sabato 21 aprile 2018

Verdi legge Verdi con Massimiliano Finazzer Flory


Verdi legge Verdi – Casa di riposo Giuseppe Verdi (Milano)
Non poteva che partire da quella che il compositore considerava la sua opera più bella, la casa di riposo per musicisti, lo spettacolo diretto da Massimiliano Finazzer Flory, Verdi Legge Verdi, promosso e sostenuto dalla Regione Lombardia, raffinato autoritratto in musica con il gusto dell’ironia. L’attore e regista milanese conferma la sua originalità nel leggere testi storici e restituirli vivi.

Una serata unica – ad ingresso libero - il 27 gennaio per ricordare Verdi con lo spettacolo verdi legge Verdi, diretto da Massimiliano Finazzer Flory, regista di monologhi spesso dedicati a grandi personaggi come nel caso di Leonardo, qualche anno fa al Museo della scienza e della tecnica di Milano. Lo spettacolo – che sarà a Roma al Teatro della Cometa il 26 febbraio, tappa finale del giro – non poteva che partire da quella che il compositore considerava la sua opera più bella, una casa di riposo per musicisti. Recentemente tra l’altro è stata rievocata in occasione della scomparsa dello chef, che voleva essere considerato un cuoco, Gualtiero Marchesi che ha progettato la stessa idea per chi crea in cucina. Finazzer Flory ha rimaneggiato la pièce del 2016 per la nuova tournée, dedicata ai conservatori, luoghi dell’identità italiana, perché a suo parere stiamo diventando analfabeti culturali, proprio noi italiani che siamo stati la culla della musica, in particolare del melodramma. Lo spettacolo ricostruisce in forma di autoritratto la vita del compositore di Roncole di Busseto, in provincia di Parma, a partire dal suo immenso epistolario, a lungo trascurato. La casa di riposo intitolata al suo fondatore tutti gli anni  nell’anniversario della sua scomparsa, avvenuta nel 1901 all’hotel De Milan, dov’era solito alloggiare quando era nel capoluogo lombardo dedica un concerto. Quest’anno la proposta di Finazzer si è incontrata con il sostegno non solo economico ma di partnership con la Regione Lombardia che ha apprezzato lo spirito dello spettacolo, di valorizzazione del patrimonio del territorio attraverso i luoghi dello stesso. La tournée lombarda sarà ad esempio a Cremona nel Museo del violino e a Bergamo presso il Conservatorio Donizzetti.  “I tre temi dello spettacolo sono l’Italia, la natura e la figura del padre, ha spiegato Finazzer. Verdi, come mi ha insegnato il maestro Muti, è l’italiano per eccellenza, trova il padre spirituale in Shakespeare ed evoca la natura nei paesaggi della sua opera.” Accompagnato dalla pianista giapponese Yuna Saito dell’Accademia del Teatro alla Scala, Finazzer veste, e si traveste come d’abitudine, i panni dell’anziano Verdi, proponendo una biografia romantica del compositore tra musica e parole. Rispetto alla prima versione il racconto è più narrativo con il compositore che racconta episodi salienti della sua vita che hanno segnato anche quella artistica italiana. Il musicista confessandosi idealmente davanti al pubblico racconta di essere nato nel 1813, in zona di occupazione francese, come ha appurato dopo anni, mente sua mamma gli aveva sempre detto che era nato nel 1814. Figlio di due persone semplici ma alfabetizzate fu affidato per l’educazione ad un prete e ne fu contento, lui che voleva diventare organista. Il regalo più bello del padre fu una spinetta che divenne la sua vocazione. Racconta infatti di non essere che un uomo di teatro che ha passato la vita a scrivere note, nella convinzione che la musica sia universale e non esistano la musica italiana, tedesca, francese, anche se sono gli individui che fanno la musica e che come tali sono diversi l’uno dall’altro.  Per questo non ha voluto fondare una sua scuola. Alla musica e al suo rigore dedica una vita, con un fervore costante che lo tiene spesso sveglio e soffrendo di insonnia prende in odia l’indole pigra. Nel corso del suo racconto l’incontro con Wagner che non giudica né un profeta come i suoi ammiratori né una brutta bestia come i suoi detrattori. Si intuisce che la grande rivalità con il compositore d’Oltralpe è forse più qualcosa che è stato creato dal pubblico e dalla critica. Certo il compositore nazionale criticava di Wagner la complicazione di scegliere la via complicata e difficile che spesso non rende un buon servizio alla musica. Come a dire: è la musica che guida, non il cantante con i suoi capricci “che in passato hanno creato manifestazioni brutte come il barocco”. Il viaggio dello spettacolo accompagna il musicista nella sua vita artistica e pubblica, mentre Finazzer non menziona l’aspetto privato, familiare, e comincia con un’esperienza negativa: fu respinto per ragioni di età al conservatorio di Milano ma lo studio con il maestro napoletano Lavinia lo renderà soddisfatto per il rigore: due anni solo di fighe e canoni. E poi c’è la storia delle opere tra successi e insuccessi, come la difficoltà di far entrare nella stagione de la Scala di Milano il Nabucco, opera dell’allora giovane compositore: il successo però poi arriva nel 1892. Così è per molte opere. Anche la Traviata al debutto veneziano non ebbe successo, mentre a Roma venne censurata. Il grande maestro di Verdi rimane Shakespeare del quale musica diverse opere come il Falstaff, burlone per eccellenza e in qualche modo metafora della vita che è una burla. Solo Re Lear non riuscì a realizzarlo, forse spaventato, per sua ammissione, dalla visione della foresta. Nel suo percorso anche un episodio di vita politica legata ad un incarico nel quale si trovò quasi coinvolto come deputato per volere del Conte Cavour. E ancora ci sono i viaggi perché Verdi, pur amando soprattutto la campagna, la libertà di passeggiare e muoversi senza meta, conobbe la Russia, amava Londra a parte il suo clima terribile e adorava Parigi. Infine sentì approssimarsi la fine e la visse come una fuga, alla maniera del Falstaff, dando disposizioni per funerali modestissimi, due preti, una croce, due candele, niente fiori e una somma da devolvere in beneficienza. In qualche modo si congedò dal suo pubblico che però continuò ad incontrare. Ecco Finazzer con una confessione e una chiacchierata dai toni quasi sommessi ci restituisce un uomo rigoroso eppure pieno di ardore e di passione, anche di livore per alcuni aspetti, battagliero ma più in nome della musica che della propria gloria, del quale non ci sono ritratti. Bisognerebbe chiedere, come dice all’inizio dello spettacolo, al suo amico Giovanni Boldini, autore del celebre ritratto di Verdi.
Verdi legge Verdi
Casa di riposo Giuseppe Verdi
Piazza Buonarroti, 29 – Milano (MM Buonarroti, linea 1 per Rho-Fiera)
Tel. 024996009

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