martedì 20 ottobre 2015

Chiara Smirne Finalista al premio Gambino

L'artista Chiara Smirne con l'opera In a different place (in allegato) è arrivata fra le trenta finaliste del Premio Gambino 2015.
Il Premio Gambino nasce nel 2000 per ricordare l'artista Giuseppe Gambino (1928 - 1997) di origini siciliane ma trasferitosi e vissuto a Venezia, protagonista delle sue innumerevoli tele.
Nato per volontà del gallerista veneziano Roberto Zamberlan e della stessa Famiglia Gambino (Fondazione Amici di Gambino), il premio è dall'anno scorso organizzato dall' Associazione Culturale C.A.T. di Venezia che ne ha rilanciato il nome collocandolo tra i più promettenti premi di pittura italiana.
Da questa edizione il premio, grazie anche alla collaborazione con lo studio di comunicazione e di sviluppo informatico ITExperience, ha aperto le iscrizioni ad artisti di tutto il mondo diventando a tutti gli effetti un premio internazionale.
La serata inaugurale e la premiazione si terranno sabato 24 ottobre presso il Chiostro Madonna dell'Orto a Venezia a partire dalle ore 17 e 30. La mostra seguirà aperta al pubblico anche domenica 25.

lunedì 19 ottobre 2015

Sabatum Quartet, dalla Calabria viaggio di sola andata

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 17 Ottobre 2015

Un gruppo che fonda le proprie radici nella tradizione calabrese e nella musica popolare, facendo della contaminazione il proprio mood e la propria vocazione.

Abbiamo incontrato Trieste Marrelli, cantante del gruppo Sabatum Quartet, premiato alla quinta edizione del Calabbria teatro festival per i dieci anni di carriera e la capacità di far dialogare il legame con le tradizioni e l'apertura a influenze diverse.

 Cominciamo dal nome del gruppo e dal tuo che è certamente insolito.
"Il mio nome è legato a un nonno che partecipò alla presa di Trento e Trieste per l'appunto. Ai tempi dell'Università le mie interrogazioni cominciavano tutte da qui. Il nome della band, invece, è legato al nome latino del fiume Savuto. Abbiamo ritenuto opportuno rendere omaggio con il nome alla provenienza di tutti i componenti della band che vivono appunto intorno a quest'aria del cosentino."

Com'è nato il gruppo e come si è sviluppata l'attività nel tempo?
"In origine eravamo in quattro quindi da ciò Quartet. Si è volutamente utilizzato un termine latino ed uno inglese, proprio per dare fin dall’inizio l’impronta di un qualcosa di diverso dal solito, l’unione tra antico e moderno, fra tradizionale e sperimentale. Il simbolo è invece una tarantola asimettricamente a sette zampe, come sette sono i componenti della band. La tarantola, rappresenta appunto, come nella leggenda del suo morso, il delirio che si avverte ascoltando il ritmo incalzante della tarantella."

Ed è ancora un richiamo al territorio.
"La line Up originale dei quattro fondatori ovvero: il sottoscritto, Roberto Bozzo, Antonio Ungaro e la flautista Rosa Mazzei, che ha avuto origine fin dal primo anno, nel lontano 2005. Dieci anni infatti non sono pochi. Abbiamo iniziato così per gioco, curiosi di vedere come sarebbe stato l'approccio del pubblico al nostro modo di raccontare la tradizione, attraverso un linguaggio musicale moderno."

Qual è la vocazione del progetto e come si è evoluta nell'arco della vostra storia?
"Proprio questa dialettica, quasi un ossimoro e certamente una sfida. Questo è stato infatti l'argomento trainante di tutto il progetto, in quanto tutti i componenti della band oltre ad avere il desiderio di esprimersi in dialetto, provenendo da ambienti artistico musicali differenti quali il rock, il reggae, il folk e, addirittura, la musica classica, volevano dare ognuno a suo modo un contributo importante alla causa."

