giovedì 15 settembre 2016

Lo stupro di Lucrezia al teatro dei Conciatori di Roma



Lo Stupro di Lucrezia - Teatro dei Conciatori (Roma)

Scritto da   Giovedì, 15 Settembre 2016 
Lo Stupro di Lucrezia - Teatro dei Conciatori (Roma)
Dal 14 al 18 settembre. “Lo Stupro di Lucrezia” dal poema di Shakespeare, per la drammaturgia e regia di Luca De Bei, con Federica Bern - le scene sono di Valeria Mangiò e i costumi di Camilla Marcelli - è un monologo potente, doloroso, eppure ironico, con alcuni spunti innovativi su un concept tipico della drammaturgia contemporanea. Un assolo nel quale il personaggio si trasforma in voci diverse, declinazioni di uno stesso magma: la violenza sulle donne, vittime due volte, bersaglio privilegiato nelle situazioni critiche. Testo ben documentato e interpretazione di grande energia senza mai essere sopra le righe.

LO STUPRO DI LUCREZIA
dal poema di Shakespeare
drammaturgia e regia di Luca De Bei
con Federica Bern
scene Valeria Mangiò
costumi Camilla Marcelli


Per una lettura integrale dell'articolo: http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/lo-stupro-di-lucrezia-teatro-dei-conciatori-roma-recensione-spettacolo.html

mercoledì 14 settembre 2016

La felicità è una cosa semplice, spettacolo



Teatro Argot Studio: “La felicità è una cosa semplice”, la stagione 2016-2017

Scritto da   Martedì, 13 Settembre 2016 
Teatro Argot Studio: “La felicità è una cosa semplice”, la stagione 2016-2017
La presentazione della nuova stagione teatrale Argot Studio 2016/2017, dal titolo evocativo, “La felicità è una cosa semplice”, testo originale con il quale si è aperta la conferenza stampa, racconta lo stile di questo spazio, una residenza e laboratorio per chi vi lavora come hanno sottolineato Tiziano Panici e Francesco Frangipanedirettori artistici Argot Studio. Nello spirito del teatro un’ampia offerta formativa e di laboratori e una stagione teatrale articolata tra classici riscritti, “classici contemporanei” di “lunga durata”, e programmazioni per un fine settimana per compagnie giovani o nuove nel panorama romano.

L’incontro si è aperto con una lettura di grande espressività ed ironia di Gioia Salvatori, autrice del testo sulla felicità come cosa semplice, la cui ricerca ci avvelena la vita. Uno stato che tutti cercano e che ha fatto la fortuna di psicoterapeuti, astrologi, politici e uomini di chiesa, condannando all’infelicità tutti “i bipedi che calpestano il selciato del mondo”. In fondo resta però il motore della vita, se pensiamo che Platone l’aveva resa figlia di Poros e Poenìa, ovvero di opposti, facendone di fatto la vita per eccellenza con le sue contraddizioni e lacerazioni. Il titolo della stagione “La felicità è una cosa semplice” nasce dallo spettacolo di Elena Arvigo “Monologhi dell’atomica” in cui dopo la disperazione e il deserto della vita di Nagasaki e Chernobyl, ai confini della catastrofe, spunta un filo d’erba che fa presupporre che la felicità sia appunto una cosa semplice, come ha sottolineato Tiziano Panici.

Per chi volesse leggere l'articolo integralmente: http://www.saltinaria.it/news-spettacoli/teatro-news/teatro-argot-studio-roma-stagione-2016-2017-spettacoli.html

martedì 13 settembre 2016

“I Colloqui dell’Abbazia
Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga
Seconda edizione
Dal 15 settembre al 2 dicembre 2016
Abbazia di Rosazzo – Manzano (Ud)


