martedì 3 novembre 2015

DISILLUSIONE OTTICA - Fino al 27 novembre a Roma


L’Ambasciata del Brasile a Roma
Presenta

DISILLUSIONE OTTICA
Mostra di Marcia Xavier
a cura di Elisa Byington

Con installazioni di vetro e acqua che giocano con la disillusione ottica
per dissolvere le certezze della ragione

Palazzo Pamphili - Roma 
30 ottobre - 27 novembre 2015

Marcia Xavier fotografa per trasformare le immagini in altra cosa, per creare un mondo proprio che non vuole riflettere quello esistente e invita l’osservatore a far parte dell’opera, che necessita della sua azione per essere rivelata: gli oggetti chiedono di essere toccati sia per il loro movimento nello spazio che per coglierne la varietà degli effetti luminosi.

Disillusione Ottica è la sua mostra ospitata presso la Galleria Candido Portinari di Palazzo Pamphilidal 30 ottobre al 27 novembre. Il titolo svela l’interesse dell’artista per le superfici acquose, specchiate e vitree, utilizzate per creare artifici ottici con cui esplorare la transitorietà delle immagini. Le variazioni infinite offerte da questi materiali sembrano dissolvere le certezze della ragione.

L’artista ha uno sguardo caleidoscopico sul mondo, dove tutto è illusorio, incerto, mutevole, e invita lo spettatore a sperimentare un tempo dilatato. All’accelerazione del mondo reale, che rigurgita immagini irriflesse, l’artista propone la lentezza contemplativa, la fruizione delicata, giocosa, soggettiva, intrasferibile.

Subito all’entrata, uno spioncino posto sulla finestra offre all’osservatore una finzione spazio-temporale: l’occhio si trova all’interno del Pantheon, sotto la sua calotta, e vede un braccio e una mano gigante. E’ quella dell’artista, metafora della sua presenza che cerca di raggiungere l’oculus centrale come se andasse a toccare il cielo.

Sul pavimento si distribuiscono scatole luminose che suggeriscono un gioco immaginario di riflessi, simili a specchi d’acqua in grado di riflettere immagini situate in un altro spazio, nella fattispecie, gli affreschi di Pietro da Cortona del soffitto subitosopra la galleria, che ritraggono Venere e Giunonenel tentativo di aiutare e ostacolare la traversata di Enea che lascia Troia in fiamme.
Per ognuna di esse ci sono cilindri o palle di acrilico, che chiedono di essere toccati e spostati sulla superficie luminosa per moltiplicarne gli effetti, animando le figure e facendole fluttuare nello spazio.

Nella seconda sala, la luce frazionata nei suoi sette colori sembra fondersi con la musica e le sue sette note, intonata nel canto ambrosiano che invade l’ambiente e commuove. L’immagine multicolore e speculare delle mani di Sant’Agnese, ottenuta con l’artificio della retroproiezione, sollecita lo spettatore a decifrare la sua ambiguità.

Anche in questo caso l’immagine fotografica trasporta all’interno della galleria icone distintive di un altro spazio: gli elementi dello spazio visibile sembrano condurre allo spazio invisibile, sebbene presente.

Marcia Xavier è nata nel 1967 a Belo Horizonte. Vive e lavora a São Paulo in Brasile. Nel 1989 si laurea in Arte presso la Foundation Armando AlvaresPenteado,SP. Principali mostre internazionali: 2015 Prismal Università degli studi di Milano,Italy. 2014 “On another scale” Galeria Continua, San Gimignano, Italye Cruzamentos:Contemporary Art in Brazil, Wexner Center for the arts, Ohio, USA. 2012 Elogeduvertige, Maison Européenne de la Photographie,Paris.VIBiennial de Havana Cuba.IIIBienal do Mercosul and IV Bienal Curitiba. In Brasile ha partecipato, tra le altre, alle seguenti mostre: São Paulo City Museum, PampulhaMuseum, Belo Horizonte, Banco do Brasil Cultural Center at Rio de Janeiro. Nel 2013 ha ricevuto l’ I ArtisticResidencyPrizeICCo and SPArte in Rome,Italy. Nel2012 il II Itamaraty Prize for Contemporary Art. Belong to collections: SociétéGenerale d’art Contemporain,Paris, France; MAM and MAR Rio de Janeiro, MAM, SESC e Itaú Bank São Paulo.


