Da WAKE UP! bagliori dalla primavera araba
IN TAHRIR
di Riccardo Fazi (Muta Imago)
regia Claudia Sorpreso Chiara Caimmi e Riccardo Fazi
La Primavera araba ritorna a teatro e nella vita di chi guarda ‘da occidente’ con il racconto istintivo, frammentato e polifonico di "In Tahrir" di Riccardo Fazi (Muta Imago) che, con grande forza poetica e con un suggestivo impianto visivo e sonoro, porta in scena le prospettive, le storie, le speranze, le miserie e le manipolazioni di una primavera di libertà. Un evento progressivo di avvicinamento a Piazza Tahrir, un’esperienza artistica che vivremo personalmente il
A trattenere e attraversare un tempo e un luogo, solo apparentemente lontani, a cui non possiamo non appartenere, contribuiranno anche le letture di The Protester di Magdalena Barile e Non le dispiace se bevo di Renato Gabrielli. Due dialoghi provocatori e controversi che – attraverso una mappa dei racconti e dei modi di raccontare le rivolte arabe a distanze e con scale molto diverse – faranno da apripista a In Tahrir di Riccardo Fazi. Così saremo catapultati nel luogo simbolo della rivoluzione araba mediante visioni, incubi fatti di oscurità, deflagrazioni e sonorità in crescendo che immergeranno il teatro nell’atmosfera cupa e agghiacciante dell’ondata di rivolte che ha scosso il Cairo nella notte del 2 febbraio 2011. Con In Tahrir parte il racconto della giornata più importante della protesta egiziana che arriva direttamente dalle voci e dagli sguardi di chi la sta vivendo in prima persona attraverso i cellulari, i computer, le macchine fotografiche, i tweet, i social network, i post su internet. Un racconto discontinuo e interrotto che si sovrappone fino a sostituirsi a quello dei canali ufficiali: “questo per noi è stata la rivoluzione araba, questo arrivava nelle nostre case da laggiù – commenta Riccardo Fazi – e questo abbiamo deciso di utilizzare per raccontare una giornata particolare, vista dal basso di una piccola storia, come sicuramente ce ne sono state migliaia, e come forse l’avremmo vissuta noi se fossimo stati lì”. La serata si avvale del coordinamento di Lisa Ferlazzo Natoli (lacasadargilla).In Tahrir, The Protester e Non le dispiace se bevo – proposte in forma di work in progress della durata di circa venti minuti, si inseriscono nel progetto Wake Up! – bagliori dalla primavera araba, sei brevi letture/performance presentate con grande successo al Teatro Argentina lo scorso 4 ottobre, per raccontare la Primavera araba, le lotte, la speranza, la morte e la paura, ma anche l’amore e la voglia di cambiamento del popolo egiziano. Sei scritture diverse, sei inediti corti teatrali curati da giovani autori e attori della nostra scena teatrale e che, con “uno sguardo da occidente”, si sono cimentati nella scrittura, nell’interpretazione, nella narrazione e nella messinscena dell’evento che ha rivoluzionato il mondo e ridefinito il significato di spazio pubblico. Ricordiamo tra gli altri anche La bandiera di Michele Santeramo; Maledetta primavera di Enrico Castellani; Scorrere, una rivoluzione origliata di Alessandro Berti.
regia Claudia Sorpreso Chiara Caimmi e Riccardo Fazi
La Primavera araba ritorna a teatro e nella vita di chi guarda ‘da occidente’ con il racconto istintivo, frammentato e polifonico di "In Tahrir" di Riccardo Fazi (Muta Imago) che, con grande forza poetica e con un suggestivo impianto visivo e sonoro, porta in scena le prospettive, le storie, le speranze, le miserie e le manipolazioni di una primavera di libertà. Un evento progressivo di avvicinamento a Piazza Tahrir, un’esperienza artistica che vivremo personalmente il
A trattenere e attraversare un tempo e un luogo, solo apparentemente lontani, a cui non possiamo non appartenere, contribuiranno anche le letture di The Protester di Magdalena Barile e Non le dispiace se bevo di Renato Gabrielli. Due dialoghi provocatori e controversi che – attraverso una mappa dei racconti e dei modi di raccontare le rivolte arabe a distanze e con scale molto diverse – faranno da apripista a In Tahrir di Riccardo Fazi. Così saremo catapultati nel luogo simbolo della rivoluzione araba mediante visioni, incubi fatti di oscurità, deflagrazioni e sonorità in crescendo che immergeranno il teatro nell’atmosfera cupa e agghiacciante dell’ondata di rivolte che ha scosso il Cairo nella notte del 2 febbraio 2011. Con In Tahrir parte il racconto della giornata più importante della protesta egiziana che arriva direttamente dalle voci e dagli sguardi di chi la sta vivendo in prima persona attraverso i cellulari, i computer, le macchine fotografiche, i tweet, i social network, i post su internet. Un racconto discontinuo e interrotto che si sovrappone fino a sostituirsi a quello dei canali ufficiali: “questo per noi è stata la rivoluzione araba, questo arrivava nelle nostre case da laggiù – commenta Riccardo Fazi – e questo abbiamo deciso di utilizzare per raccontare una giornata particolare, vista dal basso di una piccola storia, come sicuramente ce ne sono state migliaia, e come forse l’avremmo vissuta noi se fossimo stati lì”. La serata si avvale del coordinamento di Lisa Ferlazzo Natoli (lacasadargilla).In Tahrir, The Protester e Non le dispiace se bevo – proposte in forma di work in progress della durata di circa venti minuti, si inseriscono nel progetto Wake Up! – bagliori dalla primavera araba, sei brevi letture/performance presentate con grande successo al Teatro Argentina lo scorso 4 ottobre, per raccontare la Primavera araba, le lotte, la speranza, la morte e la paura, ma anche l’amore e la voglia di cambiamento del popolo egiziano. Sei scritture diverse, sei inediti corti teatrali curati da giovani autori e attori della nostra scena teatrale e che, con “uno sguardo da occidente”, si sono cimentati nella scrittura, nell’interpretazione, nella narrazione e nella messinscena dell’evento che ha rivoluzionato il mondo e ridefinito il significato di spazio pubblico. Ricordiamo tra gli altri anche La bandiera di Michele Santeramo; Maledetta primavera di Enrico Castellani; Scorrere, una rivoluzione origliata di Alessandro Berti.
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