Festival Blues
Rassegna internazionale di Musica&Letteratura
X EDIZIONE
PIACENZA – TRAVO (PC)
26/29 GIUGNO 2014
Giovedì 26 giugno 2014
ore 20.30
INCONTRO LETTERARIO
Palco Internazionale, Piazza Cavalli, Piacenza (PC)
Africa: punteggiatura ed accordi tra le dune del deserto
Con Aziz Chouaki, scrittore e sceneggiatore franco-algerino, autore di numerosi romanzi tra cui La stella di Algeri, Premio Flaiano, la spietata analisi della genesi di un terrorista suicida. Conduce l'incontro la scrittrice e giornalista Ilaria Guidantoni
Si parla di Mediterraneo alla decima edizione del Festival Blues Musicale Letterario dal Mississippi al Po di Piacenza, con Aziz Chouaki, e il suo canto libero, l'apertura alla mediterraneità come antidoto alla visione unica preludio alla dittatura.
"Dal nostro incontro da sponde opposte sul Mediterraneo e dalle loro corrispondenze ripartiremo per disegnare il senso dell'arte e dell'impegno; la scommessa dell'uscita dal tunnel per l'Algeria, all'indomani delle presidenziali che marcano uno stallo di continuità, si chiama Mediterraneo", ha anticipato Ilaria Guidantoni. E aggiunge: "Ai giovani non basta la stabilità e la sicurezza per fermare la loro fuga verso l'Europa. L'orizzonte del Mediterraneo, con la crisi russa in corso e le bufere mediorientali, è una risorsa anche per l'Europa e gli Stati Uniti l'hanno capito".
Aziz Chouaki ha scelto il jazz e la lingua francese per esprimersi, scritture libere e aperte all'improvvisazione, perché è nella dimensione della pluralità l'assicurazione della democrazia; ispirandosi così ad Albert Camus che aveva già capito il rischio della radicalizzazione della religiosa se il Paese avesse voltato le spalle al mare per ritirarsi verso l'interno".
Presentazione di tutti gli ospiti scrittori presenti al festival con una carrellata degli ospiti letterari
Musica live con Francesco Piu & Pablo Leoni
martedì 24 giugno 2014
lunedì 23 giugno 2014
I promessi sposi - Biblioteca angelica (Roma)
Sabato, 21 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni
Nuova sperimentazione da un classico monumentale per Massimiliano Finazzer Flory, che gioca questa volta non solo con la voce e le parole ma esalta l’interpretazione, la diversificazione dei personaggi, mettendo sempre al centro il testo. La parte più gestuale è affidata alla danza, che è anche maschera, perfettamente sincronica con la voce dei ruoli multipli del protagonista. In alcuni passaggi la resa è commovente.
I PROMESSI SPOSI
da Alessandro Manzoni
riscrittura, regia e interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory
coreografie di e con Gilda Gelati, già prima ballerina del Teatro alla Scala
La tragedia greca manifesta la propria attualità, perché al di là dell’ambientazione e del valore del coro, pone al centro il testo che racconta l’universale, pur declinato in chiave greca con una connotazione storico-mitologica. Con la rivisitazione dei classici, dopo “Pinocchio”, Finazzer sembra cercare l’archetipo, che nel caso de’ “I promessi sposi” è la dinamica del matrimonio, l’arroganza dei potenti, l’impotenza di fronte alla sventura, la sudditanza della povertà che diventa rabbia, una metafora di condizioni sempre attuali nel privato come nel pubblico.
Qui è al centro il grande tema della fede e della fortuna, dell’autodeterminazione e della coralità della storia. Su questo pone l’accento alla fine del racconto, sulla morale che per evitare i guai non basta la buona condotta, meglio è affidarsi a Dio che troverà il modo di proteggerci. Questa conclusione, racconta Finazzer, è ‘il sugo della storia’ e il pubblico è invitato alla benevolenza verso chi l’ha scritta e, se si è divertito, anche verso chi l’ha ‘accomodata’.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Nuova sperimentazione da un classico monumentale per Massimiliano Finazzer Flory, che gioca questa volta non solo con la voce e le parole ma esalta l’interpretazione, la diversificazione dei personaggi, mettendo sempre al centro il testo. La parte più gestuale è affidata alla danza, che è anche maschera, perfettamente sincronica con la voce dei ruoli multipli del protagonista. In alcuni passaggi la resa è commovente.
I PROMESSI SPOSI
da Alessandro Manzoni
riscrittura, regia e interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory
coreografie di e con Gilda Gelati, già prima ballerina del Teatro alla Scala
La tragedia greca manifesta la propria attualità, perché al di là dell’ambientazione e del valore del coro, pone al centro il testo che racconta l’universale, pur declinato in chiave greca con una connotazione storico-mitologica. Con la rivisitazione dei classici, dopo “Pinocchio”, Finazzer sembra cercare l’archetipo, che nel caso de’ “I promessi sposi” è la dinamica del matrimonio, l’arroganza dei potenti, l’impotenza di fronte alla sventura, la sudditanza della povertà che diventa rabbia, una metafora di condizioni sempre attuali nel privato come nel pubblico.
Qui è al centro il grande tema della fede e della fortuna, dell’autodeterminazione e della coralità della storia. Su questo pone l’accento alla fine del racconto, sulla morale che per evitare i guai non basta la buona condotta, meglio è affidarsi a Dio che troverà il modo di proteggerci. Questa conclusione, racconta Finazzer, è ‘il sugo della storia’ e il pubblico è invitato alla benevolenza verso chi l’ha scritta e, se si è divertito, anche verso chi l’ha ‘accomodata’.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
martedì 17 giugno 2014
KILOWATT FESTIVAL 19 – 26 luglio 2014, Sansepolcro (Ar)
KILOWATT FESTIVAL 2014
l’energia della scena contemporanea
XII edizione
19 – 26 luglio 2014, Sansepolcro (Ar)
PER SENTIRSI MEGLIO
è il titolo della XII° edizione di Kilowatt.
Qualità artistica degli spettacoli e un’atmosfera di festa per accogliere tutti gli spettatori: sono queste le linee guida
Comincerà domenica 19 luglio 2014 a Sansepolcro (AR) la XII° edizione di Kilowatt festival, uno dei principali appuntamenti nazionali dedicati al teatro d’innovazione e alla danza contemporanea, con incursioni nella nuova scena musicale e artistica.
