martedì 11 settembre 2018

Il contemporaneo a Firenze si chiama Secci


Per Eduardo Secci il contemporaneo è un sogno da vivere

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Un sogno o un incubo, comunque un’atmosfera nella quale lo spettatore si immerge e non semplicemente guarda, questa la filosofia del contemporaneo di Eduardo Secci, fondatore e titolare dell’omonima galleria fiorentina. Un’ottica che cambia anche lo spazio scenico della galleria. Questo giovane ha portato il contemporaneo nell’arte a Firenze e oggi è pronto ad un altro viaggio italiano, sul modello anglosassone, con molto entusiasmo, mettendosi totalmente in gioco nella programmazione dello spazio che gestisce a Palazzo Corsini, nel cuore della città medicea. Lo abbiamo incontrato in occasione dell’inaugurazione della personale di Paolo Grassino, curata da Lóránd Hegui, per farci raccontare la sua storia e la sua filosofia che, al di là delle scelte artistiche, ha portato un vento nuovo nell’allestimento delle mostre e nel rapporto con il pubblico e il cliente. Già con uno sguardo internazionale, avendo frequentato la scuola americana, iscritto poi ad Economia aziendale all’Università – che ha deciso di riprendere e completare da poco – si è fatto assorbire gradualmente dall’attività di gallerista. In mezzo all’arte d’altronde ci è cresciuto visto che il padre era un collezionista importante, già di arte contemporanea, e negli Anni ’70 ha avuto una galleria importante per passione, supportando anche economicamente gli artisti locali, sebbene l’attività principale fosse quella di imprenditore nel settore delle costruzioni. 


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