lunedì 23 giugno 2014

I promessi sposi - Biblioteca angelica (Roma)

Sabato, 21 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni

Nuova sperimentazione da un classico monumentale per Massimiliano Finazzer Flory, che gioca questa volta non solo con la voce e le parole ma esalta l’interpretazione, la diversificazione dei personaggi, mettendo sempre al centro il testo. La parte più gestuale è affidata alla danza, che è anche maschera, perfettamente sincronica con la voce dei ruoli multipli del protagonista. In alcuni passaggi la resa è commovente.

I PROMESSI SPOSI
da Alessandro Manzoni
riscrittura, regia e interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory
coreografie di e con Gilda Gelati, già prima ballerina del Teatro alla Scala

La tragedia greca manifesta la propria attualità, perché al di là dell’ambientazione e del valore del coro, pone al centro il testo che racconta l’universale, pur declinato in chiave greca con una connotazione storico-mitologica. Con la rivisitazione dei classici, dopo “Pinocchio”, Finazzer sembra cercare l’archetipo, che nel caso de’ “I promessi sposi” è la dinamica del matrimonio, l’arroganza dei potenti, l’impotenza di fronte alla sventura, la sudditanza della povertà che diventa rabbia, una metafora di condizioni sempre attuali nel privato come nel pubblico.

Qui è al centro il grande tema della fede e della fortuna, dell’autodeterminazione e della coralità della storia. Su questo pone l’accento alla fine del racconto, sulla morale che per evitare i guai non basta la buona condotta, meglio è affidarsi a Dio che troverà il modo di proteggerci. Questa conclusione, racconta Finazzer, è ‘il sugo della storia’ e il pubblico è invitato alla benevolenza verso chi l’ha scritta e, se si è divertito, anche verso chi l’ha ‘accomodata’.

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