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Al via il viaggio della quinta edizione del Calabbria teatro festival

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 15 Ottobre 2015

Parte il 14 ottobre la quinta edizione quest'anno dedicata al viaggio. All'ingresso del Protoconvento francescano di Castrovillari un'installazione con le scarpe, calzature di tutti i tipi ad indicare il cammino, l'essere in viaggio perenne dell'uomo. L'edizione 2015 è dedicata ad Anna Paternostro, cittadina venuta a mancare tragicamente, donna di cultura, vicina alle attività locali del teatro e dell'arte,impegnata nel sociale. D'ora in avanti sarà la madrina della manifestazione, ha sottolineato la direttrice organizzativa del festival, Angela Micieli, inaugurando la manifestazione.

L'apertura è stata con una mostra d'arte le cui opere saranno battute all'asta domenica e il cui ricavato andrà proprio all'Avo, associazione volontari ospedalieri di Castrovillari della quale faceva parte Anna Paternostro. La mostra, che espone per lo più dei d'après di artisti locali con la collaborazione della Galleria Arte studio di Grosseto diretta da Manuela Vannini, vede la presenza della stessa Angela Micieli, questa volta in veste di artista. L'idea nasce dalla collaborazione con un'amica di Castrovillari che da molti anni vive a Livorno, Agnese Martino, anch'ella pittrice per diletto.

Secondo appuntamento della sera con la danza e la scuola Khoreia per bambini, diretta da Rosy Parrotta, direttore artistico del festival e in questa occasione coreografa di "Attraverso", performance dedicata al viaggio. Durante l'esibizione le interpreti si toglieranno gli abiti per provare ad indossarli di nuovo. Impossibile perché ogni viaggio ci cambia ed è sempre di sola andata.

Ha concluso la serata il premio ai dieci anni di carriera del gruppo Sabatum Quartetto, artisti locali premiati perché, partendo dalle tradizioni, musiche, ritmi, temi e sonorità calabresi si sono aperti alle contaminazioni, ad esempio con il tango. Un percorso originale e intrigante che, come ci ha raccontato il cantante Trieste Marrelli, si propone di educare all'ascolto come apertura alla commistione di linguaggi diversi. L'idea è quella del viaggio come dimensione di incontro e ascolto.

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martedì 13 ottobre 2015

Borges Piazzolla - Teatro Quirino (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 11 Ottobre 2015

Musica e parole intrecciate in un dialogo immaginario che si anima prima di tutto nel cuore di Giorgio Albertazzi: il tango di Astor Piazzolla e la scrittura di Luis Borges, lo spirito corsaro, il duende, sono le passioni di questo attore che, pur provato nel fisico, domina ancora incontrastato la scena. Potrebbe essere immobile, legato, la sua voce diventa strumento e gesto da sola. Grande mattatore che sceglie i graffi del tango nuevo e la partitura di una letteratura surreale nell’andamento oltre che nel pensiero per stringere una regia insolita. Albertazzi, con un complesso musicale di grande profilo e una Mariangela D’Abbraccio che si mostra interprete canora di talento è il vero regista in scena, quasi un direttore d’orchestra che con un cenno muove le fila.

Giorgio Albertazzi e Mariangela D’Abbraccio in
BORGES PIAZZOLLA
pianoforte Fabrizio Siciliano
fisarmonica Gianluca Casadei
chitarra Luca Pirozzi
violino Alessandro Golini
contrabbasso Raffaele Toninelli
regia Francesco Tavassi

Giorgio Albertazzi e Mariangela D'Abbraccio tornano insieme sui nostri palcoscenici.
Lo spettacolo "Borges Piazzolla" nasce da un’idea del maestro Giorgio Albertazzi che vuole, con questo omaggio al grande scrittore argentino ed all'amato musicista Piazzolla, ripercorrere, insieme a Mariangela D'Abbraccio, alla quale è legato da un percorso di vita e di arte, un viaggio nella loro grande opera. In effetti in certi momenti c’è l’impressione, lo spunto di un amarcord tra i due, soprattutto nel finale, ed alcune improvvisazioni con declamazioni d’amore che Albertazzi tira fuori dal suo repertorio con la naturalezza dello spessore di un grande della scena, sembrano autenticamente dedicate alla compagna di scena.

