“Kedi la città dei gatti”, Istanbul cura la solitudine. Di Mila Fiorentini
Scritto da Ilaria Guidantoni Lunedì, 24 Settembre 2018
Un piccolo film di grande poesia che richiama molta cinematografia francese, a metà tra il documentario sociale e il film intimistico.
Delicato, originale nel punto di vista e suggestivo, grazie anche alle musiche originali di Kira Fontana e ad una splendida fotografia di Alp Korfali, mai oleografica eppure a tratti struggente. La regia di Ceyda Torum, misurata, quasi perfetta nella durata, racconta bene con lo schema del film documento, attraverso interviste e racconti per immagini alternate ma senza essere didascalica. Il messaggio però è forte anche se passa quasi per caso attraverso una cura, perfino ossessiva, degli abitanti di Istanbul per i gatti, animali ritenuti affascinanti, misteriosi, così diversi da noi eppure umani troppo umani, perché ognuno ha una sua personalità e perché con loro è possibile stabilire una relazione anche senza parole. Gradualmente nel corso del film frutto di collaborazione tra la Turchia e gli USA del 2016, uscito in Italia solamente a maggio 2018, il mosaico si ricompone restituendoci un’umanità molto sola, in lotta con i propri problemi, che ammette di curare le ferite prendendosi cura dei gatti, da certuni ritenuti addirittura un tramite con dio.
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