Domenica 9 agosto alle ore 18.30 (ingresso libero) presso il Park Hotel Villa Ariston di Lido di Camaiore (Viale Bernardini n. 355) si terrà un incontro sul tema: "Le sculture per il corpo: quando il gioiello è cultura".
Nell'evento programmato nell'elegante albergo versiliese, si parlerà di come l'arte dei gioielli si sposi perfettamente con la cultura; ogni realizzazione, infatti, nasconde uno studio approfondito della persona che poi indosserà quanto sapientemente realizzato dal gioielliere. Un mix fra arte, design e stile di vita che sono caratteristiche inscindibili per ogni persona che operi nel mondo della moda. Ospite del pomeriggio al Villa Ariston, sarà la nota creatrice orafa Leticia Lanaro, titolare di uno storico laboratorio nel centro di Padova.
Al termine dell'evento, verrà offerto un aperitivo agli intervenuti.
(Parcheggio gratuito all'interno dell'hotel.)
venerdì 31 luglio 2015
Michelangelo Bastiani "Infra terram"
The children Geyser |
Cubo-nuvola |
Barattolo-tornado |
Vortice |
mercoledì 29 luglio 2015
"Accoppiamenti giudiziosi". Talk con Alfredo Macchi, Luciano del Castillo, María Rosa Jijón
Scritto da Ilaria Guidantoni Sabato, 25 Luglio 2015
Roma, inARS Art Gallery e Libreria Arion Montecitorio
Raccontare la guerra, come e quanto, senza tradirla né violentare lo spettatore. Una riflessione sulle parole e le immagini per dire i conflitti proposta da giornalisti, fotografi e artisti con un confronto tra informazione e comunicazione, piano emozionale ed educativo, nella miriade dei mezzi di comunicazione in continua evoluzione.
E’ stato inaugurato il primo degli incontri dal titolo “Accoppiamenti giudiziosi” proposto nell’ambito della mostra Teatri di Guerra promosso da inARS Art Gallery il 16 luglio negli spazi della galleria presso la Libreria Arion a Piazza Montecitorio a Roma dove si sono incontrati i giornalisti e fotoreporter Alfredo Macchi e Luciano del Castillo con l’artista e attivista dell’Ecuador María Rosa Jijónper confrontarsi sul tema della Guerra tra immagini e parole. Come raccontare i conflitti? La domanda al centro del dibattito.
A partire dalla mostra Teatri di Guerra, dal libro War Landscapes (Tempesta Editore, Roma 2015) di Alfredo Macchi e dal lavoro dell’artista ecuadoriana María Rosa Jijón, la riflessione del moderatore e curatore degli incontri Fabio Pizzicanella in merito alla percezione, rappresentazione e sulla documentazione della guerra.
Il ciclo di incontri denominati “Accoppiamenti giudiziosi” prende spunto e titolo dall’omonimo racconto di Carlo Emilio Gadda, per proporre l’accostamento tra opere di diverse discipline e/o personalità. Intellettuali, giornalisti, esperti di arte contemporanea e artisti sono di volta in volta invitati ad approfondire le possibili connessioni tra opere d’arte visiva e un libro, a partire dal tema della mostra in corso.
L’incontro con Alfredo Macchi, Luciano del Castillo e María Rosa Jijón si inserisce nel quadro della mostra Teatri di Guerra, una collettiva di opere d’arte e design della Collezione Jacorossi dedicata al tema della Guerra, letta nelle sue varie sfaccettature. Il progetto espositivo accoglie anche le fotografie di Alfredo Macchi, poste in dialogo con la serie di incisioni Gott mit uns di Renato Guttuso.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Roma, inARS Art Gallery e Libreria Arion Montecitorio
Raccontare la guerra, come e quanto, senza tradirla né violentare lo spettatore. Una riflessione sulle parole e le immagini per dire i conflitti proposta da giornalisti, fotografi e artisti con un confronto tra informazione e comunicazione, piano emozionale ed educativo, nella miriade dei mezzi di comunicazione in continua evoluzione.