La prima parte dello spettacolo trascina sulle onde della suggestione dentro le periferie di Buenos Aires che Albertazzi ci fa vivere e disegna davanti ai nostri occhi increduli con… nulla. Senza scenografia, né un racconto articolato, sono i gesti, le movenze, piccoli frammenti a restituirci ad esempio il quartiere Palermo, il suo quartiere.

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Biscotti P. Gentilini – 125 anni di bontà

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 08 Ottobre 2015

125 anni di vita e non li dimostra l’azienda romana Biscotti P. Gentilini che interpreta il gusto della bontà legato alla tradizione del biscotto da colazione, il sentore di vaniglia, con un occhio alle esigenze che cambiano verso un salutismo che non tradisca lo stile della casa.

In occasione dell’anniversario dei 125 anni dell'Azienda Biscotti P. Gentilini è stato organizzato l’evento di presentazione del libro Biscotti P. Gentilini – 125 anni di bontà (1890 – 2015) di Daniela Brignone, un lavoro di ricostruzione durato quasi tre anni perché all’interno dell’azienda c’era soprattutto documentazione iconografica, ma il percorso seguito è stato molto più ampio. Il libro racconta la storia, la filosofia e anche aneddoti e storie di un’azienda simbolo del made in Roma. Per l’occasione presso la Galleria del Cardinale di Palazzo Colonna a Roma, Maria Concetta Mattei del TG2 ha raccontato, insieme con l’autrice del libro e Paolo Gentilini, presidente ed erede dell’omonima fabbrica, la storia dell’azienda, a partire dal piccolo laboratorio artigianale dove Pietro Gentilini creò gli Osvego, i Novellini, le Margherite, i Brasil, i Vittorio… biscotti destinati ad entrare nelle case delle famiglie italiane. Pietro Gentilini abitava nella centrale via del Corso, uscio e bottega come si suol dire, quando ancora quella via si chiamava Corso Umberto e la nipote lo ricorda come un personaggio che finì sul pamphlet Il pupazzetto. Un personaggio che si era fatto da solo quando giovanissimo aveva fatto esperienza e gavetta in giro per il mondo, in particolare in America latina tra Uruguay, Paraguay e Argentina ove aveva lavorato in un’azienda di liquori. Poi era rientrato a Roma e aveva cominciato in modo artigianale.

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Il Metodo - Teatro Sala Umberto (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Mercoledì, 07 Ottobre 2015

Dal 29 settembre al 18 ottobre. Testo acuto, sottile nel seguire il gioco psicologico perverso di menti umane in una situazione di stress, sotto pressione, dove sembra più vero che mai quello che Jean-Paul Sartre dichiarò in Huis clos - A porte chiuse - “l’inferno sono gli altri”. Scelta rigorosa di regia, ottime interpretazioni, tutto giocato sul filo della tensione e non degli effetti ed equivoci. Dramma psicologico più che commedia.


Produzione Officine Del Teatro Italiano - Oti presenta
Giorgio Pasotti, Fiorella Rubino e Gigio Alberti
e con Antonello Fassari in
IL METODO
di Jordi Galceran
versione italiana di Pino Tierno
regia di Lorenzo Lavia
scene Gianluca Amodio
costumi Alessandro Lai

Lavoro riuscito quello di Lorenzo Lavia che sceglie l’aderenza al testo, seguendone la trama sotto la veste, rintracciandone la tessitura e valorizzando sia il lavoro autoriale sia quello interpretativo. Il regista lascia poco margine agli “effetti speciali”, all’enfasi della recitazione, all’aspetto brillante, al gioco dei malintesi più tipico della commedia e sposa quello del dramma psicologico per farne un lavoro raffinato e ben equilibrato. Dosato e scrupoloso nella scelta dell’ambientazione, dei costumi, dell’insieme: tutto focalizzato sul dialogo e sull’alimentazione delle tensioni.

