giovedì 11 aprile 2013
La Modestia - Teatro Argentina (Roma)
Mercoledì, 10 Aprile 2013 Ilaria Guidantoni
Dal 9 al 14 aprile approda al Teatro Argentina la riscrittura in chiave contemporanea di uno dei sette vizi capitali, declinato e ribaltato nella quotidianità delle identità individuali e dei valori collettivi, "La modestia" del drammaturgo argentino Rafael Spregelburd che la regia di Luca Ronconi porta sotto i riflettori del palcoscenico per restituirci il ritratto di una società in disfacimento. Quasi tre ore di narrazione senza sosta, in un vortice di sdoppiamenti che si riannodano per rincorrersi e perdersi di nuovo, eppure il tempo scorre. La mano del regista ha il taglio giusto, con un ritmo che non si riesce nemmeno a capire perché ma funziona. In un mondo che va per immagini, sintesi e semplificazioni, qui nell’immobilità apparente dello stesso interno borghese tutto è metafora con un intricato aprirsi di mondi infiniti alla Borges. Eppure la leggibilità resta perché la sensazione colpisce chiara. Pièce sarcastica sull’allegoria della Modestia che, affermandosi spudoratamente fino a dichiararsi il titolo di un romanzo il cui autore nega di esserne l’artefice – per modestia appunto – si nega per ribaltarsi nel suo opposto: la Superbia, uno dei sette vizi capitali della Eptalogia di Spregelburd, ispirata all’opera del fiammingo Hieronymus Bosch. Magistrale l’interpretazione degli attori, quattro per otto ruoli. Mirabile Maria Paiato che si conferma regina dei ruoli strazianti e stranianti che raccontano il dolore dell’anima e l’incomprensione altrui.
Coprodotto da Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa,
Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, Associazione Mittelfest
su progetto di Santacristina Centro Teatrale
LA MODESTIA
di Rafael Spregelburd
regia Luca Ronconi
con Francesca Chiocchetti, Maria Paiato, Paolo Pierobon e Fausto Russo Alesi
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci A.J. Weissbard
foto di scena Luigi Laselva
Il racconto è un gioco teatrale che rincorre un intreccio di storie, personaggi ed equivoci tra l’ex Unione Sovietica e l’Argentina di oggi, per offrire il ritratto di una umanità in disfacimento, ribaltando la “modestia” da virtù a peccato. In un’atmosfera a tratti di una quotidianità spiazzante, la vicenda di coppie prende corpo in un condominio qualsiasi, modesto e dimesso come i suoi personaggi; si aprono doppie porte che in senso figurato e scenico, facendo scorrere e arrivare oggetti su ruote, cambiano lo scenario. Il passaggio è tra l’Argentina di oggi e il sogno infranto, la nostalgia ma anche l’ironia del mito dell’ex Unione Sovietica.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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