Esposizione: “Disillusione Ottica” Mostra di Marcia Xavier
Dal 30 ottobre al 27 novembre
Dal lunedì al venerdì, ore 11-17
Galleria Cândido Portinari – Ambasciata del Brasile  a Roma
Piazza Navona 10
roma.itamaraty.gov.br

Corti teatrali a Castrovillari

Scritto da  Redazione Cultura Lunedì, 19 Ottobre 2015

Una maratona con nove tappe al Calabbria teatro festival

Nove corti teatrali, della durata massima di mezz'ora l'uno, che si sono misurati con temi variegati e forme e stili molto diversi.

La giuria per restituire un panorama multicolore ha deciso di conferire una menzione speciale per il testo a "Volevo salire sull'altalena" di e con Marco Mitica per l'originalità e il carattere surreale che unisce un aspetto lirico ad una nota noir. Tra l'altro è stato il testo premiato dalla giuria popolare nella prima serata di Corti.

Il vincitore dell'edizione 2015 è stato "Un uomo giusto" di Davide Mattei per l'intuizione di aver raccontato una storia inedita con delicatezza, intensità e maturità professionale. La giuria ha apprezzato anche il gusto della romanità riscoperta e la capacità di aver colto lo spirito della cultura ebraica nella narrazione musicale.

Secondo classificato "Marocco" di Mirko Di Martino per il gusto della leggerezza e l'ironia nel trattare un tema amaro come l'immigrazione clandestina, di grande attualità. La giuria ha apprezzato la sfumatura giocosa e lirica a d un tempo.

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Binario 2 - Teatro Sybaris (Castrovillari)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 17 Ottobre 2015

Testo poetico dove il viaggio appare quasi come un miraggio su un binario morto dove il treno non si sa se passerà. Il viaggio è una partenza senza ritorno oppure memoria di chi resta e cerca di catturare le voci di chi non fa ritorno. Racconto amaro in una lingua contaminata di dialetti locali, canzoni storiche di terre lasciate, narra senza riferimenti precisi il dramma della partenza, la nostalgia del ricordo e si perde in un sud che attraversa decenni, forse secoli.

Con una scenografia suggestiva di scatole vuote in primo piano, un biglietteria ed un binario, il realismo degli attrezzi di scena è pronto a mutare in piani che scorrono paralleli, destinati ad incontrarsi solo nella memoria del bigliettaio. È lui che cattura le voci di chi parte e non fa ritorno. Una trovata strampalata quanto ingegnosa. Il messaggio della forza della memoria e del patrimonio di una terra, che resta anche se questa rimane spopolata. È così che il capostazione viaggia, rimanendo a comporre una storia mai esistita fatta di voci che si ricompongono in un mosaico di fantasia che attraversa il tempo. In una regione del sud d'Italia che possiamo immaginare essere la Calabria, ma potrebbe essere anche la Lucania e la Sicilia, una stazione degli Anni Cinquanta o Sessanta, accoglie viaggiatori da fine Ottocento agli Anni Settanta, forse. Il regista infatti ha voluto lasciare la storia senza una data, raccontando con i costui che attraversano i decenni, il sapore amaro di terre che lasciano poca scelta. È la protagonista che alla fine partirà per poter coltivare il sogno, ma diventa una presenza quasi simbolica.

Nel corso dello spettacolo queste attesa e incertezza tra il restare e partire, fino all'ultimo, sono nutrite da altre voci e storie che i due attori in scena raccontano impersonando i vari ruoli. I ragazzi che si corteggiano solo sfiorandosi con lo sguardo e nutrendo il loro amore con le proprie fantasie, il ragazzo del ghiaccio e la giovane dal fiocco rosso nei capelli la cui mamma prepara il corredo fin da bambina; ma anche la folle rinchiusa nel manicomio per aver ucciso il figlio con l'intento di scacciare uno spirito.