E’ stato inaugurato il primo degli incontri dal titolo “Accoppiamenti giudiziosi” proposto nell’ambito della mostra Teatri di Guerra promosso da inARS Art Gallery il 16 luglio negli spazi della galleria presso la Libreria Arion a Piazza Montecitorio a Roma dove si sono incontrati i giornalisti e fotoreporter Alfredo Macchi e Luciano del Castillo con l’artista e attivista dell’Ecuador María Rosa Jijónper confrontarsi sul tema della Guerra tra immagini e parole. Come raccontare i conflitti? La domanda al centro del dibattito.
A partire dalla mostra Teatri di Guerra, dal libro War Landscapes (Tempesta Editore, Roma 2015) di Alfredo Macchi e dal lavoro dell’artista ecuadoriana María Rosa Jijón, la riflessione del moderatore e curatore degli incontri Fabio Pizzicanella in merito alla percezione, rappresentazione e sulla documentazione della guerra.
Il ciclo di incontri denominati “Accoppiamenti giudiziosi” prende spunto e titolo dall’omonimo racconto di Carlo Emilio Gadda, per proporre l’accostamento tra opere di diverse discipline e/o personalità. Intellettuali, giornalisti, esperti di arte contemporanea e artisti sono di volta in volta invitati ad approfondire le possibili connessioni tra opere d’arte visiva e un libro, a partire dal tema della mostra in corso.
L’incontro con Alfredo Macchi, Luciano del Castillo e María Rosa Jijón si inserisce nel quadro della mostra Teatri di Guerra, una collettiva di opere d’arte e design della Collezione Jacorossi dedicata al tema della Guerra, letta nelle sue varie sfaccettature. Il progetto espositivo accoglie anche le fotografie di Alfredo Macchi, poste in dialogo con la serie di incisioni Gott mit uns di Renato Guttuso.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
mercoledì 22 luglio 2015
Filippo Gili: Dire il tragico oggi - Un laboratorio teatrale su "Casa di bambola" di Henrik Ibsen
Scritto da Ilaria Guidantoni Sabato, 18 Luglio 2015
Dire il tragico è stringere la mano alla contraddizione, accogliendola, standoci dentro, in una parola, aprendo le porte alla vita dove i generi letterari non sono separati come nei manuali. E’ rendere attuale l’universale senza forzature e volgarizzazioni, addomesticarlo, senza enfasi e senza appunto teatralizzazione per restituirlo autentico e credibile, fuori dagli stereotipi. Attingere dall’archivio della vita per recitare e non da quello molto più limitato e usurato del teatro è la scommessa della regia di Gili, fino al 22 luglio “in scena” con un laboratorio su "Casa di bambola" di Henrik Ibsen.
Abbiamo incontrato il regista romano Filippo Gili alla vigilia del suo seminario su “Dire il tragico” dedicato a Casa di bambola di Henrik Ibsen e abbiamo assistito alla giornata di esordio di un lavoro rivolto ad attori con una formazione già consolidata nonché professionisti, presso le Carrozzerie N.O.T. in zona Portuense fino al 22 luglio. Questo seminario arriva a pochi mesi di distanza da un altro dedicato all’Amleto di Shakespeare e all’Antigone di Sofocle.
Innanzitutto perché la scelta di Ibsen e in particolare il focus su quest’opera?
«E’ una scommessa perché si tratta di un autore difficile e recepito come datato, quasi ostile, anche se tremendamente - forse è il caso di dire, tragicamente - moderno. La sua costruzione è fatta di mattoni e non di ovatta. Ne risulta un edificio spigoloso, con una scrittura rudimentale che, secondo Anton Cechov, a suo parere non conosceva “le cose della vita”. Il rischio per un regista è di renderlo grottesco, caricaturale e cristallizzarlo nel suo ambiente e nel suo mondo storico, mentre ancor oggi Ibsen ha molto da dire, seppur si renda necessario un cambiamento nel linguaggio. E’ questa la sfida: recuperare le dinamiche e il profilo psicologico, tutt’altro che ingenuo e superato, senza rischiare il patetico o il ridicolo per lo spettatore odierno.»
