lunedì 29 ottobre 2012

Omaggio alla Bellezza - Milano, 29 ottobre 2012


Francis Bacon and the Existential Condition in Contemporary Art - Palazzo Strozzi (Firenze)


Eventi culturali
a cura di Ilaria Guidantoni
Domenica 28 Ottobre 2012

Dal 5 ottobre al 27 gennaio. Francis Bacon e gli ‘analisti’ della condizione esistenziale della contemporaneità, in particolare legati al mondo del Nord Europa e del Giappone, testimoniano una volta di più la lontananza dall’armonia, dall’ideale classico dell’arte anche dal punto di vista della fruizione. Qui protagonista è il dolore, il lato grottesco della vita che sembra quello dominante. Una lunga meditazione di sé, a partire dalla corporeità e dalla relazione quasi ossessiva tra l’individuo e la collettività – in Francis Bacon – o una testimonianza del proprio vissuto, emozioni, relazioni con gli altri. Non c’è un messaggio quanto una testimonianza appunto, talora crudele, dove l’adesione alla realtà non è lineare quanto surreale: anche la foto non è una copia più fedele di altre quanto una deformazione per l’occhio comune. La verità secondo l’io stando a quello che sentono questi artisti.

A Firenze, Palazzo Strozzi

Dal 5 ottobre 2012 al 27 Gennaio 2013

FRANCIS BACON AND THE EXISTENTIAL CONDITION IN CONTEMPORARY ART

NathalieDjurberg, Arian Ghenie, Arcangelo Sassolino, Chiharu Shiota e Annegret Soltau

Si scende di un piano dal bel cortile interno del Palazzo rinascimentale dedicato ad una delle più note famiglie fiorentine del tempo, per entrare in uno spazio a volte dai soffitti bassi: un contrasto metaforico che illustra il cuore della mostra, un’immersione attraverso il corpo (il nostro vestito esterno) all’interno del sé nelle viscere più profonde del reale quale vissuto, autentico e pertanto scabroso e deforme. L’allestimento è di grande respiro e raffinatezza: pareti bianche candide, un pavimento in resina grigio perla, tutto essenziale con le opere ben distanziate – sono lavori che hanno bisogno di spazio e intervalli – dove si lasciano parlare gli autori e raccogliere lo spettatore in una sorta di labirinto, ancora una volta allusivo.

La recensione integrale su Saltinaria.it

venerdì 26 ottobre 2012

Giuseppe Bisogno: l’attore allo specchio si racconta dietro le quinte


Interviste cultura e spettacolo
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Venerdì 26 Ottobre 2012

La vita di un attore corre su migliaia di chilometri e racconta nello spazio di pochi minuti, al massimo qualche ora, il lavoro del cantiere di una comunità che per un tratto di strada vive quasi come una famiglia. Intimità, per necessità e per virtù, sembra la parola chiave e un gioco di sguardi incrociati tra attori della stessa compagnia, e tra attori e registi che talora sono attori a loro volta, magari nello stesso spettacolo. Giuseppe Bisogno non ha dubbi: coinvolgersi e mettersi in gioco è l’unica strada percorribile. Il rischio della ripetizione come una routine? La musicalità lo reinventa ogni volta.

Ho già incontrato per questo spazio Giuseppe Bisogno e l’ho seguito nel cammino dell’ultima stagione teatrale, parlando di lui attraverso gli spettacoli che ha interpretato e, in un caso, con “Il gufo e la gattina”, che ha costruito, in occasione della sua prima prova registica. Ho deciso però di leggere l’attore con una chiave diversa, chiedendogli di mettersi davanti allo specchio, per raccontare cosa avviene dietro le quinte e sul palcoscenico al di qua del pubblico, per farci rivivere il testo e lo spettacolo come li vivono gli attori. Il suo percorso è scandito da almeno tre grandi registi con i quali ha lavorato, tre proposte, tre storie e tre esperienze nella sua memoria: Luca Ronconi, Marco Tullio Giordana e Michele Placido.


Cominciamo dall’inizio e dal tuo esordio ne’ “Gli ultimi giorni dell’umanità”. Che cosa è accaduto in quello spettacolo monumentale?

Per Ronconi l’ingrediente principale da portare in scena è la sottolineatura del testo, che una volta appreso va restituito come una sorta di partitura musicale. Questo significa che, se da una parte l’interpretazione è molto circostanziata e in un certo senso rigida – l’attinenza al testo è sovrana – dall’altra consente anche una grande libertà di esecuzione, proprio come un’aria lirica che ognuno fa vibrare a suo modo e ogni volta in maniera impercettibilmente diversa.

L'intervista integrale su Saltinaria.it




mercoledì 24 ottobre 2012

Oblivion Show 2.0, Il Sussidiario - Teatro Sala Umberto (Roma)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Giovedì 25 Ottobre 2012  

Dal 23 ottobre al 4 novembre. Uno spettacolo a tutto tondo, spassoso dalla risata sana e sincera, acuta e mai volgare; liberatorio perché come il cinema d’epoca, che riprende nei titoli, non solo di coda, proiettati sul fondale del palcoscenico, esprime il sogno, l’evasione anche quando è satira dell’attualità; geniale per la poliedricità degli artisti, attori, cabarettisti, mimi, ballerini e molto altro e la capacità di stupire e far ridere con la musica, risorsa da veri virtuosi, oltre che grazie ad un’ampia conoscenza della melodia italiana.