Avendo già visto tra l’altro rappresentato questo testo qualche anno fa a Roma ne ho apprezzato la resa che non scade mai. Interessante l’immedesimazione, per altro non univoca, che lo spettatore è costretto a fare, un’ora e quaranta senza intervallo, con lo svolgimento di una prova di selezione aziendale dei candidati, chiusi in un unico ambiente la cui azione dura esattamente quanto il racconto.

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venerdì 9 ottobre 2015

Conferenza stampa di presentazione Calabbria Teatro Festival 2015 - Roma, libreria L'Argonauta

In compagna di Angela Micieli (nelle foto a sinistra) direttrice organizzativa del Festival e di Rosy Parrotta (nelle foto a destra)
Sul tema del viaggio protagonista della V edizione del festival il racconto del mio peregrinare nel Mediterraneo da "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi viaggio in una società che cambia" e "Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna" Albeggi Edizioni a "Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento".
 
I

“Pietro Conti”, il viaggio e la memoria per rileggere la storia e affrontare il futuro

Scritto da  Ilaria Guidantoni Mercoledì, 07 Ottobre 2015

Museo Regionale dell’Emigrazione a Gualdo Tadino

C’è un angolo dell’Umbria, vicino al confine con le Marche, la cittadina di Gualdo Tadino – 15mila abitanti – che ha fatto dell’emigrazione e della sua storia un museo. Nel centro cittadino ho avuto modo di visitare quest’istituzione preziosa dal punto di vista dell’archivio e della memoria storica così come della didattica: non dimenticare aiuta a costruire e ricostruire, rileggere la nostra identità di migranti, come a preparare i giovani al futuro e ad affrontare una società sempre più meticcia. A dire il vero tra l’altro, attraverso corsi e ricorsi, la storia dell’umanità è stata da sempre una storia di grandi migrazioni che, al di là della considerazione culturale e del valore etico, si sono dimostrate funzionali all’evoluzione antropologica della civiltà. Il cambiamento e la contaminazione sono infatti all’origine della vita.



A Gualdo Tadino c’è una struttura in pietra – ospitata nel Palazzo del Podestà e Torre Civica (sec. XII) - con un’architettura suggestiva e interessante, il Museo Regionale dell’Emigrazione “Pietro Conti” – Centro di Ricerca sull’Emigrazione Italiana – intitolato al primo presidente della Regione, che sviluppa un percorso in penombra nel quale sembra di entrare in una miniera, con un cammino di risalita, al contrario di quanto si associa normalmente ad una cava sotterranea.

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Nelle informazioni il museo ci ha comunicato che per la sezione
Ricerca, eventi ed attività museali: al posto di Nicole Marinangeli attualmente operano Martina  Fiorucci e Andrea Ippoliti

martedì 6 ottobre 2015

Teatro Argot Studio: Il Folle Volo Continua... la stagione 2015/2016

Scritto da  Ilaria Guidantoni Lunedì, 05 Ottobre 2015

Il Teatro Argot Studio è pronto ad accogliere il suo pubblico per la nuova stagione teatrale 2015/2016: Il Folle Volo Continua… Una presentazione originale alla stampa della nuova stagione articolata tra spettacoli di “lunga durata” e progetti, rassegne e laboratori, unendo il classico e soprattutto la rilettura e riscrittura di testi noti a novità in prima nazionale. Presentazione all’ insegna dello spettacolo con le musiche del Maestro Paolo Vivaldi, caratterizzate da note struggenti e di grande raffinatezza.

