Mercoledì, 5 Dicembre 2012 Ilaria Guidantoni
Dal 4 dicembre al 6 gennaio. Il teatro Vascello di Roma ospita il debutto di “Fratto_X”, il nuovo spettacolo della coppia artistica Antonio Rezza-Flavia Mastrella. Uno spettacolo che non ha etichette, sembra improvvisazione ed è studiato geometricamente; pare cabaret e si ride con terrore; sfiora con dissacrante leggerezza i drammi esistenziali, en passant sulla religione più che sulla politica, per una volta quasi assente dal palcoscenico. Delirante, surreale, immaginifico; non-sense e matematico nell’incedere. Una vitalità incontenibile e quasi macabra come quella che sprigiona la vita dove nascita e morte si toccano. Un gioco di voci di straordinaria abilità.
RezzaMastrella - Fondazione TPE - TSI La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello presentano
FRATTO_X
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
organizzazione generale Stefania Saltarelli
una produzione RezzaMastrella - Fondazione TPE - TSI La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello
E’ uno spettacolo difficile da raccontare. Lo si può solo vedere, rischiando di rimanere storditi per quel suo incedere frenetico e spiazzante con pause di silenzi, vuoti, immobilità altrettanto inquietanti di quel parlare fitto e deformato. Il gioco di luci e gli attrezzi di scena, apparentemente di una semplicità spiazzante, come ‘pezzi’ colorati raccattati chissà dove, giochi da bambini e repertorio da artisti di strada, si rivelano prodigiosi. Non si tratta solo di fantasia. Dietro l’apparente fantasmagoria, lo spettacolo si intuisce essere studiato con una preparazione matematica e atletica. C’è un incrocio di sincronie come nelle coreografie dei balletti di Maurice Béjart. Quelle erano basate sulla trigonometria. Qui forse la forma è più geometrica, semplificata non semplicistica. In certi momenti ci si chiede come Antonio Rezza riesca a superare la prova fisica che lo spettacolo impone perché non si ferma mai sul palco e anche la voce risulta un esercizio muscolare. Non c’è nessun imbonimento dello spettatore, nessun tentativo di essere accattivante, anzi, lo spettacolo sembra quasi volerlo molestare, come fa la vita d’altronde. La risata viene fuori dalla crudeltà e chi ride dovrebbe sentirsi colpevole. C’è perfino cattiveria nel sarcasmo di Rezza e nessun tentativo o tentazione educativa, sociale. Uno spettacolo che lo stesso protagonista, quasi assoluto del lavoro, ha definito “oltre”, rispetto all’orizzonte della responsabilità.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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