Violence(S) – Teatro 4 Art (Tunisi)
E’ in scena nel teatro
4ème Art di Tunisi da venerdì 13 gennaio a domenica 15 gennaio 2017 lo
spettacolo di Jalila Baccar e Fadhel Jaïbi, Violnce(S) sul tema della violenza
e violenze della Tunisia post rivoluzionaria. Un viaggio che analizza le
violenze e i crimini, la bestia umana che si sprigiona, con freddezza e perfino
una luce naturale nonché una pulizia formale incredibili. Grande
interpretazione attoriale. Solo le due scene finali sembrano aggiunte, rompendo
forse il rigore, per toccare le corde più sollecitate dell’attualità tunisina:
l’omosessualità e il terrorismo. Una riflessione sulla società locale, sempre
più disgregata, che diventa un messaggio universale.
Il
lavoro è interpretato da Jalila Baccar, Fatma Ben Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika,
Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha Hamrouni / Mouïn Moumni.
La musica originale è di Kaïs
Rostom.
Atmosfera rarefatta:
scena nera con alcune panche e un tavolo e la musica originale dal vivo di Kaïs
Rostom che regala alla scena
quell’atmosfera tunisina fatta di poche note e rumori sussurrati mentre gli
attori sono anch’essi vestiti prevalentemente in grigio, nero, al più un drappo
bianco. Sul palcoscenico aleggia polvere di borotalco come a contrastare
quell’aria carceraria chiusa e descritta come maleodorante. I primi minuti sono
sospesi, con gesti ridotti al minimo quasi il lavoro di un mimo, calibrato, di
una perfezione morale che paradossalmente emoziona. Poi la voce si anima fino
all’urlo. L’ambiente è opprimente: il carcere dove le violenze sono da tutte le
parti, reciproche tra carcerieri e carcerati. Violenze atroci spesso commesse
quasi senza sapere perché. Con questa nuova
produzione, debuttata nel 2015, Jaïbi prosegue la propria indagine attorno al
travaglio passato e presente della politica e della società tunisine.
Violence(s) è una riflessione su delitti, grandi e piccoli, reali e immaginari,
commessi da gente “comune”, esseri eccezionali o psicopatici attraverso
processi reali nel clima del post-rivoluzione – il 14 gennaio 2011 – recitato
in tunisino (sopra titolato in francese) che però sembra riflettere la deriva
della società contemporanea a livello internazionale. Non è un caso che due
anni fa (il 4 e 5 settembre 2015) al Piccolo Teatro di Milano lo spettacolo
abbia ottenuto un grande consenso. Il testo e la recitazione sono di grande
intensità ed è visibile, non pesante, la mano del regista che coordina come un
direttore d’orchestra l’armonia della scena. Gli ultimi due quadri, più
strettamente connessi all’attualità mediatica, quali il dibattito
sull’omosessualità e l’allarme terrorismo, rompono un po’ l’equilibrio
estetico, anche nello stile più gridato dello spettacolo, altrimenti
impeccabile. So che sul lavoro in due anni è Jalila Baccar è tornata a
rimettere le mani e forse l’ultima parte è stata aggiunta, perché sembra una
cucitura che limita il volo non troppo giornalistico dell’analisi fine e
psicologica sulla realtà non riconoscibile della prima parte dello spettacolo.
Interessante anche il teatro nel teatro nel gioco di specchi tra le finestre
del teatro municipale rotte ma che lasciano la libertà e quelle del carcere che
chiudono perfettamente e imprigionano e il teatro boicottato nella libertà
d’espressione torna anche quando si parla di un atto terroristico da parte dei
salafiti nel corso di uno spettacolo nel quale vengono attaccati.
Come in molta drammaturgia contemporanea il lavoro sul
corpo e sulla voce è centrale pur nel minimalismo della scena e in certi
momenti sembra quasi una performance, uno spettacolo di interpreti-marionette,
senza mai diventare esasperata.
Il testo esprime la delusione per la rivolta che per molti
aspetti, invece di portare speranza, ha creato depressione, sfiducia, lassismo
e una crescente aggressività. Verso la fine del testo il carceriere chiede ai
detenuti se conoscano Albert Camus ma essi ignorando evidentemente di chi si
tratti, temono che possa essere una fonte di accusa e negano in modo manifesto.
Allora la guardia dice che per il filosofo “l’uomo evita di lasciare uscire la
bestia” che è in lui ma qualche volta questo controllo autorepressivo scorga
violentemente come l’eruzione di un vulcano, si sottintende.
Figura di rilievo nel panorama teatrale contemporaneo
arabo ed europeo, Fadhel Jaïbi è stato fatto conoscere in Italia dal Piccolo
Teatro, che nel 2004, in occasione del “Festival del Mediterraneo”, ha
presentato Junun (Demenze). Nel 2010, è tornato al Piccolo
con Yahia Yaïch/Amnésia. Un laboratorio sull’attore, tenuto da lui a
Milano, è stato l’avvio di una collaborazione con il Piccolo in materia di
formazione, lavoro che ora prosegue con il Teatro Nazionale di Tunisi, di cui
Jaïbi ha assunto la direzione. Il ritorno al Piccolo del regista è il naturale
sviluppo dell’attenzione che il Piccolo ha sempre dedicato all’area
Euromediterranea, in questo caso in dichiarato sostegno a un artista che si
muove con senso critico in un contesto molto difficile.
Violence(S) di Jalila Baccar Fadhel Jaïbi
Interpreti:
Jalila Baccar, Fatma Ben
Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika, Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha
Hamrouni / Mouïn Moumni.
Musica: Kaïs Rostom.
Teatro 4 Art
Avenue de Paris,
Tunis
Venerdì
13 gennaio – Domenica 15 gennaio 2017: ore 19.30
Lingua:
tunisino con sottotitolo in francese
Durata
circa 1 h e 45 minuti
Biglietto
intero 12,00 dinari; sconto studenti 8,00 dinari
(Cambio
1 euro: circa 2,41 dinari tunisini)
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