Il Teatro Argot comincia dal passato per guardare al futuro, sia per quanto riguarda la programmazione sia per lo spirito che la accompagna. Mette in cartellone infatti grandi classici accanto a riscritture attuali e novità, confermandosi una residenza per artisti, un luogo da vivere e nel quale esercitarsi oltre che per esibirsi. L’idea, anche alla luce dello spirito dell’incontro rivolto principalmente alla stampa come al pubblico, è che gli stessi artisti siano spettatori e in generale compagni di viaggio del teatro. In cartellone dieci spettacoli di lunga tenitura tra grandi nomi e nuove proposte, quattro novità assolute che sottolineano il desiderio di essere un centro elettivo di diffusione dello spettacolo contemporaneo, due rassegne, un nuovo format dedicato al pubblico e agli autori e tantissimi eventi speciali.
In 10 mesi saranno ospitati più di 50 gruppi artistici e sarà festeggiata la ricorrenza dei 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare, in contemporanea con altri teatri attraverso un festival internazionale. La scorsa stagione l'Argot ha celebrato i trent’anni dalla nascita sotto la direzione artistica di Maurizio Panici, ideatore e fondatore, con i soci Marco Delogu e Sergio Colabona e dal 2008 con la nuova gestione artistica di Francesco Frangipane e Tiziano Panici, affiancati per un breve periodo dal regista Francesco Giuffrè.

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lunedì 5 ottobre 2015

L'eleganza del cibo. Mercati di Traiano, Roma

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 04 Ottobre 2015

"L’Eleganza del Cibo", una mostra, in occasione dell’EXPO 2015 per celebrare a Roma il connubio perfetto tra la nutrizione, tema dominante dell’esposizione universale, e la maestria sartoriale Made in Italy giocando sul tema del nutrimento e della creatività che unisce la moda alla tavola.

L’esposizione si articola nelle varie accezioni proprie della moda, dal tessuto, al ricamo, all’abito, all’accessorio, e ha come filo conduttore il cibo con un “richiamo alla natura”, secondo i quattro elementi naturali: Acqua, Aria, Terra, Fuoco dagli anni Cinquanta ad oggi, a dire il vero attraverso un salto: l’inizio del percorso moderno della moda e l’attualità.

All’interno delle sale museali si alternano oltre 160 creazioni, tra accessori e abiti, e immagini fotografiche e video, ologrammi, video mapping e visual-art, dove il cibo e le materie prime della natura sono al centro del progetto espositivo, in cui è protagonista la moda di ieri, di oggi e di domani.

Abiti, accessori, immagini fotografiche e video, video mapping e visual-art costruiranno un percorso creativo contemporaneo all’interno del quale il Made in Italy, l’alto artigianato e quindi la tradizione del “bello e ben fatto” sono espressione evidente di come e quanto la moda ha saputo trarre ispirazione dalla nutrizione. Il percorso espositivo comprende, inoltre, l’artista coreana Yeonju Sung, un viaggio onirico che racconta attraverso 8 immagini come il cibo possa dialogare con l’abito e assumerne le forme.

Il titolo sintetizza i temi della mostra perché l’eleganza rimanda in primo luogo alla moda che è nutrimento della mente e creatività per eccellenza così come il cibo è nutrimento del corpo. Nutrire è anche accudire, prendersi cura e nella cultura nazionale un’arte.

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venerdì 2 ottobre 2015

Henry Moore alle Terme di Diocleziano

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 01 Ottobre 2015

Assolutamente da vedere il ritorno delle opere dello scultore Henry Moore alle Terme di Diocleziano che si sposano nella loro severa sinuosità, rigorosa morbidezza, classicità fusionale tra gli archetipi dell’antichità e l’esigenza di rompere le righe della contemporaneità, in modo armonico nel sontuoso spazio della romanità. Perfettamente.

