mercoledì 25 novembre 2015

Marco Masini, quando il pop diventa blues

Scritto da  Ilaria Guidantoni Lunedì, 23 Novembre 2015

E’ dalla fragilità e dalle paure che il coraggio trae alimento per non essere temerarietà ma voglia di combattere e creare. Scrivere è la vocazione del cantautore fiorentino, un amore viscerale con la città, e l’idea che la musica sia solo un altro modo di scrivere.

Il nostro primo incontro è stato inconsapevole e ne ho memoria solo dai racconti di famiglia. Sì perché in qualche modo le nostre storie sono unite, alla lontana, per via di un legame di parentela. La tenacia e un certo carattere ribelle non l’hanno abbandonato, regalandogli così il coraggio per affrontare non poche prove difficili da superare nella vita personale come nella carriera professionale. Alla fine il “brutto anatroccolo” com’era stato bollato dalla critica – per altro non la più aggressiva – è diventato un cigno del palcoscenico, combattendo a suon di parole e di musica. In Algeria, paese che tiene in grande considerazione la musica – un proverbio dice che se dimentichi la musica per un giorno, la musica è pronta a dimenticarti per un anno perché la musica è una cosa seria, una vocazione che chiede fedeltà. Per Marco sembra proprio così.

Quando hai avvertito il primo impulso a cantare o a suonare?
«Nell’infanzia. Avevo, credo, cinque anni e i miei genitori mi regalarono un organo “giocattolo” e si accorsero che io riuscivo a suonare ad orecchio.»

Quindi è nata prima la vocazione a suonare che a cantare?
«La musica e l’amore per il pianoforte ma anche lo studio per le tecniche musicali della musica pop e moderna hanno mi hanno accompagnato per molti anni fino a diventare un musicista professionista.»

Come ha preso forma il tuo desiderio di diventare cantautore?
«La voglia di cantare mi accompagnava nel senso che canticchiavo quello che scrivevo, lavorando come pianista di piano bar. Poi casualmente il bassista con il quale facevo coppia si ammalò e mi invitò a sostituirlo e cominciai a cantare anche quello che stavo scrivendo in quel momento, capendo che poteva essere una nuova strada per me.»

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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