Sabato, 24 Novembre 2012 Ilaria Guidantoni
Una voce per ascoltare e raccontare: è racchiuso nel suono e nel rimando delle parole alle emozioni profonde l’amore di Anna Rita per il teatro, nato dalla curiosità dell’altro che è appunto un risuonare. Sulla parola e sul verbo delle donne lavora, facendo del corpo e dell’anima un unico che si muove all’unisono.
Una voce per ascoltare e raccontare: è racchiuso nel suono e nel rimando delle parole alle emozioni profonde l’amore di Anna Rita per il teatro, nato dalla curiosità dell’altro che è appunto un risuonare. Sulla parola e sul verbo delle donne lavora, facendo del corpo e dell’anima un unico che si muove all’unisono.
Ho conosciuto Anna Rita, nata a Mantova, una giovinezza in Liguria, ormai adottata da Roma, ascoltando la sua recitazione di versi poetici alla presentazione di un libro di Benny Nonasky qualche tempo fa. La sua voce, il suo andamento discreto, profondo e vibrante mi hanno colpita. Il suo tono è più basso, più accorato, più intimo della classica voce di donna. In lei risuona la femminilità dell’accoglienza che seduce di ritorno; non l’ammiccamento. Spesso le attrici italiane sembrano guardarsi sempre allo specchio; Anna Rita si guarda dentro. Non si espone sul palco come in vetrina, ma si mette di lato e invita il pubblico a seguirla…sulle tracce della parola. Arriva diretta la grazia che non è solo fisicità ma armonia, frutto probabilmente anche della costanza nella meditazione e nella pratica yoga.
Quando entra il teatro nella tua vita?«Molto presto, per attitudine prima che per scelta. Fin da piccola amavo molto leggere e ho cominciato a leggere ad alta voce, ad ascoltarmi quindi a leggere per gli altri. Poi vennero le recite; quindi - forse ero ancora alle scuole medie – una compagnia di ragazzi cercava un’interprete per il ruolo di Ismene nell’ “Antigone” del drammaturgo svizzero Jean Anouilh (scritto nel 1941 e pubblicato nel 1943), un atto unico, e fu così che ho cominciato per gioco».
Quando entra il teatro nella tua vita?«Molto presto, per attitudine prima che per scelta. Fin da piccola amavo molto leggere e ho cominciato a leggere ad alta voce, ad ascoltarmi quindi a leggere per gli altri. Poi vennero le recite; quindi - forse ero ancora alle scuole medie – una compagnia di ragazzi cercava un’interprete per il ruolo di Ismene nell’ “Antigone” del drammaturgo svizzero Jean Anouilh (scritto nel 1941 e pubblicato nel 1943), un atto unico, e fu così che ho cominciato per gioco».
L'intervista integrale su Saltinaria.it
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