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"Scompaio" - Teatro Sybaris (Castrovillari)

Ilaria Guidantoni Sabato, 17 Ottobre 2015

Testo incisivo, toccante, spiazzante. Due storie parallele che si incrociano e si scoprono profondamente intrecciate, il rapporto simbiotico per eccellenza, talora per questo un groviglio inestricabile per entrambi i poli. Storia di ordinaria incomprensione al femminile, dolore e strana, straniante poesia. Un modo originale di affrontare il disagio sociale, la gabbia dei ruoli sociali, la solitudine. Interpretazione convincente, emozionata e coinvolgente con una cura nei particolari dagli attrezzi di scena ai costumi.

È un lavoro che convince a cominciare dalla struttura con la quale è costruita la storia che volutamente scelgo di non svelare perché il gioco vale la pena scoprirlo. Buono il ritmo che tiene incollati con lo sguardo alla scena. Due donne sul palco, due postazioni distinte, due piani paralleli che sembrano non potersi incontrare. A sinistra una signora borghese sola, annoiata, preoccupata solo dei suoi pomeriggi di burraco. Sofisticata, nevrotica, sola e arida, infastidita da una donna che canta in romanesco sotto le sue finestre. Una finzione anche nel corpo, nel suo essere accessoriata come un'auto di lusso, snob fino al ridicolo, eppure fragile con il suo senso di inutilità e solitudine di un gioco che non le appartiene. Solo le bambine possono pensare di giocare a fare le signore perché essere una signora, al contrario, non è un gioco e non rende libere.

Sulla destra del palcoscenico entra in scena una clochard, si dice una strega che legge la mano, ma non una vera strega. Interagisce con il pubblico ma è un'improvvisazione appena accennata, non invasiva, mai sguaiata, assolutamente credibile.

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martedì 20 ottobre 2015

Chiara Smirne Finalista al premio Gambino

L'artista Chiara Smirne con l'opera In a different place (in allegato) è arrivata fra le trenta finaliste del Premio Gambino 2015.
Il Premio Gambino nasce nel 2000 per ricordare l'artista Giuseppe Gambino (1928 - 1997) di origini siciliane ma trasferitosi e vissuto a Venezia, protagonista delle sue innumerevoli tele.
Nato per volontà del gallerista veneziano Roberto Zamberlan e della stessa Famiglia Gambino (Fondazione Amici di Gambino), il premio è dall'anno scorso organizzato dall' Associazione Culturale C.A.T. di Venezia che ne ha rilanciato il nome collocandolo tra i più promettenti premi di pittura italiana.
Da questa edizione il premio, grazie anche alla collaborazione con lo studio di comunicazione e di sviluppo informatico ITExperience, ha aperto le iscrizioni ad artisti di tutto il mondo diventando a tutti gli effetti un premio internazionale.
La serata inaugurale e la premiazione si terranno sabato 24 ottobre presso il Chiostro Madonna dell'Orto a Venezia a partire dalle ore 17 e 30. La mostra seguirà aperta al pubblico anche domenica 25.

lunedì 19 ottobre 2015

Sabatum Quartet, dalla Calabria viaggio di sola andata

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 17 Ottobre 2015

Un gruppo che fonda le proprie radici nella tradizione calabrese e nella musica popolare, facendo della contaminazione il proprio mood e la propria vocazione.

Abbiamo incontrato Trieste Marrelli, cantante del gruppo Sabatum Quartet, premiato alla quinta edizione del Calabbria teatro festival per i dieci anni di carriera e la capacità di far dialogare il legame con le tradizioni e l'apertura a influenze diverse.

 Cominciamo dal nome del gruppo e dal tuo che è certamente insolito.
"Il mio nome è legato a un nonno che partecipò alla presa di Trento e Trieste per l'appunto. Ai tempi dell'Università le mie interrogazioni cominciavano tutte da qui. Il nome della band, invece, è legato al nome latino del fiume Savuto. Abbiamo ritenuto opportuno rendere omaggio con il nome alla provenienza di tutti i componenti della band che vivono appunto intorno a quest'aria del cosentino."