Quali i temi essenziali che ci parlano ancora?
«L’ossessione di colpire il mondo piccolo borghese che, attualmente, più che una classe o fascia sociale resta una categoria dello spirito; e la dinamica del rapporto coniugale, anche nella forma della convivenza, tra uomo e donna, nell’emersione dei vizi tipici di una forma costrittiva di relazione. Per rendere visibile ma credibile e ancora viva più che vera questa condizione affettiva occorre fuggire il grossier e la caricatura, per entrare nelle pieghe dell’ironia sottile. Ecco che il tragico a volte provoca il riso, quant’anche amaro.»
L'intervista integrale su Saltinaria.it
Dire il tragico è stringere la mano alla contraddizione, accogliendola, standoci dentro, in una parola, aprendo le porte alla vita dove i generi letterari non sono separati come nei manuali. E’ rendere attuale l’universale senza forzature e volgarizzazioni, addomesticarlo, senza enfasi e senza appunto teatralizzazione per restituirlo autentico e credibile, fuori dagli stereotipi. Attingere dall’archivio della vita per recitare e non da quello molto più limitato e usurato del teatro è la scommessa della regia di Gili, fino al 22 luglio “in scena” con un laboratorio su "Casa di bambola" di Henrik Ibsen.
Abbiamo incontrato il regista romano Filippo Gili alla vigilia del suo seminario su “Dire il tragico” dedicato a Casa di bambola di Henrik Ibsen e abbiamo assistito alla giornata di esordio di un lavoro rivolto ad attori con una formazione già consolidata nonché professionisti, presso le Carrozzerie N.O.T. in zona Portuense fino al 22 luglio. Questo seminario arriva a pochi mesi di distanza da un altro dedicato all’Amleto di Shakespeare e all’Antigone di Sofocle.
Innanzitutto perché la scelta di Ibsen e in particolare il focus su quest’opera?
«E’ una scommessa perché si tratta di un autore difficile e recepito come datato, quasi ostile, anche se tremendamente - forse è il caso di dire, tragicamente - moderno. La sua costruzione è fatta di mattoni e non di ovatta. Ne risulta un edificio spigoloso, con una scrittura rudimentale che, secondo Anton Cechov, a suo parere non conosceva “le cose della vita”. Il rischio per un regista è di renderlo grottesco, caricaturale e cristallizzarlo nel suo ambiente e nel suo mondo storico, mentre ancor oggi Ibsen ha molto da dire, seppur si renda necessario un cambiamento nel linguaggio. E’ questa la sfida: recuperare le dinamiche e il profilo psicologico, tutt’altro che ingenuo e superato, senza rischiare il patetico o il ridicolo per lo spettatore odierno.»
Quali i temi essenziali che ci parlano ancora?
«L’ossessione di colpire il mondo piccolo borghese che, attualmente, più che una classe o fascia sociale resta una categoria dello spirito; e la dinamica del rapporto coniugale, anche nella forma della convivenza, tra uomo e donna, nell’emersione dei vizi tipici di una forma costrittiva di relazione. Per rendere visibile ma credibile e ancora viva più che vera questa condizione affettiva occorre fuggire il grossier e la caricatura, per entrare nelle pieghe dell’ironia sottile. Ecco che il tragico a volte provoca il riso, quant’anche amaro.»