Roma - È stata grande l’attesa per il ritorno delle opere dello scultore britannico Henry Moore (1898–1986), assente dall’Italia da vent’anni, da quando cioè la Fondazione Cini di Venezia gli dedicò un’imponente rassegna all’isola di San Giorgio Maggiore. Un’attesa che non deluderà quanti visiteranno l’esposizione che unisce poche grandi sculture e qualche bozzetto alla serie dei disegni, grazie anche all’ambientazione mozzafiato di questi grandi ambienti, severi ma luminosi, nei quali la luce filtra infrangendosi e frantumandosi senza pesantezza né uniformità. La continuità tra la penombra interna e la luce del giardino, la fluidità del cammino all’interno del museo che si apre improvvisamente sulla certosa interna da una parte, sull’antica piscina e ancora sul fronte della cristianità guardando l’adiacente Santa Maria degli Angeli, custodendo poi in sale e salette e meandri una mole di antichità preziose, consentono una fruizione ottimale. L’impressione in un allestimento essenziale, senza effetti speciali, quanto rispettoso del luogo e delle opere dello scultore, è di una passeggiata senza fratture tra antico e moderno, dove l’elemento della classicità, forma di eleganza universale, non soggetta a mode come direbbe Hans Georg Gadamer (in Verità e metodo). Rispetto alla maggior parte delle mostre che pur in un allestimento di pregio creano la frattura tra ambiente e opere e ancora tra viaggiatore e spettatore, rendendo palese che siamo in una mostra concepita ad hoc, qui si percepisce il senso di incantamento della natura.

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Spazio Tertulliano: una stagione 2015/2016 sotto il segno del contemporaneo

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 29 Settembre 2015

Una stagione difficile si apre per uno spazio privato, “piccolo”, che ha scelto la via del teatro per professionisti, in un ex capannone industriale della periferia di Milano. Sesta stagione orientata decisamente al contemporaneo per lo Spazio Tertulliano, con venti titoli in cartellone e proposte originali, ispirate a lavori noti ri-scritti e rivisitati.

E’ stata presentata presso la Sala Brigida di Palazzo Marino la nuova Stagione 2015-2016 del Teatro Spazio Tertulliano di Milano, martedì 22 settembre. In sala l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno, il Direttore Artistico Giuseppe Scordio e le Compagnie per introdurre gli eventi in cartellone e le attività del teatro che cominciano il 24 settembre per terminare il 22 maggio 2016.

Questo piccolo teatro con 99 posti arriva stremato alla sesta stagione ma con un ottimo risultato che ha visto ottomila presenze nella scorsa stagione. Il direttore artistico, esordendo, si è detto amareggiato per la disattenzione del Ministero dei Beni Culturali e Artistici che non ha sostenuto questa realtà che ha compiuto la scelta coraggiosa di ospitare solo compagnie di professionisti. Se per il finanziamento sembrava sufficiente superare la terza stagione, la legge è poi cambiata escludendo i teatri sotto i cento posti e non è valsa nemmeno la possibilità di promozione delle giovani compagnie per accedere ai contributi perché per questa sessione c’erano in tutto quattro posti.

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Conferenza stampa presentazione Calabbria Teatro Festival, Roma 7 ottobre ore 11.00

Mercoledì 7 ottobre 2015 ore 11.00

Conferenza stampa

Presentazione del festival Calabbria Teatro Festival (Castrovillari 14 – 18 ottobre 2015)

Presso la Libreria L’argonauta

Via Reggio Emilia, 89 – Roma


Seguirà brindisi calabrese

Interverranno

Angela Micieli, Direzione organizzativa festival

Rosy Parrotta, Direzione artistica festival

Diletta D’Ascia, Regista cinematografica

concluderà

Ilaria Guidantoni, Giornalista e Scrittrice con un’anticipazione del suo  incontro “Un viaggio nel Mediterraneo. Il percorso iniziatico di una donna sull’onda delle emozioni”, attraverso i suoi ultimi libri con una proiezioni di immagini da Lione, a Marsiglia, ad Algeri fino alla Tunisia.