Con la direzione artistica del drammaturgo e regista Luca Ricci, andranno in scena 28 spettacoli in 8 giorni e almeno una quindicina di attività collaterali (mostre, presentazioni di libri, incontri e dibattiti), per un progetto che persegue in maniera ostinata un modello di accoglienza e coinvolgimento del pubblico che punta sull’apertura verso nuove fasce di spettatori, allontanandosi dall’idea elitaria che la scena contemporanea possa parlare solo a pochi “iniziati”.
É questa apertura che ha portato Kilowatt alla ribalta nazionale, che nel 2010 gli ha fatto assegnare il Premio Ubu come miglior festival nella categoria Progetti Speciali, nel 2013 gli ha fatto vincere il premio Nico Garrone, e che ha spinto due dei più famosi economisti della cultura italiana Alessandro Bollo e Lucio Argano, a inserire Kilowatt tra i dieci case-study esaminati nelle loro pubblicazioni.
Una caratteristica – quella dell’apertura - che, in dodici anni di festival, ha costruito la buona reputazione di questo progetto, portando nella Valtiberina toscana migliaia di spettatori, decine di giornalisti nazionali e oltre 600 artisti che hanno presentato qui i propri lavori.
Il festival 2014 ha per titolo “Per sentirsi meglio”, una necessità divenuta quotidiana e fondamentale, oggi più di ieri, per guardare al mondo con occhi nuovi e propositivi, per sentire che, nonostante e al di là di tutto, va sempre alimentata la speranza di “un meglio” ad aspettarci dietro l’angolo.
E per sentirsi meglio c’è soprattutto bisogno di conoscere e indagare la realtà che ci circonda: affrontare i temi della politica e del vivere sociale per comprenderne le dinamiche e trovare risposta anche ai fatti di cronaca che segnano il nostro quotidiano; conoscere il proprio corpo, accoglierlo nelle sue possibilità e oltrepassarne i limiti, per scoprirci capaci di accettare il nostro vissuto, ripercorrerlo attraverso quello che si muove attorno a noi.
Ed ecco che i nove spettacoli scelti dai visionari (il gruppo di 30 cittadini di Sansepolcro che lavorano tutto l’inverno alla scelta degli spettacoli da invitare al festival), insieme alle ospitalità, decise dalla direzione artistica del festival, vanno a coprire tre macrotemi, ognuno con peculiarità imprescindibili dal vissuto degli artisti e capace di aprire uno spiraglio sul ieri, sull’oggi e sul domani.
Analisi politico-sociale per la Compagnia Dionisi che con “Potevo essere io”, spettacolo vincitore del bando NeXtwork 2013 (Kilowatt + Teatro dell’Orologio di Roma), racconta il percorso di crescita di due bambini della periferia milanese fra gli anni settanta e ottanta.
Stati Uniti, Messico e Italia, per “Thanks for Vaselina” di Carrozzeria Orfeo, in un triangolo di droga, dinamiche familiari e oscuri segreti per cinque personaggi al limite fra il grottesco e la cruda realtà.
Federica Santoro in “Un carnevale per Sole e Baleno” (testo di Marco Gobetti, vincitore del bando di drammaturgia NDN) affronta la vicenda di due giovani no-Tav, accusati di terrorismo, che, nel 1998, entrarono nelle cronache per un duplice suicidio carcerario.
“Invidiatemi come io ho invidiato voi” di Tindaro Granata, ispirato a un caso di pedofilia che qualche anno fa sconvolse la stessa città di Sansepolcro e la vicina Città di Castello, non si limita alla restituzione della vicenda giudiziaria o alla denuncia, ma cerca di far emergere i moti interiori e i sentimenti che muovono i protagonisti: vittime e carnefici.
Antonello Taurino con “Trovata una sega!” ripercorre a distanza di trent’anni la vicenda del ritrovamento di alcune presunte “Teste di Modigliani”, opera di tre studenti buontemponi e di un pittore scapestrato, facendo luce su quella che solo apparentemente è una burla, ma a guardare meglio è un racconto antropologico sull’Italia di ieri, di oggi, di sempre.
La compagnia Eco di Fondo, con la regia di Cesar Brie, in “Orfeo ed Euridice” (vincitore bando In-Box 2014) ripercorre e reinterpreta il dolente caso di Eluana Englaro, che pochi anni fa divise l’opinione pubblica italiana sul tema dell’eutanasia.
Claudio Morganti, come regista, e Rita Frongia, come drammaturga, presentano la nuova produzione del duo Maurizio Lupinelli-Elisa Pol (Nerval Teatro), omaggio a La mia bocca di cane, l’ultimo testo di Werner Schwab, ancora inedito in Italia, che affronta il tema delle violenze ispirate dalle religioni e della libertà individuale connessa al suicidio.
Ricerche formali e indagine del corpo quale strumento e spazio performativo per Giorgia Nardin che in “All dressed up with nowhere to go” (vincitore del Premio Prospettiva Danza 2013), scarnifica il corpo maschile e quello femminile, facendoli divenire cornice vuota. Piccole azioni quotidiane strappate alla realtà e inserite in un contesto etereo.
Trovarsi buffi nella propria solitudine, questo l’assurto di Irene Russolillo che, con “Strascichi”, affronta l’individuo diviso fra disperazione e ridicolizzazione di sé. La fine di un amore che diventa mancanza di amore.
“40.000 cm2” di Claudia Catarzi è una riflessione sulla danza in quanto naturale impulso del corpo a reagire a stimoli eterogenei: suono, rumore, spazio, aria, forza di gravità. Performance multimediale liberamente ispirata a “Le Metamorfosi” di Ovidio per Martina Francone in “No-Nothing/Something”: serie di episodi in cui i linguaggi della danza, della musica dal vivo e del video si incontrano, si sovrappongono e talvolta si mescolano.
Continua e amplia il rapporto fra corpo e video il collettivo marchigiano 7-8 chili con “Job”, ritratto ironico e inquieto del rapporto tra noi stessi, il lavoro, la società, attraverso un linguaggio ibrido tra cinema e teatro che caratterizza tutti i lavori della compagnia.
La compagnia Cani (composta da storici danzatori della Virgilio Sieni) con “Trio con bandiera” indaga la forza di gravità in uno spettacolo che si mostra come mera esposizione: compiti fisici, al limite fra il saper fare e il non potersi organizzare, e dove diaframma e voce trovano il loro momento di espressione.