Produzione Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Malguion srl
OBLIVION SHOW 2.0: Il Sussidiariodi Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli
regia Gioele Dix
musiche Lorenzo Scuda

A sipario chiuso come un carosello, poesia e reclame si mescolano invitando gli spettatori ad un gioco ironico nel quale all’inizio si crede come bambini incantati, trasportati nel giro di qualche minuto nel sogno… un po’ come Alice nel Paese delle meraviglie. Inizia così un viaggio rocambolesco di due ore senza sosta, nel quale si smarrisce la cognizione del tempo, trascinati dal ritmo che non perde una battuta del travestimento continuo. Uno spettacolo con risorse illimitate che si reinventa di continuo in un gioco di luci e costumi senza effetti speciali di ridondanza ma con una cura strepitosa e qualche effetto cinematografico che amplifica l’immedesimazione, come la proiezione del bosco con la tenda degli scout o la sigla luminosa del Burlesque che diventa Berlusque.

La recensione integrale dello spettacolo su Saltinaria.it

"Gli anni di nessuno" di Giuseppe Aloe, finalista premio Strega 2012


Recensioni libri
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Mercoledì 24 Ottobre 2012

Scrittore anomalo, cosentino, in un momento storico che premia gli esordienti giovanissimi e i 'grandi nomi' da sempre. E' difficile rintracciare i parenti di questo autore che scrive da sempre ma che è arrivato gradualmente al successo. Ha pubblicato con costanza legandosi a Giulio Perrone, con il quale ha concorso al Premio Strega con "La logica del desiderio" e nel 2012 è stato finalista allo stesso Premio con "Gli anni di nessuno".

Paolo Di Paolo - critico letterario, consulente editoriale della casa editrice e da qualche tempo scrittore a sua volta - intervenendo alla presentazione alla libreria Feltrinelli della Galleria Colonna di Roma, ha evidenziato la difficoltà di apparentare la scrittura di Aloe ad altro eppure è una tendenza della critica. "La lingua di Giuseppe Aloe ha qualcosa di ipnotico ed e' forse questo il suo tratto caratteristico, costringendo il lettore a seguirlo, al di la' di qualcosa di eclatante nella trama". 
E ancora il moderatore sottolinea nel libro di Aloe un processo di recupero alla luce in parallelo tra la storia e il linguaggio: la storia è il cammino di una riabilitazione di un ragazzo chiuso segregato per anni in una stanza buia dal padre, dopo la morte della mamma. Un doppio trauma, quando il dolore diventa punizione. 

La recensione integrale su Saltinaria.it

Shades of Women, lo sguardo femminile sulla realtà che ci circonda - Teatro Due (Roma)


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni
Mercoledì 24 Ottobre 2012

Immagini, sequenze scattate da donne, spesso su donne, uno sguardo impietoso sul dolore, testimonianza di un viaggio dentro la società senza sconti e senza compiacimento di genere. Un progetto ambizioso affrontato con grande umiltà e dedizione, senza grida, con la voglia di non dimenticare nessuno e di accogliere sguardi e voci. Una bella declinazione del teatro con l’incisività dell’azione e dell’immagine anche senza la tridimensionalità fisica.

Uno sguardo ruota sulla contemporaneità, perdendosi in giro per il mondo e fermando l’immagine, cristallizzata, per trasportarla dentro chi guarda e scavarne la coscienza. Questo in sintesi quello che mi sembra il messaggio della seconda edizione di “Shades of Women”. Una serata dedicata al femminile, un progetto tra arte e teatro, alla seconda edizione ideato e curato dalla fotografa romana Ilaria Prili che ho incontrato nel cortile del Teatro Due durante l'aperitivo.
Dopo il successo della prima edizione nella scorsa stagione teatrale e la partecipazione a importanti eventi estivi come il Festival dei Due Mondi di Spoleto, torna nella cornice del Teatro Due di Roma “Shades of Women” che lunedì 22 ottobre inaugura la serie di cinque serate dedicate al mondo della fotografia al femminile. Alla curatrice abbiamo chiesto come sia nata l’idea. 
“Il direttore del Teatro Due di Roma, Marco Lucchesi, la scorsa stagione ha visto un mio lavoro, ha scelto di inaugurare con me la stagione; quindi mi ha proposto l’idea di dedicare il lunedì, serata di chiusura del teatro, a degli incontri a tema. Dato che c’era già una rassegna teatrale al femminile, ho lavorato in armonia selezionando il lavoro al femminile di fotografe. L’aspetto più faticoso è stato il lavoro di esclusione”. 

L'articolo integrale su Saltinaria.it

lunedì 22 ottobre 2012