poeta organico’ triestino, una sorta di Petrolini, noto per aver avuto il record di condanne nel periodo fascista. L’atmosfera frizzante, sferzante ma non aggressiva, la si coglie già in sala in occasione della conferenza stampa: un circolo dove stampa, attori e registi si scambiano, in prima battuta, un’esperienza. Ci sono tutte le premesse per vedere, anzi vivere, una scena diversa.
 
La locandina della stagione 2013-2014 mostra due carabinieri nell’atto di arrestare un tizio, Angelo Cecchelin intellettuale – il termine suona pomposo e fuori luogo in questo caso – ‘poeta organico’, come lo ha definito il Direttore artistico, Renato Sarti, illustrando il programma. Si tratta di un monumento dell’umorismo triestino, di quella culla dello spirito mitteleuropeo dove la cultura yiddish ha trionfato intorno al witz, la barzelletta, la battuta o meglio lo spirito umoristico e graffiante nel guardare la vita. Un modo di porsi e, secondo Sarti, anche una condanna, un modo naturale di approdare al teatro. Cecchelin è stato sempre a contatto con la realtà della strada, delle bettole, dei monelli e degli ubriaconi, dando vita ad un teatro popolare dal riso amaro la cui scuola era l’osteria. Ebbe il record di condanne durante il fascismo e la sua vicenda giudiziaria non gli dette tregua neppure dopo la caduta del regime, stroncandogli di fatto la carriera. Morirà a Torino nel 1964 in un modo banale e strampalato com’era lui e come ha raccontato la moglie, attrice: era uscito, una mattina a comprare i giornali in ciabatte e pigiama e quando tornò a casa gli prese un infarto. Se ne andò in silenzio ma la memoria è rimasta viva, anche se Trieste non è stata in grado neppure di intitolargli un ponte pedonale ché per errore fu costruito troppo corto. La presentazione della stagione 2013-2014, inizia con un video tratto dal libro “La vita xè un bidòn” di Renato Sarti e Roberto Ruiz, dove si racconta dell’amico triestino con un giovane Paolo Rossi tra gli altri e Strehler. La prossima stagione è dedicata ai 50 anni dalla morte di questo personaggio misconosciuto e si apre con una mostra e un invito alla mobilità sicura dedicati ad Emiliano Boga, scomparso improvvisamente il 18 aprile scorso per un incidente stradale, amico, fotografo e collaboratore del teatro.

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