C&C, compagnia nata dal sodalizio di danzatori del Balletto Civile, presenta “Maria Addolorata” dove protagonista è il dolore, sensazione vera, primordiale, originaria e costante, che ci sceglie; è un peso senza il quale non potremmo sentirci vivi.
Presente anche l’acclamata compagnia Balletto Civile con “In-colume”, coreografia di Michela Lucenti, debutto nazionale di un progetto dove il suffisso in-, inteso alla greca e con il senso di non, diviene il pretesto per riflettere sulle privazioni della vita.
Autobiografia e senso del vivere per Clinica Mammut, che con “Il retro dei giorni” porta in
scena fratello e sorella, sulla soglia dei quarant’anni: sovrappongono preoccupazioni personali a dibattiti, nonché domande balbettate sul tempo presente.
Taverna Est/Sara Sole Notarbartolo presenta “La danse des amants”. Sullo sfondo di un piccolo paese del Sud italiano, nell'anno millenovecento e qualcosa, mentre nel mondo imperversa la guerra, si affaccia la fiera di paese. Le passioni dicono quello che non si dovrebbe sapere, la gente guarda quel che non dovrebbe vedere.
Pura autobiografia in musica per “6 pezzi facili”, un progetto innovativo e multidisciplinare che attraversa la musica e lo storytelling. Ideato dall’associazione Effetto K (responsabile della parte musicale di Kilowatt), il progetto vede alcuni fra i musicisti più importanti del panorama nazionale ripercorrere in concerto musiche di altri autori, canzoni che hanno segnato la loro vita prima e la loro professione poi. Una serie di concerti unici e una playlist personale per Alessandro Raina (Amour fou, Giardini di Mirò), Paolo Benvegnù, Massimo Bubola, Andrea Appino (Zen Circus) e i Betti Bersantini (Marco Parente + Alessandro Fiori).
Nel programma musicale anche Diego Deadman Potron con la sua “One man band night”.
KILOW’ART, il progetto di arte visiva del Festival, diretto dal giovane curatore Saverio Verini, ospita quest’anno Lorenzo Cianchi e Michele Tajariol, i due artisti vincitori del Bando Kilow’Art 2014, scelti da una giuria di trenta abitanti di Sansepolcro, fra oltre quaranta progetti pervenuti. Il progetto site-specific e community-specific vedrà i due artisti in residenza a Sansepolcro nel mese precedente e per tutto il corso del festival, e consisterà nella costruzione di venti edicole sacre sparse per la città, in collaborazione con i cittadini locali che rileggeranno e attualizzeranno il loro concetto di sacralità, oggi.
Per la sezione artistica presente anche la mostra “Recto/Verso” curata da Ilaria Margutti e conclusione del laboratorio di “educazione allo sguardo” tenuto con gli studenti del liceo scientifico e linguistico di Sansepolcro. Un lavoro sul “nascosto” e sui possibili mezzi per scovarlo, sulla ricerca di un nuovo modo di osservare. Espongono: Elisabetta Di Sopra, Giancarlo Marcali, Ketty Tagliatti e Samuele Papiro.
APRITI KILOWATT! Così si chiama la giornata inaugurale del festival, tutta a ingresso libero, con una vera e propria invasione delle strade del centro storico di Sansepolcro. Aprirà il festival un concerto di pianoforte a coda amplificato per tutta la piazza principale di Sansepolcro, tenuto da uno dei più importanti talenti compositivi italiani, Giovanni Di Giandomenico, che a 21 anni ha già ricevuto commissioni e visti eseguire i propri pezzi originali dalle più importanti orchestre italiane (Comunale di Bologna, Massimo di Palermo).
E poi, a seguire, la follia del trio Madame Rebiné in “La riscossa del clown”, tra diavolerie circensi e teatro dell’assurdo, la Banda Improvvisa, con 60 elementi diretti dal maestro Orio Odori, il divertente racconto di una fuga di cervelli verso la Germania di Valerio Malorni in “L’uomo nel diluvio”.
IL CENTRO DELLA VISIONE All’interno del programma del festival 2014 c’è anche un nuovo appuntamento (il quarto) de “Il Centro della Visione – per un’accademia dello spettatore”, innovativo progetto di CapoTrave/Kilowatt, nato nel dicembre 2013, in collaborazione con l’associazione Laboratori Permanenti, per la direzione scientifica di Piergiorgio Giacchè.
Il Centro della Visione è aperto a chiunque intenda approfondire e affinare i propri strumenti di approccio alla visione.
Il Centro della Visione ospiterà stavolta Claudio Morganti, che si presterà ad approfondire con i partecipanti i meccanismi di costruzione dei suoi spettacoli teatrali.
V PREMIO KILOWATT-TITIVILLUS Il premio, ideato nel 2010 da Luca Ricci e dal critico teatrale Franco Quadri intende premiare un giovane curatore e direttore artistico di un festival o di un teatro che si è distinto per la qualità del suo lavoro. A scegliere il vincitore sono le compagnie che partecipano alla Selezione Visionari.
Dopo un primo turno di votazione libera e un secondo turno di ballottaggio, il vincitore 2014 è Massimo Betti Berlin fondatore – nel 2003 - del Teatro della Caduta di Torino, un teatro in miniatura, low budget. Nel 2013 ha ideato Concentrica, un network di 6 compagnie e di 5 piazze piemontesi.
La programmazione del festival 2014 prevede, inoltre, molteplici attività collaterali, quali letture, incontri fra Visionari e un gruppo di critici (i cosiddetti Fiancheggiatori), la presentazione del nuovo libro del grande organizzatore teatrale Andres Neumann sul proprio archivio, un incontro sulla drammaturgia con Gabriele Vacis, il lancio del meeting IETM 2015 che si terrà a Bergamo, un laboratorio di fotografia tenuto da Futura Tittaferrante.
I LUOGHI DEL FESTIVAL 2014 saranno il nuovo Teatro alla Misericordia, ormai casa stabile della famiglia CapoTrave/Kilowatt, l’Auditorium di Santa Chiara e il Palazzo delle Laudi, sede comunale, dove si terranno tutti i concerti e dove saranno allestiti il bar e il ristorante del festival, quest’anno gestito dal prestigioso Ristorante “Il Fiorentino”, in collaborazione con “La Strada dei Sapori – Valtiberina Toscana”, e poi ancora kindergarten e piccoli concerti musicali durante tutte le serate del festival.
