Venerdì, 18 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni
Dal 15 gennaio al 3 febbraio. Il gusto della narrazione che diventa teatro naturalmente, con quella leggerezza tale da far apparire lo spettacolo nato spontaneamente da una recita casalinga, come il saggio di fine anno di una volta; eppure sofisticato e arguto, con l’ironia graffiante, che punge sottile, senza mai scadere nel volgare, tipica di Paolo Poli. Ha il gusto dell’antico sberleffo, del fraseggiare popolare, dell’ambiente inconfondibilmente toscano, colto nella sua semplicità, della cultura della quale la sua terra natale è intrisa senza escludere nessuno. Si porta dietro anche il gusto del varietà, per il travestimento e i costumi, la ricchezza delle scene ma in questo spettacolo è di contorno. Vera protagonista è la parola ‘ruminata’ nella sua sacralità anche quando è irriverente.
Dal 15 gennaio al 3 febbraio. Il gusto della narrazione che diventa teatro naturalmente, con quella leggerezza tale da far apparire lo spettacolo nato spontaneamente da una recita casalinga, come il saggio di fine anno di una volta; eppure sofisticato e arguto, con l’ironia graffiante, che punge sottile, senza mai scadere nel volgare, tipica di Paolo Poli. Ha il gusto dell’antico sberleffo, del fraseggiare popolare, dell’ambiente inconfondibilmente toscano, colto nella sua semplicità, della cultura della quale la sua terra natale è intrisa senza escludere nessuno. Si porta dietro anche il gusto del varietà, per il travestimento e i costumi, la ricchezza delle scene ma in questo spettacolo è di contorno. Vera protagonista è la parola ‘ruminata’ nella sua sacralità anche quando è irriverente.
Produzioni Teatrali Paolo Poli – Associazione Culturale presenta
Paolo Poli in
AQUILONIdue tempi di Paolo Poli
liberamente tratti da Giovanni Pascoli
con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
scene Emanuele Luzzati
costumi Santuzza Calì
musiche Jacqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence
regia Paolo Poli
"Aquiloni" è un’allegoria del comporre poetico, giocattolo antico preindustriale che affettuosamente ci ricorda Giovanni Pascoli, alla cui poesia si ispira liberamente lo spettacolo rievocando un ambiente, una società e un gusto con il sapore delle ‘buone cose di pessimo gusto’, diremmo parafrasando un altro poeta.
Fino alla metà del Novecento la scuola italiana si nutrì della sua produzione. La critica letteraria a cominciare da Croce privilegiò le rime giovanili, fino a Contini che ne elogiò il plurilinguismo, a Pasolini che ne rilevò la dicotomia psicologica, per arrivare a Baldacci che ne curò la ricca antologia. Da Myricae e dai Poemetti lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un' Italia ancora gergale.
La recensione integrale su Saltinaria.it
La recensione integrale su Saltinaria.it
Nessun commento:
Posta un commento