Riprendono in Abbazia di Rosazzo “I Colloqui dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”, rassegna dedicata al viaggio nelle diverse forme di arte e sapere. Gli incontri con scrittori, giornalisti e viaggiatori saranno realizzati grazie alla sinergia fra la Fondazione Abbazia di Rosazzo e l’azienda Livio Felluga, che festeggia nel segno della cultura i 60 anni della carta geografica, simbolo scelto dal patriarca dell'enologia friulana come etichetta dei suoi vini.
La rassegna, curata e condotta dalla giornalista Margherita Reguitti, riprenderà dunque dopo la pausa estiva il 15 settembre e proseguirà fino al 2 dicembre. Il primo incontro sarà con lo scrittore e viaggiatore Hans Kitzmüller che proporrà una narrazione-riflessione sulle rotte dei mari del sud attraverso antiche carte nautiche. Tre scrittori con radici in regione ma lo sguardo oltre i confini saranno ospiti nel mese di ottobre: venerdì 14 sarà la volta del giornalista triestino Pietro Spirito autore di “Nel fiume della notte” (Ediciclo), un viaggio al centro della terra seguendo il fiume Timavo. Giovedì 20 lo storico Paolo Scandaletti proporrà “Storia dell’Istria e della Dalmazia” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), affresco di terre dall’antica Roma fino all’esodo, infine giovedì 27 il giornalista e viaggiatore Paolo Rumiz proporrà “Appia” (Feltrinelli), itinerario riscoperto, dopo secoli di abbandono della prima grande via europea. Nel mese di novembre si approderà nella terra di Albione: venerdì 4 Paolo Maurensig dialogherà con Marisa Sestito, traduttrice di “Nero Dickens. Racconti del mistero di Charles Dickens” (Marsilio), storie trasgressive e oscure tradotte dalla docente udinese presentate in anteprima nazionale in Abbazia. Venerdì 11, giorno di san Martino il tema dell’incontro sarà scelto in omaggio alla ricorrenza religiosa mentre venerdì 25 si parlerà di corretta alimentazione, mirata al vivere bene e a lungo con Filippo Ongaro, primo medico anti-aging e pioniere nella diffusione della medicina funzionale, autore di “Fino a cent’anni” (Ponte delle Grazie).
Chiuderà la rassegna il 2 dicembre la giornalista e scrittrice friulana Elena Commessatti parlando della bellezza, viaggiando alla scoperta dei paesaggi italiani e della Regione.
Gli incontri in perfetta sintonia con il MIBACT che ha proclamato il 2016 " “Anno dei cammini d'Italia" godono del patrocinio della Biblioteca statale isontina, del Comune di Manzano e della Regione FVG  - Progetto Sentieri millenari. Gli appuntamenti a ingresso libero, inizieranno alle 18, e saranno seguiti da un brindisi con i vini Livio Felluga. Per avere più informazioni su questi e altri appuntamenti in calendario sono disponibili i siti: www.abbaziadirosazzo.it e http://www.liviofelluga.it


domenica 11 settembre 2016

Il Festival Pucciniano fra lirica e politica. Presentazione di "Un bel dì vedremo" di Niclo Vitelli

Scritto da   Domenica, 11 Settembre 2016 
Il libro ripercorre la storia di Viareggio dagli Settanta ad oggi e propone una lettura inedita della crisi della città versiliese, con un auspicio per la rinascita e riaffermazione di un Festival di Puccini di levatura internazionale. Un libro controcorrente, autocritico in certo modo, con il coraggio di essere antisistema, quello della politica locale che ha emarginato un personaggio della cultura come Giacomo Puccini, letto superficialmente come personaggio da intrattenimento. Una critica e nel caso dell’autore quasi un’autocritica politica.
Lunedì 25 luglio scorso al Gran Caffè Margherita, sulla Passeggiata di Viareggio (luogo del libro tra l’altro), la presentazione del volume di Niclo VitelliUn bel dì vedremo, Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta, prima di una serie di appuntamenti a cominciare da quella nello storico Bar Fappani sulla Passeggiata a mare. Oltre all’autore, erano presenti Franco Camarlinghi, editorialista del “Corriere Fiorentino”, il critico musicale Alberto Paloscia, il maestro Delfo Menicucci, docente di canto al Conservatorio “Verdi” di Milano e il giornalista Umberto Guidi. Alla presentazione era presente anche l’ultima erede, Simonetta Puccini che ha letto lo stralcio di un’intervista del 1919 nel quale il nonno preconizzava la fame di Viareggio ma anche la preoccupazione che ad esempio la sua pineta fosse distrutta. Inoltre evidenziava la vocazione culturale di questa città auspicando la nascita di un teatro nazionale che mai poi è stato realizzato e mettendola a confronto con Charlottenburg, la città sulla Sprea, oggi quartiere di Berlino. Nelle parole di Puccini trasuda tutto il suo amore e l’incanto per una città unica al mondo con la sua passeggiata lungomare e la suggestione delle Alpi Apuane sullo sfondo.