L'intervista integrale su Saltinaria.it
"De rerum natura". A Pietrasanta va in scena la natura
Alcune immagini della mostra di Andrea Collesano nella galleria Barbara Paci a Pietrasanta recensita su questo spazio
"Accoppiamenti giudiziosi", talk con Alfredo Macchi, Luciano del Castillo, María Rosa Jijón
In attesa della recensione su Saltinaria.it vi proponiamo qualche immagine del primo degli incontri legati alla mostra romana Teatri di guerra
Accoppiamenti giudiziosi
talk con
Alfredo Macchi, Luciano del Castillo, María Rosa Jijón
Roma, inARS Art Gallery e Libreria Arion Montecitorio
Inaugurato il primo degli incontri dal titolo “Accoppiamenti giudiziosi” proposto nell’ambito della mostra Teatri di Guerra promosso da inARS Art Gallery il 16 luglio negli spazi della galleria presso la Libreria Arion a Piazza Montecitorio a Roma dove si sono incontrati i giornalisti e fotoreporter Alfredo Macchi e Luciano del Castillo con l’artista e attivista dell’Ecuador María Rosa Jijónper confrontarsi sul tema della Guerra tra immagini e parole. Come raccontare i conflitti? La domanda al centro del dibattito.
A partire dalla mostra Teatri di Guerra, dal libro War Landscapes (Tempesta Editore, Roma 2015) di Alfredo Macchi, e dal lavoro dell’artista ecuadoriana María Rosa Jijón, la riflessione del moderatore e curatore degli incontri Fabio Pizzicannella in merito alla percezione, rappresentazione e sulla documentazione della guerra.
Il ciclo di incontri denominati “Accoppiamenti giudiziosi” prende spunto e titolo dall’omonimo racconto di Carlo Emilio Gadda, per proporre l’accostamento tra opere di diverse discipline e/o personalità. Intellettuali, giornalisti, esperti di arte contemporanea e artisti sono di volta in volta invitati ad approfondire le possibili connessioni tra opere d’arte visiva e un libro, a partire dal tema della mostra in corso.
Accoppiamenti giudiziosi
talk con
Alfredo Macchi, Luciano del Castillo, María Rosa Jijón
Roma, inARS Art Gallery e Libreria Arion Montecitorio
Inaugurato il primo degli incontri dal titolo “Accoppiamenti giudiziosi” proposto nell’ambito della mostra Teatri di Guerra promosso da inARS Art Gallery il 16 luglio negli spazi della galleria presso la Libreria Arion a Piazza Montecitorio a Roma dove si sono incontrati i giornalisti e fotoreporter Alfredo Macchi e Luciano del Castillo con l’artista e attivista dell’Ecuador María Rosa Jijónper confrontarsi sul tema della Guerra tra immagini e parole. Come raccontare i conflitti? La domanda al centro del dibattito.
A partire dalla mostra Teatri di Guerra, dal libro War Landscapes (Tempesta Editore, Roma 2015) di Alfredo Macchi, e dal lavoro dell’artista ecuadoriana María Rosa Jijón, la riflessione del moderatore e curatore degli incontri Fabio Pizzicannella in merito alla percezione, rappresentazione e sulla documentazione della guerra.
Il ciclo di incontri denominati “Accoppiamenti giudiziosi” prende spunto e titolo dall’omonimo racconto di Carlo Emilio Gadda, per proporre l’accostamento tra opere di diverse discipline e/o personalità. Intellettuali, giornalisti, esperti di arte contemporanea e artisti sono di volta in volta invitati ad approfondire le possibili connessioni tra opere d’arte visiva e un libro, a partire dal tema della mostra in corso.
venerdì 17 luglio 2015
De rerum natura. A Pietrasanta va in scena la natura
Scritto da Ilaria Guidantoni Domenica, 12 Luglio 2015
Supra terram, prima tappa di un percorso tra arte e natura
A Pietrasanta va in scena la natura con Barbara Paci, proprietaria dell’omonima galleria d’arte, nella cittadina toscana di gallerie e fonderie artistiche. Luglio è all’insegna della natura che diventa protagonista dell’arte e destinataria. Il viaggio di Barbara è in due tappe, rispettivamente dedicati alle terre emerse – con le opere di Andrea Collesano, disegnatore su carta anticata di balene emerse e frutti - e al mare.
