giovedì 9 maggio 2013
Ghitta Carell e il potere del ritratto - Fondazione Pastificio Cerere Roma
Mercoledì, 08 Maggio 2013 Ilaria Guidantoni
La fotografia del “meglio” per chi è considerata “la signora del ritocco” e “la fotografa dei potenti”, preferibilmente aristocratici a meno che non si trattasse di Papi o simili. Nella suggestione dell’archeologia industriale romana la Fondazione 3M presenta un’ampia retrospettiva di questa singolare signora. Un ritratto per chi all’epoca poteva pagare l’equivalente dello stipendio di un impiegato. Sono gli intriganti Anni ’30 del Novecento in particolare al centro di questi volti noti o comunque ‘importanti’. Si può discutere sull’alterigia dell’artista ma certamente il fascino che emana la ricerca della perfezione maniacale resta intatto, soprattutto nella sezione vintage che proviene da collezioni private. Non era solo nel ritocco quanto nella ricerca delle pose, nel suo lavorare con tagli e inquadrature in obliquo e nel mettere in evidenza le mani nei loro intrecci che si gusta una figura tanto compita quanto fascinosa. L’operazione e l’allestimento meritano per rendere la ritrattistica viva, fuori dalla polvere di un genere démodé. Ghitta è estremamente moderna nella sua concezione.
La Fondazione Pastificio Cerere presenta, da giovedì 18 aprile a venerdì 17 maggio 2013, un’ampia retrospettiva dedicata alla celebre ritrattista Ghitta Carell (1899-1972), a cura di Diego Mormorio - affiancato da un comitato scientifico composto da Ottavio Celestino, Flavio Misciattelli, Stefano Palumbo e Marcello Smarrelli - con oltre 150 fotografie che restituiscono la testimonianza della storia di un’epoca attraverso i suoi protagonisti, dagli anni Trenta agli anni Cinquanta. La mostra, voluta e sostenuta da Elsa Peretti, Presidente delle Fondazioni Nando e Elsa Peretti, in collaborazione con la Fondazione 3M che ha fornito per l’occasione la maggior parte del patrimonio fotografico, vuole contribuire a riconsiderare la figura di questa singolare fotografa. Ebrea ungherese nata nel 1899, arrivò in Italia nel 1924 dove conobbe il successo già nel periodo di Firenze e Milano, città alle quali deve in parte la sua formazione, ma fu a Roma che dovette il tripudio. E non poteva essere che così per "La signora del ritocco" e soprattutto "La fotografa dei potenti", tra il Duce, Papi, nobili e personaggi di Governo. La sua vocazione nasce nella Mitteleuropa, a Budapest, nello studio del fotografo Aladair frequentato dal compositore Bela Bartok. Poi sarà a Vienna, a Lipsia, quindi in Italia. Sempre introdotta nei cenacoli intellettuali, sembra però prediligere il mondo del potere. Non è un caso che, come scrive la “Royal hotel rivista” che pubblicava le sue foto, la signora chiedeva "300 lire per una sua foto, l’equivalente dello stipendio di un impiegato".
L'articolo integrale su Saltinaria.it
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