lunedì 8 luglio 2013

Racconti dal faro - Teatro de' Servi (Roma)


Domenica, 07 Luglio 2013 Ilaria Guidantoni

Frammenti, ricordi, pensieri, soprattutto emozioni. La vita di una donna raccontata attraverso gli incontri, letterari e reali; una passeggiata nel tempo dove immagini, suoni e parole si incontrano, si intrecciano in un rimando continuo come la vita. Un’interpretazione delicata dove la lettura è lo stile, sommesso e delicato. Uno spettacolo semplice, intimo, profondo ed essenziale come i sentimenti, con una vocazione in qualche modo antica. E’ però una composizione a suo modo originale che distilla la nostalgia come una dimensione quasi strutturale dell’animo femminile. Catherine Spaak si conferma una grande signora del teatro, che non ha bisogno di effetti speciali, neppure quasi di muoversi, tutta raccolta nella sua voce e amplificata da quella degli strumenti. Bravi i musicisti ed estremamente piacevole anche l’interpretazione vocale della cantante, soprattutto nel primo dei due brani. Tutti a piedi nudi, la semplicità e l’essenzialità sono d’obbligo.


RACCONTI DAL FARO
"Le cose della vita arrivano e se ne vanno perché quello che cambia è solo il nostro punto di vista”
voce Catherine Spaak
musica Stefano Graziani (chitarra), Massimo Zemolin (chitarra), Ivan Zuccarato (pianoforte e tastiere), Maria Dal Rovere (voce), Paolo Prizzon (batteria)
testi Catherine Spaak, Fabio Silei
arrangiamenti orchestrali Stefano Panizzo

Una donna, un faro, un diario. Una donna sola, inciampata in una diagnosi sbagliata e improvvisamente restituita alla vita. La decisione di ritirarsi in un faro, nella solitudine fiera di chi non è prigioniero della solitudine ma orientamento per gli altri e per chi attraversa, come in fondo ognuno di noi, il mare in tempesta. Il mare è come l’acqua un simbolo ambiguo, anzi meglio dovremmo dire duplice, fonte di vita, di avventura, di possibilità infinite; come anche minaccia, luogo di indeterminatezza, di potenza che sovrasta.
Un faro avvolto nella solitudine e nel silenzio, rotto soltanto dall’infrangersi delle onde. Luogo di introspezione, di ricerca, ma anche punto focale di un nuovo inizio che non conosce mai la parola fine.
Un diario abbandonato, con la copertina scura, rosicchiata dalla salsedine, con le pagine ingiallite dal tempo, dove i luoghi e i personaggi si trasformano da 'assenze' evanescenti in presenze, tanto reali da poter incarnare tutta la profondità e la complessità dell'esistenza umana.
La ‘donna del faro’ legge storie di altri, storie uniche, piccole e grandi emozioni che rappresentano lo spaccato più intimo in cui ognuno di noi trova una traccia di sé. Come diceva Proust, “ogni lettore, quando legge, è il lettore di se stesso”.

La recensione integrale su Saltinaria.it 

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