Il gioco di Franca De Angelis
Un testo teatrale
psicoanalitico che mette in luce la nevrosi contemporanea con lo stratagemma
del gioco, metafora della vita nella declinazione di una finzione rivelatrice.
Già recensito come spettacolo teatrale su Saltinaria.it in occasione della
programmazione alla Cometa Off di Roma nel 2017, l’ho ricevuto dalla stessa
autrice regista, Franca De Angelis, non nuova a questo tipo di esperienze, che
ho seguito già con lo stesso percorso per Sissy
Boy. Il testo è la trascrizione della sceneggiatura ma non perde la
piacevolezza della lettura, per la sua incisività e la costruzione densa e
serrata di una storia che rovescia costantemente il proprio punto di vista.
Lo spettatore-lettore è
costretto come nella vita a continui salti mortali per adeguarsi alla nuove
versione fornita della realtà, che si rivela sempre e comunque parziale, come
anche l’epilogo che, in qualche modo resta un finale aperto. Non esiste nel
testo un momento nel quale le posizioni vengono allineate ma ciascuno resta
nella propria prospettiva.
La storia, in qualche modo
claustrofobica, si svolge all’interno di un condominio in un appartamento dove
una ragazza, Agata, accumula ossessivamente scatole, piene di ricordi, tutte
classificate, perché senza la tangibilità dei ricordi non le sembra di vivere.
Nel disordine di una squattrinata incontrerà Paolo attore mancato, ex depresso,
che non vuole uscire dalla propria condizione, al di là delle apparenze come
spesso accade nella vita. La triangolazione che offre anche l’occasione di
questa conoscenza dalla quale nascerà una storia e forse una vita è la
proprietaria dell’attico, la dottoressa Zoe, figura conturbante, enigmatica,
contraddittoria, che sembra fornire una chiave per le vite altrui senza forse
averne trovata una propria. Ex psicoanalista pentita – con dei passaggi
autoironici anche molto spassosi – ha scelto di diventare consulente filosofica
(la definizione è la sua) non a pagamento con qualche incidente di percorso che
le costerà caro. Al centro della vicenda il tema del libero arbitrio e del fato
come scelta di vita attraverso il gioco che diventa la modalità relazionale tra
le due opzioni. Un gioco estremamente serio naturalmente tanto da diventare
tragico. Testo brillante, avvincente ed insieme denso di riflessioni, in grado
di stimolare i nostri interrogativi sulla vita, i cui grandi orizzonti si
manifestano sempre nell’ordinarietà della quotidianità. E’ l’apparente
leggerezza, l’ironia, il punto di vista che si sposta in continuazione che si
esercitano su storie qualsiasi per trattare dei grandi temi , la cifra
qualificante della drammaturgia di Franca De Angelis. La vicenda, che è
interessante scoprire leggendola e guardandola,
narra di Paolo aspirante attore e Agata che vuole fare la scrittrice di
romanzi e invece vivacchia come giornalista di cultura e spettacoli. Vivono
sullo stesso pianerottolo e sono entrambi squattrinati, senza troppe
prospettive e prossimi all’esaurimento nervoso. Sono anime perse e ferite.
Dall’attico del loro stesso palazzo arriva una risposta inaspettata e
stravagante ai loro problemi. La dottoressa Zeta, appunto, li introduce ad un
curioso metodo di sua invenzione: il gioco delle cinque possibilità. Il “gioco”
consiste nello stilare, dinanzi a una decisione da prendere, cinque possibilità
di azione, sorteggiarne una e attenersi scrupolosamente a essa, mettendo in
discussione il senso del Caso e del Libero Arbitrio. La dottoressa l’ha creato
per cercare di aiutare i pazienti – o “allievi”, come preferisce definirli – prigionieri
della depressione, incapaci di concepire una qualche azione vitale in grado di
farli risalire dal baratro. Il curioso metodo sembra funzionare: scardina i
blocchi, riporta alla vita, rende possibile l’impensabile. Grazie a esso
dapprima Paolo, poi anche Agata, riescono a dare più di una svolta positiva
alle loro esistenze. Fino a innamorarsi, a diventare coppia, a trovarsi sul
punto di formare una famiglia, di diventare genitori. Ma cosa accade quando si
diventa dipendenti dal “gioco” al punto di non poterne più fare a meno, tanto
da rischiare di buttare all’aria tutto ciò che si è conquistato grazie a esso?
Ben presto il metodo della dottoressa Zeta rivela l’altra faccia della medaglia
e la relazione fra i due giovani e la loro mentore si trasforma in un triangolo
pericoloso in cui i ruoli di vittima e carnefice si alternano e scambiano di
continuo. Anche perché la dottoressa, dietro la maschera impenetrabile di
disincanto che si è costruita, è anche lei un’anima ferita, profondamente, e
oppressa dagli stessi sensi di colpa dai quali tenta di liberare i pazienti. E
non cerca, forse, che un’irrazionale espiazione.
Franca De
Angelis, sceneggiatrice
e drammaturga. Dal 1995 lavora per il cinema e la televisione. Ha collaborato
con registi come Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo. Il cortometraggio da lei
scritto Senza parole ha rappresentato
l’Italia agli Oscar nel 1997 e ha ricevuto il David di Donatello.
Per le sale è autrice fra l’altro del film La vespa e la regina, con Claudia
Gerini. Per la televisione ha firmato numerose miniserie per la Rai,
quali: Nessuno Escluso, Maria José – L’ultima regina, Le cinque giornate di Milano, Storia di guerra e d’amicizia, Il bell’Antonio, Exodus – Il sogno di Ada (nomination
per la sceneggiatura al Magnolia festival di Shangai), Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia (premio Signis), Sissi.
Ha collaborato a serie come Il
Mastino, Commesse e Lo zio d’America. E’ stata coautrice e head
writer della serie Un Medico in
Famiglia dalla quarta alla settima edizione.
E’ tornata di recente a scrivere per il teatro
con Sissy Boy e Gli amici degli amici.
E’
stata a lungo nel Collegio dei Probiviri della SACT, è socia fondatrice della
WGI.
http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/il-gioco-teatro-cometa-off-roma-recensione-spettacolo.html
Il gioco di Franca
De Angelis
Collana testi teatrali
Comodìa
Le Mezzelane Casa
Editrice
2018
11,00 euro