Kilowatt è un progetto ideato da CapoTrave
in collaborazione con Comune di Sansepolcro
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Regione Toscana
Programma musicale a cura di Effetto K
Per il programma completo www.kilowattfestival.it
INFO: info@kilowattfestival.it – www.kilowattfestival.it / tel. 0575.733063 – 349.8650250 - 331.8254181
Facebook: http://facebook.com/kilowattfestival Twitter: http://twitter.com/KilowattArt
INFO PRESS: Caterina Meniconi – kilowattstampa@gmail.com /cell – 345.3261032
l’energia della scena contemporanea
XII edizione
19 – 26 luglio 2014, Sansepolcro (Ar)
PER SENTIRSI MEGLIO
è il titolo della XII° edizione di Kilowatt.
Qualità artistica degli spettacoli e un’atmosfera di festa per accogliere tutti gli spettatori: sono queste le linee guida
Comincerà domenica 19 luglio 2014 a Sansepolcro (AR) la XII° edizione di Kilowatt festival, uno dei principali appuntamenti nazionali dedicati al teatro d’innovazione e alla danza contemporanea, con incursioni nella nuova scena musicale e artistica.
Con la direzione artistica del drammaturgo e regista Luca Ricci, andranno in scena 28 spettacoli in 8 giorni e almeno una quindicina di attività collaterali (mostre, presentazioni di libri, incontri e dibattiti), per un progetto che persegue in maniera ostinata un modello di accoglienza e coinvolgimento del pubblico che punta sull’apertura verso nuove fasce di spettatori, allontanandosi dall’idea elitaria che la scena contemporanea possa parlare solo a pochi “iniziati”.
É questa apertura che ha portato Kilowatt alla ribalta nazionale, che nel 2010 gli ha fatto assegnare il Premio Ubu come miglior festival nella categoria Progetti Speciali, nel 2013 gli ha fatto vincere il premio Nico Garrone, e che ha spinto due dei più famosi economisti della cultura italiana Alessandro Bollo e Lucio Argano, a inserire Kilowatt tra i dieci case-study esaminati nelle loro pubblicazioni.
Una caratteristica – quella dell’apertura - che, in dodici anni di festival, ha costruito la buona reputazione di questo progetto, portando nella Valtiberina toscana migliaia di spettatori, decine di giornalisti nazionali e oltre 600 artisti che hanno presentato qui i propri lavori.
Il festival 2014 ha per titolo “Per sentirsi meglio”, una necessità divenuta quotidiana e fondamentale, oggi più di ieri, per guardare al mondo con occhi nuovi e propositivi, per sentire che, nonostante e al di là di tutto, va sempre alimentata la speranza di “un meglio” ad aspettarci dietro l’angolo.
E per sentirsi meglio c’è soprattutto bisogno di conoscere e indagare la realtà che ci circonda: affrontare i temi della politica e del vivere sociale per comprenderne le dinamiche e trovare risposta anche ai fatti di cronaca che segnano il nostro quotidiano; conoscere il proprio corpo, accoglierlo nelle sue possibilità e oltrepassarne i limiti, per scoprirci capaci di accettare il nostro vissuto, ripercorrerlo attraverso quello che si muove attorno a noi.
Carrozzeria Orfeo, THANKS FOR VASELINA (foto di L.Tota) |
Analisi politico-sociale per la Compagnia Dionisi che con “Potevo essere io”, spettacolo vincitore del bando NeXtwork 2013 (Kilowatt + Teatro dell’Orologio di Roma), racconta il percorso di crescita di due bambini della periferia milanese fra gli anni settanta e ottanta.
Stati Uniti, Messico e Italia, per “Thanks for Vaselina” di Carrozzeria Orfeo, in un triangolo di droga, dinamiche familiari e oscuri segreti per cinque personaggi al limite fra il grottesco e la cruda realtà.
Federica Santoro in “Un carnevale per Sole e Baleno” (testo di Marco Gobetti, vincitore del bando di drammaturgia NDN) affronta la vicenda di due giovani no-Tav, accusati di terrorismo, che, nel 1998, entrarono nelle cronache per un duplice suicidio carcerario.
“Invidiatemi come io ho invidiato voi” di Tindaro Granata, ispirato a un caso di pedofilia che qualche anno fa sconvolse la stessa città di Sansepolcro e la vicina Città di Castello, non si limita alla restituzione della vicenda giudiziaria o alla denuncia, ma cerca di far emergere i moti interiori e i sentimenti che muovono i protagonisti: vittime e carnefici.
Antonello Taurino con “Trovata una sega!” ripercorre a distanza di trent’anni la vicenda del ritrovamento di alcune presunte “Teste di Modigliani”, opera di tre studenti buontemponi e di un pittore scapestrato, facendo luce su quella che solo apparentemente è una burla, ma a guardare meglio è un racconto antropologico sull’Italia di ieri, di oggi, di sempre.
La compagnia Eco di Fondo, con la regia di Cesar Brie, in “Orfeo ed Euridice” (vincitore bando In-Box 2014) ripercorre e reinterpreta il dolente caso di Eluana Englaro, che pochi anni fa divise l’opinione pubblica italiana sul tema dell’eutanasia.
Claudio Morganti, come regista, e Rita Frongia, come drammaturga, presentano la nuova produzione del duo Maurizio Lupinelli-Elisa Pol (Nerval Teatro), omaggio a La mia bocca di cane, l’ultimo testo di Werner Schwab, ancora inedito in Italia, che affronta il tema delle violenze ispirate dalle religioni e della libertà individuale connessa al suicidio.
Ricerche formali e indagine del corpo quale strumento e spazio performativo per Giorgia Nardin che in “All dressed up with nowhere to go” (vincitore del Premio Prospettiva Danza 2013), scarnifica il corpo maschile e quello femminile, facendoli divenire cornice vuota. Piccole azioni quotidiane strappate alla realtà e inserite in un contesto etereo.
Trovarsi buffi nella propria solitudine, questo l’assurto di Irene Russolillo che, con “Strascichi”, affronta l’individuo diviso fra disperazione e ridicolizzazione di sé. La fine di un amore che diventa mancanza di amore.
“40.000 cm2” di Claudia Catarzi è una riflessione sulla danza in quanto naturale impulso del corpo a reagire a stimoli eterogenei: suono, rumore, spazio, aria, forza di gravità. Performance multimediale liberamente ispirata a “Le Metamorfosi” di Ovidio per Martina Francone in “No-Nothing/Something”: serie di episodi in cui i linguaggi della danza, della musica dal vivo e del video si incontrano, si sovrappongono e talvolta si mescolano.