Abbiamo incontrato Barbara Paci per chiederle come sia nata l’idea. «Dall’amore e dall’attenzione alla tutela verso la natura – ci ha raccontato – in particolare per la flora e la fauna che ho da sempre e che mi sono trovata a condividere con una serie di artisti con i quali lavoro. Tra l’altro per un caso il Curatore della mostra, Enrico Mattei, che qualche anno fa ha allestito a Villa Bertelli al Forte dei Marmi un’esposizione di Andrea Collesano, mi ha comunicato una sua scelta sempre più orientata all’ecosostenibilità, sia nell’arte sia nello stile di vita personale.» Il progetto non sposa solo una causa culturale e sociale legata alla natura, ma anche un progetto di charity che questa volta la gallerista ha scelto di tenere distinto dall’opera d’arte, configurandola come un percorso intrecciato all’attività artistica sebbene autonomo per varie ragioni, anche in tema di efficacia e per allargare il pubblico che pur amando natura ed arte non fa parte dei collezionisti d’arte; in modo che si avvicini ad una filosofia nuova del quotidiano. E’ nato così il Contest legato alla vendita di oggetti realizzati con i sacchi di carta per cemento, riciclati, e impreziositi da alcuni dettagli di Andrea Collesano: porta cellulari o porta ipad, pochette e oggetti di uso comune con uno stile green (e prezzi compresi tra i 15 e i 35 euro), il ricavato della vendita die quali è destinato a cinque associazioni per la tutela degli animali, precisamente, Sea Shepherd (assalitori di baleniere), Save the Dogs, A.N.P.A.N.A, African Parks (associazione olandese) e Il Rifugio degli Asinelli. Il Contest prevede che attraverso la pagina fb, che enfatizza l’idea della condivisione partecipativa, emozionale ed anche l’uso della tecnologia e dei linguaggio dei social network, l’associazione più “cliccata” vinca il monte premi raccolto con le donazioni. E' possibile votare sulla pagina facebook - www.facebook.com/BarbaraPaciGalleriaDarte.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Supra terram, prima tappa di un percorso tra arte e natura
A Pietrasanta va in scena la natura con Barbara Paci, proprietaria dell’omonima galleria d’arte, nella cittadina toscana di gallerie e fonderie artistiche. Luglio è all’insegna della natura che diventa protagonista dell’arte e destinataria. Il viaggio di Barbara è in due tappe, rispettivamente dedicati alle terre emerse – con le opere di Andrea Collesano, disegnatore su carta anticata di balene emerse e frutti - e al mare.
Abbiamo incontrato Barbara Paci per chiederle come sia nata l’idea. «Dall’amore e dall’attenzione alla tutela verso la natura – ci ha raccontato – in particolare per la flora e la fauna che ho da sempre e che mi sono trovata a condividere con una serie di artisti con i quali lavoro. Tra l’altro per un caso il Curatore della mostra, Enrico Mattei, che qualche anno fa ha allestito a Villa Bertelli al Forte dei Marmi un’esposizione di Andrea Collesano, mi ha comunicato una sua scelta sempre più orientata all’ecosostenibilità, sia nell’arte sia nello stile di vita personale.» Il progetto non sposa solo una causa culturale e sociale legata alla natura, ma anche un progetto di charity che questa volta la gallerista ha scelto di tenere distinto dall’opera d’arte, configurandola come un percorso intrecciato all’attività artistica sebbene autonomo per varie ragioni, anche in tema di efficacia e per allargare il pubblico che pur amando natura ed arte non fa parte dei collezionisti d’arte; in modo che si avvicini ad una filosofia nuova del quotidiano. E’ nato così il Contest legato alla vendita di oggetti realizzati con i sacchi di carta per cemento, riciclati, e impreziositi da alcuni dettagli di Andrea Collesano: porta cellulari o porta ipad, pochette e oggetti di uso comune con uno stile green (e prezzi compresi tra i 15 e i 35 euro), il ricavato della vendita die quali è destinato a cinque associazioni per la tutela degli animali, precisamente, Sea Shepherd (assalitori di baleniere), Save the Dogs, A.N.P.A.N.A, African Parks (associazione olandese) e Il Rifugio degli Asinelli. Il Contest prevede che attraverso la pagina fb, che enfatizza l’idea della condivisione partecipativa, emozionale ed anche l’uso della tecnologia e dei linguaggio dei social network, l’associazione più “cliccata” vinca il monte premi raccolto con le donazioni. E' possibile votare sulla pagina facebook - www.facebook.com/BarbaraPaciGalleriaDarte.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
martedì 7 luglio 2015
Orafi Italia alla casa Museo Poldi Pezzoli
Scritto da Ilaria Guidantoni Giovedì, 02 Luglio 2015
Una mostra per esaltare il made in Italy nella sua componente di eccellenza tecnica e produttiva come anche di tradizione culturale con un focus sul tema del nutrimento in omaggio all’Expo 2015. L’iniziativa sposa l’impresa orafa con una casa museo di fama internazionale che ha nel gioiello il proprio simbolo.