Per chi volesse leggere integralmente l'articolo: http://www.saltinaria.it/recensioni-libri/libri/festival-pucciniano-fra-lirica-e-politica-un-bel-di-vedremo-di-niclo-vitelli.html

mercoledì 7 settembre 2016


Il viaggio continua con Raffaele Elio Ferraro...




Proprio in questi giorni ripensando alla nostra chiacchierata Raffaele Elio Ferraro mi ha detto che Ferragamo è stato il suo trampolino di lancio insieme alla città gigliata.
«Firenze è stata per anni e rimane tutt’ora la mia base principale in Italia, anche se nel corso degli anni ho coltivato una particolare spinta per la vitalità dell’Oriente, trascorrendo quattro anni in Giappone, dove ho assimilato un’enorme quantità di nuove suggestioni.
Lì ho infatti avuto la straordinaria opportunità di creare delle collezioni puramente tessili per uno dei più antichi “editori” locali, con una storia che risale alla metà del ‘700, che mi ha dato la possibilità di conoscere l’intero Paese, realizzando le mie creazioni in una notevole quantità di laboratori artigianali sparsi per tutto il suo territorio, apprendendo le antiche quanto svariate tecniche di tessitura e maturando sempre più la convinzione che la moda sia arte e artigianato insieme, prima che semplice prodotto.»
Sempre in viaggio l’ho raggiunto a Dubai dov’è appena sbarcato.
«Non dimentico il Medioriente e soprattutto il Maghreb, che resta un’area geografica che amo profondamente ma nel presente c’è indubbiamente Dubai, una base di lavoro che vedo come una città proiettata nel futuro, esprimendo quindi un unico quanto straordinario slancio verso il domani.
E’ questo l’ossigeno che mi manca in Europa, ripiegata purtroppo sul proprio passato, anche se certamente glorioso.»
Quando e dove torni in Italia?
«Sarò fra Trapani, Palermo (dove come sai ha sede l’head-quarter del mio ultimo progetto) e naturalmente Firenze.
Ma dire che sono stanziale è una cosa che proprio non mi appartiene.»
Oggi diresti che ti appartiene più l’essere stilista o collezionista di vintage e cosa è nato prima?
«Sicuramente lo stilista, anche se le due attività sono idealmente legate per la mia concezione della moda che è recuperare il passato quale fonte di ispirazione, ma proiettando avanti il senso della tradizione.
Il concetto di vintage, come ti ho raccontato in una recente intervista per Saltinaria.it, ormai abusato e maltrattato, assimilato soprattutto all’usato (spesso non sempre di qualità), è invece per me come un vino d’annata che migliora nel tempo perché esprime gradualmente tutte le sue qualità affinandole, senza invecchiare o prima dell’invecchiamento.
Il mio lavoro creativo è in certo modo un grande archivio che ripropongo traendo spunto da quello che ho raccolto dalle mie ricerche intorno al mondo.»
Nell’estate del 2008 a Milano apre uno spazio che è non solo una boutique ma anche una galleria, dove rivivono i più importanti marchi italiani ed internazionali, che rappresentano la storia della moda e del design del secolo appena trascorso; ultimo, dopo l’esperienza di Firenze e Londra, con un esclusivo corner all'interno di Selfridges.
Cosa hai raccolto?
«La mia Collezione parte dagli anni Trenta per arrivare agli anni Ottanta, inclusi gli articoli di arredamento, oltre che naturalmente abiti ed accessori.
Da subito, ho potuto costatare che tutti i grandi brands italiani ed internazionali si ispirino al vintage, annoverando immediatamente i loro design-studios tra i più fedeli ed assidui clienti.
Ho avuto, tra l’altro, la grande soddisfazione di “fornire” oltre 100 pezzi di Gucci alla stessa Gucci, dal momento che Tom Ford ha deciso di costituire il Museo della Maison, nata nel 1929.»
Cosa ti affascina del mondo del vintage?
«Sicuramente la qualità nella manifattura di ieri, soprattutto assistendo alla crescente serialità nel lusso di oggi.
Per me la ricercatezza risiede infatti principalmente nell’unicità; è sicuramente questa la mia concezione del “lusso”! La moda è una “visione” che si modella per la persona e sulla individualità della persona stessa.
Non può esistere un’ Alta Moda che va di moda.»
Hai dei maestri?
«Sicuramente Cristobal Balenciaga, che ritengo “genio assoluto”, ma se vogliamo riferirci ai nostri giorni, ho una particolare ammirazione per Thierry Mugler, che all’apice della sua gloriosa carriera ha avuto il coraggio di cedere il passo, quando ha ritenuto giunto il momento di farlo.
Per l’avanguardia, e quindi i giapponesi in primis, mi affascina enormemente la visionaria creatività di Rei Kawakubo, fondatrice del marchio Comme des Garçons