Continua e amplia il rapporto fra corpo e video il collettivo marchigiano 7-8 chili con “Job”, ritratto ironico e inquieto del rapporto tra noi stessi, il lavoro, la società, attraverso un linguaggio ibrido tra cinema e teatro che caratterizza tutti i lavori della compagnia.
La compagnia Cani (composta da storici danzatori della Virgilio Sieni) con “Trio con bandiera” indaga la forza di gravità in uno spettacolo che si mostra come mera esposizione: compiti fisici, al limite fra il saper fare e il non potersi organizzare, e dove diaframma e voce trovano il loro momento di espressione.
C&C, compagnia nata dal sodalizio di danzatori del Balletto Civile, presenta “Maria Addolorata” dove protagonista è il dolore, sensazione vera, primordiale, originaria e costante, che ci sceglie; è un peso senza il quale non potremmo sentirci vivi.
Presente anche l’acclamata compagnia Balletto Civile con “In-colume”, coreografia di Michela Lucenti, debutto nazionale di un progetto dove il suffisso in-, inteso alla greca e con il senso di non, diviene il pretesto per riflettere sulle privazioni della vita.
Autobiografia e senso del vivere per Clinica Mammut, che con “Il retro dei giorni” porta in
Balletto Civile, INCOLUME (foto di Jacopo Benassi) |
Taverna Est/Sara Sole Notarbartolo presenta “La danse des amants”. Sullo sfondo di un piccolo paese del Sud italiano, nell'anno millenovecento e qualcosa, mentre nel mondo imperversa la guerra, si affaccia la fiera di paese. Le passioni dicono quello che non si dovrebbe sapere, la gente guarda quel che non dovrebbe vedere.
Pura autobiografia in musica per “6 pezzi facili”, un progetto innovativo e multidisciplinare che attraversa la musica e lo storytelling. Ideato dall’associazione Effetto K (responsabile della parte musicale di Kilowatt), il progetto vede alcuni fra i musicisti più importanti del panorama nazionale ripercorrere in concerto musiche di altri autori, canzoni che hanno segnato la loro vita prima e la loro professione poi. Una serie di concerti unici e una playlist personale per Alessandro Raina (Amour fou, Giardini di Mirò), Paolo Benvegnù, Massimo Bubola, Andrea Appino (Zen Circus) e i Betti Bersantini (Marco Parente + Alessandro Fiori).
Nel programma musicale anche Diego Deadman Potron con la sua “One man band night”.
KILOW’ART, il progetto di arte visiva del Festival, diretto dal giovane curatore Saverio Verini, ospita quest’anno Lorenzo Cianchi e Michele Tajariol, i due artisti vincitori del Bando Kilow’Art 2014, scelti da una giuria di trenta abitanti di Sansepolcro, fra oltre quaranta progetti pervenuti. Il progetto site-specific e community-specific vedrà i due artisti in residenza a Sansepolcro nel mese precedente e per tutto il corso del festival, e consisterà nella costruzione di venti edicole sacre sparse per la città, in collaborazione con i cittadini locali che rileggeranno e attualizzeranno il loro concetto di sacralità, oggi.
Per la sezione artistica presente anche la mostra “Recto/Verso” curata da Ilaria Margutti e conclusione del laboratorio di “educazione allo sguardo” tenuto con gli studenti del liceo scientifico e linguistico di Sansepolcro. Un lavoro sul “nascosto” e sui possibili mezzi per scovarlo, sulla ricerca di un nuovo modo di osservare. Espongono: Elisabetta Di Sopra, Giancarlo Marcali, Ketty Tagliatti e Samuele Papiro.
APRITI KILOWATT! Così si chiama la giornata inaugurale del festival, tutta a ingresso libero, con una vera e propria invasione delle strade del centro storico di Sansepolcro. Aprirà il festival un concerto di pianoforte a coda amplificato per tutta la piazza principale di Sansepolcro, tenuto da uno dei più importanti talenti compositivi italiani, Giovanni Di Giandomenico, che a 21 anni ha già ricevuto commissioni e visti eseguire i propri pezzi originali dalle più importanti orchestre italiane (Comunale di Bologna, Massimo di Palermo).
E poi, a seguire, la follia del trio Madame Rebiné in “La riscossa del clown”, tra diavolerie circensi e teatro dell’assurdo, la Banda Improvvisa, con 60 elementi diretti dal maestro Orio Odori, il divertente racconto di una fuga di cervelli verso la Germania di Valerio Malorni in “L’uomo nel diluvio”.
IL CENTRO DELLA VISIONE All’interno del programma del festival 2014 c’è anche un nuovo appuntamento (il quarto) de “Il Centro della Visione – per un’accademia dello spettatore”, innovativo progetto di CapoTrave/Kilowatt, nato nel dicembre 2013, in collaborazione con l’associazione Laboratori Permanenti, per la direzione scientifica di Piergiorgio Giacchè.
Il Centro della Visione è aperto a chiunque intenda approfondire e affinare i propri strumenti di approccio alla visione.
Il Centro della Visione ospiterà stavolta Claudio Morganti, che si presterà ad approfondire con i partecipanti i meccanismi di costruzione dei suoi spettacoli teatrali.
V PREMIO KILOWATT-TITIVILLUS Il premio, ideato nel 2010 da Luca Ricci e dal critico teatrale Franco Quadri intende premiare un giovane curatore e direttore artistico di un festival o di un teatro che si è distinto per la qualità del suo lavoro. A scegliere il vincitore sono le compagnie che partecipano alla Selezione Visionari.
Dopo un primo turno di votazione libera e un secondo turno di ballottaggio, il vincitore 2014 è Massimo Betti Berlin fondatore – nel 2003 - del Teatro della Caduta di Torino, un teatro in miniatura, low budget. Nel 2013 ha ideato Concentrica, un network di 6 compagnie e di 5 piazze piemontesi.
La programmazione del festival 2014 prevede, inoltre, molteplici attività collaterali, quali letture, incontri fra Visionari e un gruppo di critici (i cosiddetti Fiancheggiatori), la presentazione del nuovo libro del grande organizzatore teatrale Andres Neumann sul proprio archivio, un incontro sulla drammaturgia con Gabriele Vacis, il lancio del meeting IETM 2015 che si terrà a Bergamo, un laboratorio di fotografia tenuto da Futura Tittaferrante.