Com'è nato il gruppo e come si è sviluppata l'attività nel tempo?
"In origine eravamo in quattro quindi da ciò Quartet. Si è volutamente utilizzato un termine latino ed uno inglese, proprio per dare fin dall’inizio l’impronta di un qualcosa di diverso dal solito, l’unione tra antico e moderno, fra tradizionale e sperimentale. Il simbolo è invece una tarantola asimettricamente a sette zampe, come sette sono i componenti della band. La tarantola, rappresenta appunto, come nella leggenda del suo morso, il delirio che si avverte ascoltando il ritmo incalzante della tarantella."

Ed è ancora un richiamo al territorio.
"La line Up originale dei quattro fondatori ovvero: il sottoscritto, Roberto Bozzo, Antonio Ungaro e la flautista Rosa Mazzei, che ha avuto origine fin dal primo anno, nel lontano 2005. Dieci anni infatti non sono pochi. Abbiamo iniziato così per gioco, curiosi di vedere come sarebbe stato l'approccio del pubblico al nostro modo di raccontare la tradizione, attraverso un linguaggio musicale moderno."

Qual è la vocazione del progetto e come si è evoluta nell'arco della vostra storia?
"Proprio questa dialettica, quasi un ossimoro e certamente una sfida. Questo è stato infatti l'argomento trainante di tutto il progetto, in quanto tutti i componenti della band oltre ad avere il desiderio di esprimersi in dialetto, provenendo da ambienti artistico musicali differenti quali il rock, il reggae, il folk e, addirittura, la musica classica, volevano dare ognuno a suo modo un contributo importante alla causa."

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Al via il viaggio della quinta edizione del Calabbria teatro festival

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 15 Ottobre 2015

Parte il 14 ottobre la quinta edizione quest'anno dedicata al viaggio. All'ingresso del Protoconvento francescano di Castrovillari un'installazione con le scarpe, calzature di tutti i tipi ad indicare il cammino, l'essere in viaggio perenne dell'uomo. L'edizione 2015 è dedicata ad Anna Paternostro, cittadina venuta a mancare tragicamente, donna di cultura, vicina alle attività locali del teatro e dell'arte,impegnata nel sociale. D'ora in avanti sarà la madrina della manifestazione, ha sottolineato la direttrice organizzativa del festival, Angela Micieli, inaugurando la manifestazione.

L'apertura è stata con una mostra d'arte le cui opere saranno battute all'asta domenica e il cui ricavato andrà proprio all'Avo, associazione volontari ospedalieri di Castrovillari della quale faceva parte Anna Paternostro. La mostra, che espone per lo più dei d'après di artisti locali con la collaborazione della Galleria Arte studio di Grosseto diretta da Manuela Vannini, vede la presenza della stessa Angela Micieli, questa volta in veste di artista. L'idea nasce dalla collaborazione con un'amica di Castrovillari che da molti anni vive a Livorno, Agnese Martino, anch'ella pittrice per diletto.

Secondo appuntamento della sera con la danza e la scuola Khoreia per bambini, diretta da Rosy Parrotta, direttore artistico del festival e in questa occasione coreografa di "Attraverso", performance dedicata al viaggio. Durante l'esibizione le interpreti si toglieranno gli abiti per provare ad indossarli di nuovo. Impossibile perché ogni viaggio ci cambia ed è sempre di sola andata.

Ha concluso la serata il premio ai dieci anni di carriera del gruppo Sabatum Quartetto, artisti locali premiati perché, partendo dalle tradizioni, musiche, ritmi, temi e sonorità calabresi si sono aperti alle contaminazioni, ad esempio con il tango. Un percorso originale e intrigante che, come ci ha raccontato il cantante Trieste Marrelli, si propone di educare all'ascolto come apertura alla commistione di linguaggi diversi. L'idea è quella del viaggio come dimensione di incontro e ascolto.

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