Nella tua ultima creazione di moda c’è una particolare ispirazione tunisina che rappresenta il tuo orizzonte attuale?
«La Tunisia è stato il punto di partenza, oltre a un tributo verso chi ha fortemente voluto questo bellissimo progetto, che spero si evolverà con una serie di collezioni ispirate ai diversi Paesi. Mi riferisco ai miei amici e partners professionali – Neyla e Chekib Nouira.


La cifra della collezione resta il viaggio nel costume tradizionale che è quello che amo reinterpretare, ritenendo di esprimermi al meglio.»


I tormenti del signor K - Villa Ada, Roma Fringe Festival 2016 (Roma)

Scritto da   Mercoledì, 07 Settembre 2016 
I tormenti del signor K - Villa Ada, Roma Fringe Festival 2016 (Roma)
Lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Daniele Gonciaruk - altri attori in scena Francesco Natoli, Gerri Cucinotta, Gabriele Celona e Antonio Previti - è il racconto di una vicenda assurda e grottesca, con il refrain del Miserere: la condanna assurda per un fatto non commesso e soprattutto non identificato di un anonimo signor K. Una sorta di riedizione del processo kafkiano, di grande attualità, in chiave surreale. Interessante la chiave della proposta: suggestioni del teatro dell’assurdo, filastrocche che si colorano di un tocco noir e qualcosa del Woyzeck che riecheggia.

Compagnia Associazione Culturale Officine Dagoruk presenta
I TORMENTI DEL SIGNOR K
scritto e diretto da Daniele Gonciaruk
con Daniele Gonciaruk, Francesco Natoli, Gerri Cucinotta, Gabriele Celona e Antonio Previti

In una società come la nostra, sempre più piena di contraddizioni, i “signor k” ovvero gli uomini esclusi, derisi, emarginati, impoveriti dal capitalismo moderno, si moltiplicano tra l’estenuante precariato, la cattiva politica e la perdita di quei fondamentali valori che dovrebbero essere propri di una democrazia moderna ed evoluta. Cosa accadrebbe a un uomo se una mattina si svegliasse in una cella di un carcere senza sapere come e perché ci sia finito e scoprisse d’improvviso che il mondo gli si è rivoltato contro?

Per chi volesse leggere integralmente l'articolo: http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/i-tormenti-del-signor-k-roma-fringe-festival-2016-recensione-spettacolo.html