I LUOGHI DEL FESTIVAL 2014 saranno il nuovo Teatro alla Misericordia, ormai casa stabile della famiglia CapoTrave/Kilowatt, l’Auditorium di Santa Chiara e il Palazzo delle Laudi, sede comunale, dove si terranno tutti i concerti e dove saranno allestiti il bar e il ristorante del festival, quest’anno gestito dal prestigioso Ristorante “Il Fiorentino”, in collaborazione con “La Strada dei Sapori – Valtiberina Toscana”, e poi ancora kindergarten e piccoli concerti musicali durante tutte le serate del festival.
Kilowatt è un progetto ideato da CapoTrave
in collaborazione con Comune di Sansepolcro
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Regione Toscana
Programma musicale a cura di Effetto K
Per il programma completo www.kilowattfestival.it
INFO: info@kilowattfestival.it – www.kilowattfestival.it / tel. 0575.733063 – 349.8650250 - 331.8254181
Facebook: http://facebook.com/kilowattfestival Twitter: http://twitter.com/KilowattArt
INFO PRESS: Caterina Meniconi – kilowattstampa@gmail.com /cell – 345.3261032
IN PIATTO Nutrimenti ad arte
Martedì 24 giugno 2014, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra In Piatto. Nutrimenti ad arte promossa dall’Associazione culturale FUORI CENTRO, testo di Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino all’11 luglio 2014, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
Un menù speciale quello proposto da Studio Arte Fuori Centro, a materializzare nello spazio esiguo di un piatto i legami tra il cibo e l’arte, nutrimenti del corpo e dell’anima.
Entrambi sono immagini distinte ma ugualmente significative, dell’identità e delle radici culturali e, al tempo stesso, anche e inevitabilmente espressione di una necessaria e vitale contaminazione, di una ibridazione fisica e mentale, che diventa sinonimo di relazione feconda con l’altro. In un piatto le differenze si fondono, si mescolano per esaltare una pluralità voluta e ricercata, intesa come terreno comune in cui la diversità diventa non pretestuoso motivo di disgregazione ma imprescindibile collante della molteplicità della realtà, possibilità ineludibile per superare le divisioni fisiche e mentali e riscoprire se stessi e attraverso sé gli altri.
Come il cibo l’arte è concretizzazione e sublimazione delle differenze, delle singolarità, delle inevitabili diversità, che sono il tessuto vitale della contemporaneità, a suggerire la strada da percorrere verso il progressivo superamento di ogni antico e nuovo discrimine.
Gli Artisti: Minou Amirsoleimani, Luigi Baroni, Paolo Beltrambini, Rosetta Berardi, FrancaBernardi, Maurizio Betti, Francesco Calia, Maria Pia Campagna, Loredana Cangini, Massimo Casamenti, Raffaele Della Rovere, Piero Delucca, Gabriella Di Trani, SalvatoreGiunta, Giuliano Mammoli, Davide Medri, Rita Mele, Patrizia Molinari, Muky, Franco Nuti,William Para, Daniela Poletti, Teresa Pollidori, Francois Rabelais, Fernando Rea, CesareReggiani, Rosella Restante, Marcello Rossetti. Alba Rossi, Lionella Santececchi, AlbaSavoi, Sebron, Grazia Sernia, Elena Sevi, Lucia Simone, Renato Trusso, Oriano Zampieri
studioARTE
FUORIcentro
Via Ercole Bombelli 22, 00149 Roma
www.artefuoricentro.it
L’esposizione rimarrà aperta fino all’11 luglio 2014, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
Un menù speciale quello proposto da Studio Arte Fuori Centro, a materializzare nello spazio esiguo di un piatto i legami tra il cibo e l’arte, nutrimenti del corpo e dell’anima.
Entrambi sono immagini distinte ma ugualmente significative, dell’identità e delle radici culturali e, al tempo stesso, anche e inevitabilmente espressione di una necessaria e vitale contaminazione, di una ibridazione fisica e mentale, che diventa sinonimo di relazione feconda con l’altro. In un piatto le differenze si fondono, si mescolano per esaltare una pluralità voluta e ricercata, intesa come terreno comune in cui la diversità diventa non pretestuoso motivo di disgregazione ma imprescindibile collante della molteplicità della realtà, possibilità ineludibile per superare le divisioni fisiche e mentali e riscoprire se stessi e attraverso sé gli altri.
Come il cibo l’arte è concretizzazione e sublimazione delle differenze, delle singolarità, delle inevitabili diversità, che sono il tessuto vitale della contemporaneità, a suggerire la strada da percorrere verso il progressivo superamento di ogni antico e nuovo discrimine.
Gli Artisti: Minou Amirsoleimani, Luigi Baroni, Paolo Beltrambini, Rosetta Berardi, FrancaBernardi, Maurizio Betti, Francesco Calia, Maria Pia Campagna, Loredana Cangini, Massimo Casamenti, Raffaele Della Rovere, Piero Delucca, Gabriella Di Trani, SalvatoreGiunta, Giuliano Mammoli, Davide Medri, Rita Mele, Patrizia Molinari, Muky, Franco Nuti,William Para, Daniela Poletti, Teresa Pollidori, Francois Rabelais, Fernando Rea, CesareReggiani, Rosella Restante, Marcello Rossetti. Alba Rossi, Lionella Santececchi, AlbaSavoi, Sebron, Grazia Sernia, Elena Sevi, Lucia Simone, Renato Trusso, Oriano Zampieri
studioARTE
FUORIcentro
Via Ercole Bombelli 22, 00149 Roma
www.artefuoricentro.it
lunedì 16 giugno 2014
Pasolini Roma - Palazzo delle Esposizioni (Roma)
Domenica, 15 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni
15 aprile – 20 luglio 2014
Cinema
Arte
Fotografia
Letteratura
Poesia
Critica
Più che un omaggio all’intellettuale controverso, amato, odiato e sospettato sia da destra che da sinistra. La mostra restituisce a 360 gradi l’uomo e la sua complessità, la sua sofferenza con l’inattualità di allora che lo rende oggi attuale. Un visionario maledetto dei mali della società, di grande sensibilità che pagò in prima persona il coraggio della trasgressione. Un allestimento tridimensionale che usa i video non in modo decorativo e racconta 25 anni di Roma.