La piccola mostra “Gioiello – arte e nutrimento dell’anima”, in programma dal 25 giugno al 27 luglio a Milano, è organizzata dal Club Orafi Italia associazione di imprese indipendente nata nel 1980 per promuovere l’eccellenza produttiva e della tradizione di uno dei prodotti simboli dello stile italiano – presso il Museo Poldi Pezzoli, casa museo noto a livello internazionale e realizzato nel 1881 dal collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli. L’associazione non è casuale perché il museo ospita gioielli antichi ed in particolare è rappresentato dalla Dama del Pollaiolo con le famose perle. Non solo ma il Club Orafi Italia ha sostenuto il restauro di due preziosi smalti limosini, una Pace con l’Adorazione del bambino e una Pace con la Pietà entrambe del 1500 circa, opere della collezione museale. Per la prima volta Broggian, Cesari e Rinaldi, Chantecler, Fope, Forevemark, Enzo Liverino, Vendorafa Lombardi e Vhernier espongono tutti insieme in un museo sul tema del gioiello quale nutrimento, non solo del piacere per l’effetto appagante della bellezza degli oggetti ma anche in associazione al valore del cibo sul quale l’Expo sta riflettendo.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Una mostra per esaltare il made in Italy nella sua componente di eccellenza tecnica e produttiva come anche di tradizione culturale con un focus sul tema del nutrimento in omaggio all’Expo 2015. L’iniziativa sposa l’impresa orafa con una casa museo di fama internazionale che ha nel gioiello il proprio simbolo.
La piccola mostra “Gioiello – arte e nutrimento dell’anima”, in programma dal 25 giugno al 27 luglio a Milano, è organizzata dal Club Orafi Italia associazione di imprese indipendente nata nel 1980 per promuovere l’eccellenza produttiva e della tradizione di uno dei prodotti simboli dello stile italiano – presso il Museo Poldi Pezzoli, casa museo noto a livello internazionale e realizzato nel 1881 dal collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli. L’associazione non è casuale perché il museo ospita gioielli antichi ed in particolare è rappresentato dalla Dama del Pollaiolo con le famose perle. Non solo ma il Club Orafi Italia ha sostenuto il restauro di due preziosi smalti limosini, una Pace con l’Adorazione del bambino e una Pace con la Pietà entrambe del 1500 circa, opere della collezione museale. Per la prima volta Broggian, Cesari e Rinaldi, Chantecler, Fope, Forevemark, Enzo Liverino, Vendorafa Lombardi e Vhernier espongono tutti insieme in un museo sul tema del gioiello quale nutrimento, non solo del piacere per l’effetto appagante della bellezza degli oggetti ma anche in associazione al valore del cibo sul quale l’Expo sta riflettendo.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Iscriviti a:
Post (Atom)