Ilaria Guidantoni Sabato, 23 Maggio 2015
Antigone in versione italiana, 1945: epurata dal tragico, dalla presenza del coro e dall’universalità del dramma di Sofocle, questa riscrittura sembra attingere sia all’opera di Bertolt Brecht sia a quella di Jean Anouhil. La modernizzazione offre lo spunto più interessante di questo lavoro, critica feroce al potere di qualsiasi colore sia, quando pretende di essere legittimato a comandare e non solo a governare e soprattutto riflessione profonda e articolata sulle ragioni del cuore, quelle di Antigone. In questa versione infatti si è lontani dal manicheismo che oppone Creonte ad Antigone, come il male al bene, perché questa volta l’eroina tragica non è politicamente corretta e chiede un salto mortale allo spettatore. E’ meno facile schierarsi ed è necessario considerare le ragioni della vita che a volte non hanno una sola verità. Infine riflessione al femminile e femminista, sul potere sempre al maschile anche quando è o sembra “dalla parte giusta”, per cui tra gli stessi partigiani si evince il maschilismo. Considerazione decisamente attuale. Un lavoro semplice ma ben fatto che non dimentica nessun aspetto dello spettacolo. Curato e attento.
Teatro dell’Osso - Lioni (AV) presenta
nell'ambito di DO IT . Festival Drammaturgie Oltre Il Teatro
ANTIGONE 1945
scritto e diretto da Mirko Di Martino
con Titti Nuzzolese e Luca Di Tommaso
Menzione speciale alla drammaturgia, Festival della Resistenza - Parma, 2014
Aprile 1945, una città dell’Italia del Nord: i fascisti e i tedeschi sono in fuga. Ora che c’è stata la Liberazione e i partigiani sono riusciti a scacciare i fascisti, la Repubblica va costruita a tutti i costi...costi appunto quel che costi. La giovane Antigone si oppone alla legge dello Stato in nome della legge del sentimento, che la obbliga a prendersi cura del fratello morto Polinice perché, come lei sostiene, tutti i morti sono uguali e meritano rispetto. Consapevole del divieto di sepoltura ai traditori va incontro al suo destino e accetta il verdetto dello zio Creonte, comandante in carica. La colpa di Polinice è quella di aver tradito la causa partigiana ed essere stato dalla parte del “male”, probabilmente anche colpevole di aver guidato spedizioni punitive e aver diretto torture insensate. Eteocle invece è l’eroe buono, legato al fratello da un amore antico e viscerale che poi lo ha visto opposto al suo stesso sangue per divergenza di idee. Su tutto e per tutti, c’è la guerra: dura, crudele, spietata che condiziona il passato, il presente e il futuro.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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