E’ una mostra ad un tempo dedicata ad un uomo e ad una città, che restituisce una dimensione corale forte come quella del protagonista, proprio come la tragedia greca che tanto amava. L’esposizione è concepita come un viaggio a tappe dell’intellettuale, divisa in sezioni, a partire dal 1950 quando Pier Paolo arrivò con la mamma Susanna a Roma da Casarsa in Friuli, salendo su un treno e portando solo una sacchetto di gioie che si rivelarono false. Fu un gesto estremo: partirono lasciando il padre accanto alla stufa nel suo lungo pastrano, quell’uomo dalle arrabbiature irose e con problemi di equilibrio mentale. La conclusione coincide con il 5 novembre del 1975, la data in cui fu ucciso ad Ostia.
L’approdo fu al Ghetto e poi in una abitazione popolare vicino a Rebibbia, dove le case – alcune senza tetto né intonaco come quella del poeta – erano costruite dagli stessi operai. Pierpalo non si ferma e gira diversi quartieri approdando anche alla bella via Fonteiana, vicino a via Giacomo Carini, a Monteverde vecchio o nel borghese quartiere dell’EUR. Sono le tappe di un viaggio, appunto, che lo portarono dalla povertà, al desiderio di ricchezza, per avere la bellezza intorno a sé, le opere d’arte ad esempio, senza mai diventare un borghese. Le foto, i video, gli articoli di giornali e i video di allora, come di alcune interviste, foto di scena e pezzi di film restituiscono il mondo romano e una parte dell’Italia di allora che Pasolini costrinse a parlare di sesso con il suo viaggio a bordo della Millecento (in mostra anch’essa), attraversando lo stivale dalle campagne, ai paesi fino alle città. In qualche modo diventa l’analista collettivo di un percorso che aveva attraversato personalmente prendendo coscienza – non senza dolore – della propria omosessualità con un percorso che lo porterà dall’amore ingenuo fino alla trasgressione. Con grande ironia scrisse che alla fine si liberò dalle gabbie sociali e dalla morale costituita “salvando capre e cavoli, l’eros e l’onestà”.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
15 aprile – 20 luglio 2014
Cinema
Arte
Fotografia
Letteratura
Poesia
Critica
Più che un omaggio all’intellettuale controverso, amato, odiato e sospettato sia da destra che da sinistra. La mostra restituisce a 360 gradi l’uomo e la sua complessità, la sua sofferenza con l’inattualità di allora che lo rende oggi attuale. Un visionario maledetto dei mali della società, di grande sensibilità che pagò in prima persona il coraggio della trasgressione. Un allestimento tridimensionale che usa i video non in modo decorativo e racconta 25 anni di Roma.
E’ una mostra ad un tempo dedicata ad un uomo e ad una città, che restituisce una dimensione corale forte come quella del protagonista, proprio come la tragedia greca che tanto amava. L’esposizione è concepita come un viaggio a tappe dell’intellettuale, divisa in sezioni, a partire dal 1950 quando Pier Paolo arrivò con la mamma Susanna a Roma da Casarsa in Friuli, salendo su un treno e portando solo una sacchetto di gioie che si rivelarono false. Fu un gesto estremo: partirono lasciando il padre accanto alla stufa nel suo lungo pastrano, quell’uomo dalle arrabbiature irose e con problemi di equilibrio mentale. La conclusione coincide con il 5 novembre del 1975, la data in cui fu ucciso ad Ostia.
L’approdo fu al Ghetto e poi in una abitazione popolare vicino a Rebibbia, dove le case – alcune senza tetto né intonaco come quella del poeta – erano costruite dagli stessi operai. Pierpalo non si ferma e gira diversi quartieri approdando anche alla bella via Fonteiana, vicino a via Giacomo Carini, a Monteverde vecchio o nel borghese quartiere dell’EUR. Sono le tappe di un viaggio, appunto, che lo portarono dalla povertà, al desiderio di ricchezza, per avere la bellezza intorno a sé, le opere d’arte ad esempio, senza mai diventare un borghese. Le foto, i video, gli articoli di giornali e i video di allora, come di alcune interviste, foto di scena e pezzi di film restituiscono il mondo romano e una parte dell’Italia di allora che Pasolini costrinse a parlare di sesso con il suo viaggio a bordo della Millecento (in mostra anch’essa), attraversando lo stivale dalle campagne, ai paesi fino alle città. In qualche modo diventa l’analista collettivo di un percorso che aveva attraversato personalmente prendendo coscienza – non senza dolore – della propria omosessualità con un percorso che lo porterà dall’amore ingenuo fino alla trasgressione. Con grande ironia scrisse che alla fine si liberò dalle gabbie sociali e dalla morale costituita “salvando capre e cavoli, l’eros e l’onestà”.
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“Sensualité fluide”. Mostra di Mario Guerra a Parigi
Sabato, 14 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni
12 giugno – 4 luglio 2014
La sensualità è materia, così primaria che diventa fluida, oltre l’organicismo che la ridurrebbe al sesso. Cosa immaginate quando sentite sensualità? Corpi che danzano, bocche che si sfiorano, mani che si accarezzano e si intrecciano? Dimenticate tutto questo. Il suo mondo è infinitamente più piccolo e più grande. E’ un’attitudine, come ci racconta Mario Guerra in uno spazio singolare, dove cibo e sensi si uniscono nell’origine primaria, semplicemente vita anche se distillata.
Mario Guerra, fotografo italiano, a Parigi espone alla Galleria Le Purgatoire a Rue du Paradis; il gioco allusivo è fin troppo semplice se la mostra s’intitola “Sensualité fluide”. L’ambiente è scarno, con un’illuminazione che sfiora e ci guida dopo la passeggiata tra le foto, materie in dissolvenza, ad un piano inferiore, la tentazione infernale del cibo nutrimento primario e distrazione. All’inizio si può essere spiazzati dal titolo, guardando particolari ingranditi di porzioni di oggetti, materia, fino quasi ad essere deformati, dissolti come quando si ripete all’infinito la stessa parola.
L?articolo integrale su Saltinaria.it
12 giugno – 4 luglio 2014
La sensualità è materia, così primaria che diventa fluida, oltre l’organicismo che la ridurrebbe al sesso. Cosa immaginate quando sentite sensualità? Corpi che danzano, bocche che si sfiorano, mani che si accarezzano e si intrecciano? Dimenticate tutto questo. Il suo mondo è infinitamente più piccolo e più grande. E’ un’attitudine, come ci racconta Mario Guerra in uno spazio singolare, dove cibo e sensi si uniscono nell’origine primaria, semplicemente vita anche se distillata.
