lunedì 8 aprile 2013

Sbirciando nel teatro di fantascienza con Katiuscia Magliarisi


Domenica, 07 Aprile 2013 Ilaria Guidantoni

Una nuova conversazione con Katiuscia Magliarisi, artista performer, nonché giornalista con una formazione nella arti figurative, per dare un’occhiata ad un fenomeno di nicchia, certamente, ma con un pubblico potenziale di spessore che aspetta solo di essere alfabetizzato. La fantascienza non è solo quella stereotipata che siamo abituati a considerare, dagli effetti speciali a livello cinematografico e per una lettura di evasione, secondo questa attrice, quanto un terreno di gioco e sperimentazione per capire meglio la realtà, andando verso il domani. Un viaggio che talora ci mette a dura prova e che nel secolo scorso è stato il cammino nell’inconscio e nel surreale. Qui siamo di fronte ad un’altra possibilità che spesso sovverte l’ordine del reale senza poter prescindere dalla realtà e cammina nel tempo. Quello che interessa a Katiuscia è l’aspetto sociologico e psicologico della fantascienza non semplicemente l’esercizio parascientifico della fantasia e per questo sostiene che la fantascienza sia più reale della fiction.

Al Teatro Valle Occupato ha lanciato uno spettacolo che speriamo sia presto in scena, “E-Doll, il fabbricante di sorrisi”, tratto dall’omonimo romanzo di Francesco Verso, vincitore del premio Urania Mondadori, scritto tra il 2004 e il 2007. 

Come nasce lo spettacolo?

Da un incontro casuale a casa di un’amica comune dove mi sono imbattuta nel titolo di un libro dell’autore con il quale mi sono poi trovata in squadra. “E-Doll” è stato il mio primo approccio alle pagine di Francesco Verso. Vero è che gli incontri avvengono quando siamo pronti a riceverli e io stavo cercando un autore contemporaneo di fantascienza – mia grande passione – per realizzare uno spettacolo, dall’origine alla fine. Così è andata. Nel giro di pochi mesi ho messo in scena due suoi racconti e poi abbiamo lavorato a quattro mani per l’adattamento del suo romanzo, una scommessa non facile. La collaborazione che ne è nata è stata però decisamente gratificante.

Cosa ti ha colpito di questo autore?

Mi sono innamorata dell’aspetto di futur fiction perché la narrazione cerca di ancorarsi al futuro che non necessariamente dev’essere incardinato su aspetti scientifici quanto su aspetti sociologici, sentimentali o noir come nel caso dello spettacolo. Mi spiego: la fantascienza nell’ottica di questo autore rappresenta un’ipotesi di evoluzione della realtà, non una sua mera proiezioni fantastica come nella science fiction.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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