Mario Guerra, fotografo italiano, a Parigi espone alla Galleria Le Purgatoire a Rue du Paradis; il gioco allusivo è fin troppo semplice se la mostra s’intitola “Sensualité fluide”. L’ambiente è scarno, con un’illuminazione che sfiora e ci guida dopo la passeggiata tra le foto, materie in dissolvenza, ad un piano inferiore, la tentazione infernale del cibo nutrimento primario e distrazione. All’inizio si può essere spiazzati dal titolo, guardando particolari ingranditi di porzioni di oggetti, materia, fino quasi ad essere deformati, dissolti come quando si ripete all’infinito la stessa parola.
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martedì 10 giugno 2014
Musique, pain et démocratie - Marcel Khalife en Tunisie
Marcel Khalife, compositeur libanais, chanteur, oudiste, écrivain et Artiste pour la Paix de l’Unesco est l’une des figures de proue de la culture arabe. Fort de ses quarante ans de carrière, l'artiste a toujours été la caisse de résonnance des grandes révolutions depuis les années 70. Khalife est la voix des générations oubliées, le rythme des révolutionnaires, le héros du peuple, la force motrice de la renaissance et la divulgation de la musique arabe. Sa musique est la musique des révolutions – de l’intifada palestinienne aux révoltes arabes d’aujourd’hui - . Défenseurs des Droits Humains, Marcel Khalife a fêté la Révolution du Jasmin et les répercussions de cette mutation politique et sociale dans la vie des Tunisiens, lors de sa tournée en Tunisie en 2012.
Cette émission est l’histoire de la tournée de Marcel Khalife en Tunisie accompagné de l’Orchestre Al Mayadine - composé de 24 instruments - qui a donné 7 concerts en 7 jours dans 7 villes différentes.
Cette émission est l’histoire de la tournée de Marcel Khalife en Tunisie accompagné de l’Orchestre Al Mayadine - composé de 24 instruments - qui a donné 7 concerts en 7 jours dans 7 villes différentes.
Itinerario Donna, associazione TRAleVOLTE, 4 giugno 2014
I ritratti di donne celebri di Silvia Menicagli. Si riconoscono da sinistra Frida Khalo e Tina Modotti |
martedì 3 giugno 2014
SENSUALITE FLUIDE à Paris
SENSUALITE FLUIDE à Paris
1er exposition "anthologique" de Mario Guerra.
Vernissage 11 juin 2014 à 19h -
Galerie Le Purgatoire : 54 Rue de Paradis
75010 Paris
1er exposition "anthologique" de Mario Guerra.
Vernissage 11 juin 2014 à 19h -
Galerie Le Purgatoire : 54 Rue de Paradis
75010 Paris
Hogarth Reynolds Turner Pittura inglese verso la modernità
Lunedì, 02 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni
Pittura inglese verso la modernità
15 aprile – 20 luglio 2014
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
Una mostra storica, di ambiente, un viaggio nell’Inghilterra del Settecento tra costumi, ritratti e paesaggi, l’apertura e la curiosità per il mondo e Londra, protagonista simbolo di un Paese che si avvia alla modernità. L’allestimento è per assonanza, quasi una scenografia, riproduce lo stile dei palazzi dell’epoca con un colore per ogni stanza, cornici e stucchi, con quel tanto di leziosità ed eleganza tipiche dello stile inglese. Il viaggio si snoda tra i pittori italiani del Vedutismo quale Canaletto – trasferitosi a Londra – Pompeo Batoni e Rosalba Carriera e i tre protagonisti dell’esposizione che hanno creato uno spartiacque nell’arte inglese. Mostra ampia che attraversa la tecnica dell’olio dell’acquerello e della penna acquerellata, con alcune opere di grafica. Il gusto è forse un po’ demodé e le opere non di primo piano.
La mostra – promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Città di Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, a cura di Carolina Brook e Valter Curzi – è una piacevole passeggiata nella storia.
L’allestimento si apre con un ambiente di un delicato azzurro appena talcato e stucchi bianchi eleganti e un po’ leziosi, per accompagnarci e guidarci idealmente nelle stanze di un palazzo inglese, ogni stanza un colore, secondo la moda del tempo. Anche la disposizione dei quadri sposa lo stile dell’epoca più che il gusto e la fruibilità odierna, con un andamento fitto e vario tra tecniche diverse, dall’olio alla grafica, all’acquarello, molto amato in quell’epoca. L’Inghilterra del Settecento è il Paese europeo nel quale si concentrano le grandi trasformazioni di un’epoca sia in termini economici e sociali, sia culturali, riflettendosi anche in ambito artistico. Parallelamente all’aristocrazia qui, più che altrove, cresce una borghesia che è committente ed influenza pertanto il gusto dell’arte.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Pittura inglese verso la modernità
15 aprile – 20 luglio 2014
Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
Una mostra storica, di ambiente, un viaggio nell’Inghilterra del Settecento tra costumi, ritratti e paesaggi, l’apertura e la curiosità per il mondo e Londra, protagonista simbolo di un Paese che si avvia alla modernità. L’allestimento è per assonanza, quasi una scenografia, riproduce lo stile dei palazzi dell’epoca con un colore per ogni stanza, cornici e stucchi, con quel tanto di leziosità ed eleganza tipiche dello stile inglese. Il viaggio si snoda tra i pittori italiani del Vedutismo quale Canaletto – trasferitosi a Londra – Pompeo Batoni e Rosalba Carriera e i tre protagonisti dell’esposizione che hanno creato uno spartiacque nell’arte inglese. Mostra ampia che attraversa la tecnica dell’olio dell’acquerello e della penna acquerellata, con alcune opere di grafica. Il gusto è forse un po’ demodé e le opere non di primo piano.
La mostra – promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Città di Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, a cura di Carolina Brook e Valter Curzi – è una piacevole passeggiata nella storia.
L’allestimento si apre con un ambiente di un delicato azzurro appena talcato e stucchi bianchi eleganti e un po’ leziosi, per accompagnarci e guidarci idealmente nelle stanze di un palazzo inglese, ogni stanza un colore, secondo la moda del tempo. Anche la disposizione dei quadri sposa lo stile dell’epoca più che il gusto e la fruibilità odierna, con un andamento fitto e vario tra tecniche diverse, dall’olio alla grafica, all’acquarello, molto amato in quell’epoca. L’Inghilterra del Settecento è il Paese europeo nel quale si concentrano le grandi trasformazioni di un’epoca sia in termini economici e sociali, sia culturali, riflettendosi anche in ambito artistico. Parallelamente all’aristocrazia qui, più che altrove, cresce una borghesia che è committente ed influenza pertanto il gusto dell’arte.
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